Le vie di Cristo

 

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con i punti di vista di vari campi di studio
e di esperienza.

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Le vie di Cristo nella coscienza umana e del mondo.

Indice di tutte le parti.

Questa è la prima parte: capitoli sui passi dei Vangeli:.

Per aprire i capitoli della parte inferiore dell'indice è necessario attendere che la pagina web sia completamente aperta.
1.  INTRODUZIONE al senso e all’uso di questo testo, con indicazioni metodologiche sulla meditazione ecc.
2.  „In principio era il verbo" e „Il verbo si è fatto carne...
3.  Gesù di Nazareth: la sua nascita
4.  Si trova qualcosa di significativo negli anni della gioventù di Gesù?
5.  Una nota a margine sulla disputa dei „due Gesù bambini"
6.  Giovanni battista e il battesimo nel Giordano
7.  Il silenzio nel deserto
8.  Le tentazioni
9.  Le nozze di Cana
10.(Punti di vista sulla sessualità, sulla simpatia, sulla capacità di comprensione e sull’amore)
11.Il „santo zelo" (e alcuni punti di vista sulle emozioni)
12.Sul discorso della montagna (Matteo 5; con punti di vista sulla ragione)
13.La trasfigurazione di Cristo sul Monte Tabor (Matteo 17)
14.La questione dei „miracoli"
15.La resurrezione di Lazzaro

16.„le pecorelle"
17.Cristo e la lavanda dei piedi; e l’unzione di Gesù da parte di Maria di Betania
18.L’ultima cena, la cattura e la flagellazione
19.La corona di spine e le ultime parole ai discepoli
20.Crocifissione e sepoltura
21.Il sepolcro vuoto, la „discesa negli inferi", „l’ascesa al Paradiso"
22.La resurrezione
23."L’ascensione"
24.L’evento della Pentecoste
25.Un’immagine di Gesù

2. Parte: i passi della rivelazione di Giovanni; cliccare quì
(12 capitoli sulla rivelazione)

Capitolo chiave: l’essenza del Cristianesimo
Tavola : Un atteggiamento cristiano - "Nel mondo, ma non del mondo", una "terza via"

3. Parte: 11 capitoli su vari temi e questioni della vita – cliccare quì

Parte 4: il Vecchio Testamento, contributi al dialogo con le altre religioni

indicazioni su altre redazioni e diritti.
e-mail.

 

INTRODUZIONE al senso e all’uso di questo testo.

Da duemila anni – con le profezie avvenute in precedenza, qualche migliaio di anni in più – gli esseri umani sono sempre garanti delle loro diverse esperienze dirette con Gesù Cristo. Nonostante caratteri diversi, diverse religioni, ambiente filosofico o scientifico, mostrano indipendentemente una dall’altra qualcosa in comune. Ognuna parla dell’attuale realtà di Cristo; in parte anche della possibilità di qualcos’altro e del prepararsi ad una tale esperienza; delle nuove capacità che da 2000 anni sono entrate nello sviluppo dell’umanità e che non sono da intendere solo in senso di mediazione storico-culturale superficiale. Questi passi di„crescita" non solo teorici, ma anche pratici da seguire vengono analizzati esattamente in modo nuovo uno dopo l’altro. Seguendo i passi che Gesù stesso ha percorsosi può comprendere il loro significato per diversi ambiti della vita.

Nel XII secolo l’abate Gioaccchino de Fiore profetizzò un’ „Era dello Spirito Santo", in cui questo tipo di rapporto con Dio, del singolo indipendente dalle istituzioni, sarebbe divenuto un bene comune. Oggi si diffondono nel mondo vari tentativi, che non solo cercano una tale forma di Cristo nell’uomo, ma che vedono anche l’individuo come una cellula che acquista coscienza nel „corpo di Cristo". In parte a questo legati, „il ritorno di Cristo" e „l’apocalisse" come eventi universali fanno riferimento a qualcosa di onnicomprensivo, piuttosto che ad un „nuovo diventare carne" così come viene inteso dall’uomo.

La domanda che ci si pone è: quali specifiche possibilità di sviluppo per l’uomo e la terra si possono trovare in questo contesto? Questo testo raccoglie diversi approcci che vanno intesi come impulsi e suggerimenti per trovare una risposta a questa domanda.

Proprio in un periodo in cui,

- il fenomeno Gesù Cristo viene preso in considerazione da diverse teologie e dogmi, da punti di vista linguistici, storico-critici, archeologici e paleografici,

- come nei tempi del precristianesimo accanto alla vecchia scena materialista è nata una scena spirituale varia, che produsse rispetto al cristianesimo passaggi come anche confini mobili,

- si presentano le più incredibili apparizioni, come per esempio, diversi presunti Gesù incarnati nel presente, ed in cui spesso in nome di Cristo accadono fatti problematici addirittura negativi, può essere interessante analizzare quale sia lo speciale contributo di Cristo.

In questo caso si rimanda a esperienze interiori personali, così come ad altre fonti mistiche, ecc. I concetti usati sono interdisciplinari, provengono da diversi campi del sapere e dell’esperienza, e quindi non solo teologici. Nel caso di concezioni spirituali nessuno deve parlare di pseudo-interiorità che distoglie dalla coscienza politica. Dogmi del pensiero meccanicistico delle scienze naturali degli ultimi secoli non possono d’altra parte venir accettati come limite di angolazione; allo stesso modo non possono venir accettati i concetti che derivano dall’oriente e che partono dal presupposto che non esista niente che non fosse già presente nell’antico Veda indiano e che Gesù sia solo „eventualmente un maestro di terza classe" dello stesso. Dalle indicazioni solo di confronto o integrative su libri ecc. fornite nel testo non si lasciano trarre riferimenti su questo tema e così questi libri o conoscenze teologiche non sono necessarie per la comprensione. (lo stesso vale per una lista di libri prevista per interessati alla teologia, vedi links). Niente è da intendere come dogma o opinione di una qualunque organizzazione esterna. E neanche ci si indirizza contro una qualsiasi chiesa o comunità religiosa, né contro per esempio il Credo apostolico. Persone con un’altra concezione del mondo o retroterra religioso, che hanno un positivo interesse verso nuove conoscenze in campo cristiano, possono trovare quello che cercano in questo testo che non è stato reso banale né in campo dogmatico o materiale. Per questo sono quì comprese anche indicazioni sul comportamento delle vie di Cristo verso altre aspirazioni. In parte, come nel vangelo secondo Giovanni lo specifico cristiano è trattato in una lingua comprensibile a coloro che cercavano la conoscenza, così questo scritto ricerca oggi approcci di diverso tipo. Questo scritto lascia liberi anche nel proprio stile; la ricerca è qualcosa di diverso rispetto alla missione. Quei cristiani che preferiscono una fede semplice senza riflessioni profonde potrebbero imparare da questo scritto ad entrare in dialogo con persone di spirito diverso, senza che avvengano in continuazione equivoci.

Il testo vorrebbe parlare esclusivamente attraverso i suoi contenuti.

"Ho ancora molto da dirvi, ma voi non potete ancora sopportarlo. Quando però vi sarà l’avvento dello spirito di verità, lui vi accompagnerà in ogni verità" (Giov. 16:12-13). È questo spirito a ispirare questo progetto.

 

Indicazione metodologica.

I seguenti 37 capitoli seguono i passi dei vangeli e della rivelazione di Giovanni. Si consiglia di consultarli nella stessa sequenza, con l’aiuto tra le altre cose, del vangelo secondo Giovanni e della rivelazione..
Lo studio della Bibbia, il che vuol dire leggere i testi, elaborarli dal punto di vista linguistico e contestuale è solo un Metodo. Durante lo studio i capitoli del testo e non ultimo Dio possono favorire l’acquisizione di nuove e profonde conoscenze.

La pagina Web consiste in un lungo testo continuo, i cui capitoli sono raggiungibili anche attraverso l’indice. Per uno studio approfondito si consiglia di stampare il testo: a seconda del tipo di stampante e di browser si tratta di circa 120 pagine. 

Chi oltre alla lettura fosse interessato ad un metodo completo dell’elaborazione del testo – che comprende livelli trascurati dell’anima -, può leggere, dopo lo studio di un capitolo che contiene osservazioni concentrate, il capitolo corrispondente per esempio del Vangelo secondo Giovanni e meditare su di esso. (Giovanni o rispettivamnte i suoi discepoli si occuparono particolarmente del profondo significato spirituale dell’avvenuto.)
Ulteriori dettagli sulla prassi della meditazione.

Disegni (.pdf, 169 kB)

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„In principio era il Verbo (greco Logos) ... e il verbo si è fatto carne" (Giovanni 1)

Questo tipo di rappresentazioni non si indirizzano contro una visione di Cristo come esempio umano, ma indicano il suo profondo legame con Dio ed il processo della creazione. Questo tipo di legame può essere interpretato ancora diversamente; definirlo però già dal principio come incomprensibile ed eliminarlo come non autentico è un illecito.. Questo si trova nel Vangelo secondo Giovanni 1,Giov. 5, Giov.6, 69, Giov. 7…, in Matteo 16,16, nella lettera ai Colossei e agli Efesini, ecc.; si può trovare anche nei vecchi dottori della chiesa, nei Mistici come Jakob Böhme, in Rudolf Steiner (Helsingfors 1912) e si può di nuovo trovare nelle „dottrine esoteriche" del saggio cristiano „Daskalos" così come nei libri del teologo americano Matthew Fox „Der Große Segen" und „Vision vom kosmischen Christus", ecc...(...)

Nella chiesa cattolica e in alcune settori della chiesa evangelica si provò a conservare la sbiadita vicinanza ad un tale piano della tradizione attraverso affermazioni di fede teoretiche. Altri settori della chiesa evangelica, che riconobbero in modo più forte la funzione sociale di Gesù, credettero di dover eliminare i suoi caratteri divini. Nelle dottrine di origine induista viene paragonato con il termine dei diversi livelli dell’„Avatare". Con questo ci si riferisce a esseri umani che sono sulla terra non per il loro proprio sviluppo, ma secondo una libera scelta per portare il loro contributo il loro contributo allo sviluppo di un popolo o dell’manità: come una goccia „della divina perfezione". Le differenze tra questo tipo di successivi „Atavara" si perdono però in questo tipo di concezioni, mentre la concezione cristiana ed ebrea dà particolare importanza al „Dio della storia", all’aspetto dello sviluppo e in questo caso al ruolo particolare del Messia.

Si fa notare che il Corano riconosce in più punti Gesù Cristo come profeta inviato da Dio ed anche come „parola" di Dio, „creato come Adamo". Ha quindi valore in un ben compreso Islam, piuttosto che per ogni teologo cristiano moderno che ha conservato di Gesù solo gli aspetti del riformatore sociale! Solo la dottrina – dai cristiani del tempo di Maometto già intesa in modo molto terreno – del figlio di Dio Gesù nel contesto della più tarda dottrina della trinità non venne accettata nel Corano. Non esistevano quasi più cristiani che avrebbero potuto spiegare ciò che questo significava in modo autentico, in modo tale che anche le persone con altre posizioni di partenza potessero comprenderlo. (Vedi pagina extra „Gesù e l’Islam").

Rimane quì innanzi tutto da tenere presente che questo livello dell’enigma di Cristo derivava più volte non da un pensiero speculativo, ma da esperienze limite visionarie, e questo si può ben vedere in Jakob Böhme, che tra l’altro possedeva una rara facoltà di tradurre l’esperienza in maniera comprensibile a tutti. Tutte le esperienze di tipo spirituale hanno bisogno di una rielaborazione (auto)critica , ma una valutazione dei risultati, senza riconoscere l’esistenza di questo tipo di piano percettivo spirituale porta, poichè si tratta di un metodo non adatto, al vuoto.
Gli uomini con una missione palesemente mistica, ovvero spirituale, non possono venire compresi pienamente se considerati solo da un punto di vista storico-critico nella loro socializzazione esteriore, senza includere il loro sviluppo spirituale interiore indipendente.

*) L’esistenza di Gesù come uomo nella storia è documentata relativamente bene. Storiografi del primo secolo dopo Cristo, quali Giuseppe e Tacito, confermano la sua effettiva esistenza. Anche nei vangeli biblici, in riferimento a diversi eventi, vengono nominati luoghi e tempi. Ad esempio, vi si fa il nome di diversi sovrani e funzionari (ad es. Luca 3:1, 2, 23), tramite i quali si può risalire all’anno in cui Gesù iniziò il suo predicare. Questi dati si ritrovano poi anche nella storiografia. I racconti biblici non sono quindi semplicemente racconti mitologici. I testi "apocrifi" non contenuti nella Bibbia, ossia gli altri vangeli cristiani e i testi dei primi secoli dopo Cristo, spesso non danno molta importanza all’esattezza del resoconto, soffermandosi invece su determinate interpretazioni di singoli eventi da parte dei diversi autori.

 Su questo tema nelle pagine in tedesco e in inglese si trova un passo del vangelo secondo Giovanni, inizio del capitolo 1.

La meditazione dei vangeli è descritta nelle „Indicazioni metodologiche". Questo testo in particolare venne usato per mettersi in sintonia con Cristo come un ricevente scelto molto attentamente, invece di mettersi in contatto con qualche presunta forza cristiana.

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 Gesù di Nazareth: la sua nascita.

Dopo la serie nei vangeli ci rivolgiamo adesso agli avvenimenti umani. La nascita di Gesù è tradizionalmente legata al Natale – anche se non ovunque questa festa viene riconosciuta come tale – Luca. 1, 26 e seg. ff.; Matteo. 1, 18 e seg.. C’è da chiedersi perchè, visto il ruolo centrale dei seguenti „tre anni di insegnamento" di Gesù oggi i teologi si adoperino in tali fatiche per contestare la nascita immacolata di Gesù. Mentre il primo gnosticismo che si allontanava dalla terra riteneva di aver bisogno della concezione che Gesù avesse solo un corpo apparente, in altre correnti si può constatare concordanza sul fatto che Gesù abbia dovuto passare tutte le stazioni della vita, mostrandosi come modello nello stesso tempo per alcuni criteri. Ci si augurerebbe su questo argomento – se il motivo fosse veramente la ricerca della verità – una maggiore franchezza. In un periodo in cui, in relazione alla trasformazione della sessualità e dell’amore, si manifestano nuove concezioni, in parte filtrate da pratiche orientali, che ricordano vecchi usi del templio, non sembra azzardato riconoscere un nocciolo di verità nella tradizione. I buddisti – che attribuiscono anche a Buddha una nascita particolare – non avrebbero assolutamente nessuna difficoltà ad accettare una „nascita immacolata" di Gesù, e naturalmente neanche con una verginità in senso prevalentemente spirituale, come per esempio sostiene Steiner. Il Corano parla di Gesù come di un inviato di Dio, che Dio stesso creò nella Vergine Maria "come creò Adamo". Similmente la Bibbia parla di un angelo che annunciò l’immacolata concezione di Gesù.

Potrebbe risultare che l’essenza di Gesù che non rientra in nessuno dei soliti schemi di pensiero si spieghi qui. Nel corso della sua vita riconosceremo tuttavia caratteristiche specifiche ed incontreremo anche il significato della possibilità, di „rinascere"* con Cristo durante la vita.

Sin dall’inizio, la vita e l’attività di Gesù si svolgono in connessione con il corso della storia mondiale. Ciò è evidente già dal censimento ordinato dall’imperatore romano, che spinse i genitori di Gesù a recarsi a Betlemme, luogo di profetica importanza, dove nacque Gesù. Questo fatto è stato considerato dalla letteratura teologica per illustrare l’importanza di Gesù a livello mondiale.

Su questo tema nelle pagine in tedesco e in inglese si trova un passo del vangelo secondo Giovanni 3,5-8...: La nuova nascita.

  Questa non è una parabola. È uno di quei punti „difficilmente comprensibili" della Bibbia, con un significato molto preciso ed importante per coloro che possedevano le esperienze e le conoscenze necessarie per comprenderlo. Gesù non disse cose ai singoli, il cui significato già dal principio non potesse essere assolutamente immaginato e utilizzato. Nel corso dei capitoli del nostro testo principale, per esempio „il battesimo", „il silenzio nel deserto", „la „trasfigurazione" e altri, vengono descritte diverse cose che possono rendere il tema della „nuova nascita" più accessibile.

Anche per coloro che non cercano così direttamente in questa direzione, la festa del Natale aveva in tempi più tranquilli a che fare con questo tema. Le feste dell’"anno della chiesa", in questo caso il periodo dell’Avvento, preparava anche le masse ad un‘interiorizzazione plastica della nascita di Cristo, in modo simile a come il periodo della Quaresima preparava spiritualmente alla Pasqua. Così nel corso degli anni potè essere recepito qualcosa– anche se non completamente capito, cosa di cui oggi, in tempo che più che altro distrae da questo, può essere vissuto quasi solo attraverso una meditazione intensa o lunghi periodi di preghiera..

Natale è in senso generale una festa dell’amore, in ricordo del fatto che Gesù venne donato all’umanità. Questo però non ne cambia il senso più profondo, poichè ogni stadio della vita di Gesù può anche essere seguito. Cfr. inoltre il capitolo „E il verbo si è fatto carne" nel testo principale.

I Cristiani nati di nuovo secondo le Chiese libere ecc..
- devono comunque rafforzare la loro fede quotidianamente per diventare ancora più perfetti.
- Ognuno deve trovare il proprio metodo per rinnovare tutti i settori della sua vita; per fare ciò molti dovranno sottoporsi a un notevole cambiamento.
- Come citato in Apocalisse 21:5 per un periodo futuro: "Faccio nuove tutte le cose", così già oggi è tempo di iniziare a pensare a tutto in modo nuovo.

Domanda:
Se non ne ho ancora avuto esperienza, posso desiderare un rinnovamento interiore da Dio in quanto fonte del tutto?

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Si trova qualcosa di significativo nella gioventù di Gesù ?

Anche a questo tema viene attribuito, in parte questa volta anche in alcuni scritti spirituali moderni, un significato sproporzionato. La Bibbia racconta solo del canto di lode del saggio Simeone e dello stupore degli studiosi per gli scritti del 12enne – Luca 2,29 – 51. Il più autentico dei Vangeli dell’infanzia non biblico, il presente Vangelo secondo Jacopo (l’ultimo nella casa editrice Lorber), contiene sì vicende ed incontri, non vi si trova però il fatto – secondo una tesi moderna – che Gesù abbia imparato tutto dagli Essener o da quelli che con questi erano imparentati della comunità dei Qumran, secondo altri in templi egiziani o greci o ancora in India ecc…Potrebbe essere produttivo,avendone punti di riferimento, mettere in moto la fantasia creativa, se questo non portasse a precipitosi dogmi. Così si avrebbe un debole profilo di un Gesù che non venne in contatto con l’una o l’altra corrente di pensiero, ma in modo intenso con tutte le principali correnti di allora, ed in questo modo sviluppò quella corrente, che secondo il suo spirito doveva sviluppare, cosa che non deve essere per forza identica con quello che altri pensavano dovesse essere imparato. Questa è un’esperienza di base che in piccolo può essere ben condivisa, e che da alcuni è ben conosciuta. Rompe con limitative interpretazioni psicologiche sull’ „impronta" e sul comportamento. Per gli individui e per coloro che sono particolarmente mistici è addirittura tipica. Può rivelarsi in piccola parte già dall’infanzia….

R. Steiner presenta nel cosiddetto „quinto Vangelo" una scena nella quale per Gesù prima del battesimo nel Giordano diventa chiarissimo che nei tempi nuovi gli ordini esoterici come gli Essener che si distanziano dal mondo esterno, possono essere controproduttivi. Il loro fervore nel seguire le leggi – con diversi precetti di purificazione corporali ed etico-spirituali – liberava loro stessi da influenze negative, ma il loro ambiente ne era tanto più colpito. Almeno nel corso successivo della vita di Gesù troviamo un impulso basilare testimoniato nella Bibbia „essere nel mondo, ma non del mondo" e l’includere il mondo nel proprio sviluppo. A ciò è legato il fatto che Gesù in fondo insegna cose che sono per tutti e che prima invece sarebbero rimaste segrete; ciò non contraddice il fatto che determinati insegnamenti furono dapprima insegnati in modo chiaro ai discepoli meglio preparati.

In effetti, in confronto alle vecchie tradizioni misteriche che si basavano sul mantenimento di uno stretto segreto, questa si presenta come una svolta storica. Stranamente lo stesso avvenne per esempio anche nelle nuove direzioni del buddismo – Mahayana, in cui improvvisamente la compassione per tutti gli esseri venne fortemente accentuata. Ma solo nella nostra epoca è diventata chiara la possibilità di tutti gli esseri viventi di avere accesso alle profondità spirituali. Nessuno può dire, lui/lei non ne hanno mai sentito parlare. Visto che l’esoterica da edicola di oggi è ancora molto superficiale, bisogna ritenere che questa tendenza sia ancora ben lontana dall’essersi realizzata. È chiaro che per esempio la prassi di mantenimento dei segreti della chiesa dà l’impressione di essere „precristiana".

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Una nota a margine sulla disputa dei „Due Gesù bambini".

Qui si dovrebbe accennare ancora all’interpretazione di Steiner delle due diverse notizie sull’origine in Matteo e Luca e come „due Gesù bambini". Poichè in quel caso non vi fu discussione sul fatto che la natura divina si manifestò in un solo uomo, è abbastanza divertente come l’intelletto degli antroposofi, così come dei teologi, si lasciò portare ad un „punto di disputa principale 1 e 2". Si trattava di qualcos’altro e cioè della questione dell’accompagnamento della crescita umana di Gesù e del suo ambiente attraverso le forze dei saggi di molteplici culture: (…). Dato che gli oggetti di ricerca possono essere ancora più complessi di quanto siano trasportati nelle concrete concezioni terrestri, le indicazioni concretizzate nella letteratura non sono sempre più esatte di certi punti di vista più generali.

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Giovanni battista e il battesimo nel Giordano.

La forma originaria del battesimo nell’acqua non era né un atto simbolico né una dichiarazione di appartenenza ad una comunità religiosa. L’immersione attraverso un esperto, in questo caso Giovanni battista, sfiorava spesso l’affoggare e rappresentava quindi un’esperienza limite. Assomigliava così ad antiche „iniziazioni" o „riti d’iniziazione", solo che qui le possibili esperienze psicologiche non sono fini a sé stesse o non rappresentano un metodo per superare la paura della morte, ma il battesimo suggellava invece l’esortazione alla „penitenza", più esattamenta tradotta con „ritorno" verso il volere del Dio creatore, il cui „regno dei cieli" venne annunciato come „avvicinatosi"- Matteo 3, Giovanni 1.

Quando Gesù chiese di essere battezzato, Giovanni non si sentì in grado di aiutarlo ulteriormente. Accetta, ma non ha il controllo su ciò che accade, può solo stare a guardare come in Gesù avviene un mutamento più grande di quanto lui sia in grado di trasmettere. Aveva già avuto la possibilità di prevedere attraverso il fuoco dello spirito un battesimo di tipo più profondo, attraverso Uno, che sarebbe venuto dopo di lui, vede così adesso lo „spirito di Dio" scendere su Gesù. Esoterici cristiani vedevano in questo la vera „nascita di Cristo in Gesù", questo non significa però sostenere necessariamente la concezione, che invece alcune volte viene proposta, che vede Gesù e Cristo come esseri che prima non avrebbero avuto niente a che fare l’uno con l’altro.

In generale quindi il battesimo, in particolare il „battesimo dello spirito"– il termine viene usato in modo diverso per esempio nelle chiese libere – può essere visto come accesso ad una „nuova nascita" dell’uomo – Giov. 3. Il termine „rinascita" in uso nelle aspirazioni cristiane viene quì evitato a causa delle sua possibile confusione con la reincarnazione; con questo non si vuol dire che la questione della reincarnazione non appaia nella Bibbia – p.es. Matteo 11,14 sarebbe da studiare per quanto riguarda questo tema in modo più approfondito.

Invece di voler affrontare le discussioni teologico-teoretiche sul carattere del battesimo, l’interesse si potrebbe una volta indirizzare su ciò che può voler dire dal punto di vista pratico una tale „nuova nascita" per l’uomo. L’essere umano può ad un livello più profondo del suo essere porsi di fronte a tutta la sua vita, sentirla e illuminarla in modo nuovo; da un livello dell’essere che è rivolto a Dio. Dio può „prendere corpo" negli esseri umani e può così più chiaramente essere riconosciuto come „fatto a sua immagine"; oppure, come viene formulato dai mistici, la „scintilla di Dio" nel cuore viene riempita di vita e comincia a crescere nell’uomo. L’essere umano meditativo che si confronta con tutto ciò, può accorgersi di questo anche nell’immagine di un bambino che si sviluppa realmente, o anche di un bambino con la madre come immagine dell’anima. A differenza di una veloce immagine interiore creata con l’esercizio si mostra qui uno sviluppo ulteriore, che rispecchia gli sviluppi interiori dell’uomo che non possono essere provocati arbitrariamente. Questo bambino interiore può più tardi „diventare adulto" ed è anche più tardi sempre coscientemente presente.

In persone meno portate all’immaginazione, lo stesso fenomeno può manifestarsi attraverso un sentimento interiore o una sensazione di tipo cognitivo, o semplicemente attraverso cambiamenti nella vita. Opere d’arte come „La madonna della Sistina" potrebbero essere anche nate da visioni e possono per questo essere utili per trovare l’accesso ad una realtà interiore. (...)

(...) Vedi anche le osservazioni meditative per esempio del vangelo secondo Giovanni che riguardano le „indicazioni metodologiche" nel capitolo introduttivo.
Qui può delinearsi un altro particolare fondamentale di un sentiero come lo intende Gesù: lo sviluppo ed il suo metro di misura viene posto in ogni singolo uomo. Esso può sviluppare ogni cosa da sé ed in relazione di scambio con la vita senza aver bisogno obbligatoriamente di un’instituzione per la mediazione della salvezza. Questo non esclude il fraterno consigliarsi uno con l’altro. Il sentiero è pensato come un percorso dall’ „imitazione" al „condividere".

Il tipo di esperienza „interiore" non è perciò stata pensato come sostituto della preghiera per il Dio „esteriore": „Rimanete in me ed io in voi" – Giovanni 15 .

Continuare la pratica del battesimo nell’acqua anche dopo l’inizio dell’insegnamento di Gesù, o addirittura dopo il „battesimo spirituale" dell’esperienza della pentecoste non era assolutamente necessario. Già in Gesù stesso fu il segno esteriore per una fase di un processo appena maturato interiormente. Il movimento per il battesimo insegnava ancora „pentitevi e lasciatevi battezzare", i discepoli di Gesù dopo la fusione con questo movimento insegnavano „credete", cioè apritevi per la forza della fede, „e lasciatevi battezzare". Questa era, tra le altre cose, una concessione ai discepoli del Battista. In questo modo si cominciava da qualcosa di positivo. Entrambi battezzavano gli adulti, che potevano decidere coscientemente. Ciò non esclude che potrebbe esistere da 2000 anni un tipo di benedizione anche per i neonati come un „diritto di nascita"; ma sarebbe stato certamente più conveniente differenziarla dal battesimo in senso stretto, e anche dalla questione dell’appartenenza ad una determinata chiesa. Così le dispute a questo riguardo si risolverebbero da sé.

Inevitabilmente in base all’interpretazione che era ricorrente nell’antico Israele di un messia annunciato come re, il battesimo fu vissuto anche come ingresso nel nuovo regno. Non aveva particolarmente successo spiegare allora agli uomini che non si trattava però di un regno statale esterno, e neanche di un’organizzazione esterna della chiesa, ma della comunità di tutti coloro che accettano Dio come proprio padre ed accettano sè stessi quindi nelle loro anime come figlio/figlia appena nati di questo padre. Questa sicurezza, unita ad una situazione fraterna di questi „figli" e „figlie" tra di loro e con l’uomo e figlio di Dio Gesù come fratello maggiore, costituivano il nocciolo delle dottrine, che vennero offerte agli esseri umani per capire e seguirne il senso. Nell’antico Israele esisteva già infatti insieme alle intoccabili concezioni di Dio anche la concezione di Dio come padre. Ma venne vissuto in questo caso in modo più forte come padre di Abramo e del suo popolo. Solo per il popolo Dio era il padre dei singoli uomini. Al massimo alcuni singoli individui possono aver fatto l’esperienza di sentire Dio, cosa che fu annunciata a tutti solo da Gesù, come diretto padre dell’individuo che nel corso della sua vita sa di essere diretto dall’influenza di Dio, che in ogni momento può cercare di mettersi in comunicazione con Dio e che attraverso questa comunione con il Dio eterno potrebbe presagire il supratemporale del suo proprio essere. Questo verrà stabilito più chiaramente nel successivo corso del sentiero di Gesù. Ciò verrà ancorato in maniera più precisa nel percorso successivo delle „Vie di Cristo", ma trova qui già un’anticipazione.

(...)

I teologi liberali hanno interpretato il battesimo di Gesù come esperienza di vocazione. Dal punto di vista della teologia tradizionale, invece, è stato tematizzato anche l’inserimento nella storia mondiale per quanto riguarda gli aspetti calendaristici e profetici (ad es. Luca 3:1-4 con riferimento a Isaia 40:3-5;): la profezia parla dell’azione redentrice di Dio.

Su questo tema nelle pagine in tedesco e in inglese si trova un passo del vangelo secondo Matteo 28,18-20; con annotazioni sul battesimo oggi.

Oggi il battesimo avviene nella maggior parte dei casi attraverso l’aspersione con l’acqua o l’immersione. Le chiese riconoscono tra di loro almeno il battesimo, e con questo l’essere cristiano dei credenti. Le chiese libere danno particolare importanza al fatto che il battesimo avvenga in modo cosciente o che almeno abbia luogo in età adulta un nuovo battesimo. Quì viene oltre a ciò tenuta in particolare considerazione l’esperienza profonda del venir battezzato per mezzo dello spirito. (Al principio vennero in effetti battezzati gli adulti. Ciò non escludeva che anche i bambini ricevessero una benedizione. Solo che questa aveva un altro carattere rispetto al battesimo.) Il battesimo in senso originario non era ancora fatto in modo da essere capito nello stesso tempo come appartenenza ad una confessione specifica, come invece viene praticata oggi sopratutto dalle grandi chiese. Le chiese riconoscono anche normalmente, che „in caso di emergenza", dove non vi fosse a disposizione un sacerdote, ogni cristiano/a possa battezzare:" Io ti battezzo in nome del padre, del figlio (Gesù Cristo) e dello Spirito Santo. Amen."

Domanda:
Se non l’ho già fatto, posso mettere la mia vita nelle mani di Dio?

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 Il silenzio nel deserto.

All’inizio della sua attività come Cristo* – o come Messia – in ebreo „colui che è cosparso di unguento" – Gesù si trova solo. A questo periodo appartengono il battesimo ed i 40 giorni nel deserto – per esempio Marco 1,12-13 – con le tentazioni. In seguito avviene la vocazione dei discepoli.

Il deserto significa esteriormente ed interiormente isolamento, che ancora meglio permette di divenire più profondamente cosciente e di unirsi in modo più forte con il Dio onnicomprensivo. Questa preparazione per tutto ciò che verrà è indispensabile in ogni sentiero religioso serio per il nuovo legame con l’origine divina, anche se non è il sentiero completo. Anche Gesù passa attraverso una fase di questo tipo, che è molto di più però del sempre possibile tempo di raccoglimento giornaliero.

Le chiese, anche quelle che parlano spesso di „interiorità" – e la considerano per esempio come apparente contraddizione rispetto alle dimostrazioni di pace esteriori – non fanno nessuno sforzo per indicare agli esseri umani un sentiero veramente praticabile verso questa „pace interiore" ecc. In nessuna delle messe di più di 30 chiese diverse si è potuta trovare traccia dell’elemento del silenzio, anche del silenzioso guardare in sè stessi interiormente, del silenzioso aspettare dopo la preghiera. Canto, predica, preghiera, canto, possibilmente anche con la distrazione della raccolta dei soldi, il tutto contemporaneamente quasi senza pause – è quasi un’immagine del ritmo febbrile della società odierna, attraverso la quale incoscientemente o anche coscientemente gli individui vengono distratti dal loro spirito inesplorato. Solo in tempi recenti, vista la ricerca di molte persone ricche di esperienze – non importa quali –, si sono fatti passi avanti, così che almeno per alcuni hanno luogo seminari durante il fine settimana o attività simili organizzate in modo diverso o a seconda delle richieste vengono trovati indirizzi di circoli sulla bibbia o di gruppi che si riuniscono a casa. Ma anche qui manca spesso una guida diretta. Così alcuni hanno avuto la possibilità di riconoscere che una più grande vicinanza a Dio ha bisogno anche della „cameretta silenziosa", ed altri che i loro principi sociali, come la capacità di autocritica, la tolleranza e la pace, presuppongono lo stesso come punto di partenza il periodico sospendere la laboriosità esteriore. Naturalmente non basterebbe se questo avvenisse di tanto in tanto durante la messa, ma questo potrebbe essere un impulso a riconoscerlo come un bisogno pressante e represso.

Il mistico Jakob Lorber scrisse di un consiglio di Cristo agli uomini per „una via breve verso la rinascita", cosa che oggi – per evitare equivoci – può essere denominata come „nuova nascita", come è stata descritta nell’articolo precedente. Vedi anche „Vom inneren Wort, Stimme der Stille" della casa editrice Lorber (tedesco):

La Prassi è questa: così come qualcuno sente di voler essere rinato da Cristo, nello stesso modo dovrebbe riconoscere i suoi peccati – cioè tutto quello che lo divide da Dio. Questo è qualcosa di diverso dal semplice lasciarsi convincere. Sentendo internamente ed esternamente i propri peccati, dovrebbe pentirsi profondamente e pensare seriamente ad un cambiamento. Inoltre dovrebbe porsi l’obbiettivo di „tagliare" con il mondo – e con questo si intende con le sue implicazioni egoistici e non con la vita attiva in esso, „e darsi completamente a Me e nel suo amore avere un grande desiderio di Me, ed in questo grande desiderio deve giorno per giorno ritirarsi dal mondo e dalle sue occupazioni e passare almeno sette quarti d’ora con porte e finestre chiuse nè pregando nè leggendo, ma in questo tempo di calma assoluta occupandosi solo ed esclusivamente nel profondo della sua anima con Me". Dopo un tale discorso (invito) „andate verso la calma e crescete nel desiderio e nell’amore verso di Me! Così voi che vi eserciterete per breve tempo, così dico a voi, vedrete presto dei lampi, e sentirete dei tuoni, ma non vi spaventate, e non diventate paurosi! Poichè adesso arriverò da ognuno prima come giudice nella tempesta, nei lampi e nei tuoni, ed in seguito in dolci e sante doglie come Padre!…Vedete, questo e il sentiero più breve e più effettivo verso la pura rinascita, attraverso il quale solo può essere raggiunta la vita eterna. Ogni altro sentiero dura più a lungo ed è insicuro, poichè esistono molti sentieri plagiati,….attraverso di essi, chi non ha una „buona armatura" e non è „armato fino ai denti" arriverà difficilmente ( è quasi impossibile) alla meta."
È possibile, al fine di richiedere una purificazione e un’illuminazione attraverso lo spirito.

Coloro che praticano lo yoga per esempio sanno che gli uomini pensano „di non avere tempo". E così hanno cura di ridurre le loro indicazioni da alcune ore a mezz’ora fino a 11 Minuti, il che vuol dire fino a che nessuno può più dire di non avere tempo per seguirle. Anche il più breve momento di silenzio, anche se altri pensieri, sentimenti e sensazioni non possono essere rimossi, ma solo osservati senza andarvi incontro, ha il suo effetto, in modo particolare se è legato ad un orientamento verso Dio. Non può però sostituire un lungo silenzio. Nella chiesa orientale – come sul Monte Athos – viene usato come aiuto per la meditazione il „Kyrie (inspirazione) eleison (espirazione), cioè Signore abbi pietà", cfr. per esempio Kreichauf: „Als Pilger auf dem Berg Athos" (in tedesco).

Una grossa sfida è anche, per esempio, in una severa meditazione Zen-Sesshin di sei giorni – una meditazione Zen in posizione seduta, che si è diffusa anche nei monasteri cristiani – mantenere costantemente il silenzio, anche oltre ai periodi di meditazione, mangiando con gli altri. Dopo normalmente circa tre giorni molti non esperti di questa pratica non resistono quasi più, per poi durante il quarto giorno – paragonabile all’effetto del digiuno – trarre un profondo respiro di sollievo e capirne l’utilità, che attraverso le parole può sempre essere solo descritta in modo insufficente.

Il silenzio produce franchezza. Un riferimento a Dio produce anche una protezione per questa franchezza. Dopo una meditazione sono obbligatori un nuovo confronto e una preparazione alle condizioni che seguiranno, in cui eventualmente anche essere meglio essere un po‘ meno franchi.

Senza dubbio sarebbe importante portare nel mondo anche un po‘ di silenzio, per imparare in modo sempre più forte a mantenere intatta una certa chiarezza della coscienza. Questo vorrebbe dire per prima cosa per i singoli lasciar tornare, ad intervalli che si ripetono a seconda di come ci si sente, o dopo esperienze complicate, oppure appunto non appena sia possibile, un momento di pace interiore che riordina e che ricompone. Questo significa accettare dapprima dei pensieri senza continuare a rifletterci; lasciar calmare i sentimenti (e più tardi ricordarsi di quelli sui quali sui quali è necessario riflettere), e lasciar rilassare una dopo l’altra le parti del corpo; non perdendo però la coscienza di essere umano completo e non nel senso di lasciarsi trasportare dal singolo benessere.

Per quanto riguarda gli incontri, il lavoro, le conferenze e altre attività questo vorrebbe dire non affrontare molti temi uno dopo l’altro in maniera stancante, ma almeno tra un tema e l’altro inserire una breve pausa, che di nuovo non dovrebbe servire solo per parlare ecc., ma in primo luogo per osservare semplicemente l’accaduto, o anche per prepararsi in modo cosciente ad un altro tema. Lo stesso vale in modo pratico per l’alimentazione, e cioè il rendersi in maniera più consapevole dei singoli alimenti. Si possono trovare molte relazioni tra i punti di vista della scienza alimentare e il „nutrimento dell’anima o mentale".

Il processo che possiamo chiamare „arrivare alla calma dall’accaduto" e che lascia crescere di nuovo la forza per il presente ed il futuro, non è quindi un sorvolare i problemi privo di contenuto. Esso crea un punto di partenza, dal quale in effetti la rielaborazione del tutto diventa produttiva. Anche in occasioni superficiali non viene perso tempo, ma tutto sommato viene risparmiato del tempo, poichè tutto avviene più facilmente e in modo più leggero. Anche persone di per sè molto spirituali non si accorgono di quello che perdono senza questa pace interiore.

Già solo questa semplicissima esperienza spirituale, il silenzio, nasconde quindi in sé segreti di più grandi elevatezze spirituali. Questa elevatezza presuppone però un percorso per raggiungerla. Proprio Cristo insiste dapprima sulla semplicità dell’uomo che spesso è la prima a rivelarsi, il suo sentiero porta poi verso orizzonti sempre più grandi e quindi complicati, ed in questa complessità risplende poi di nuovo la fondamentale semplicità.

Per esempio in un silenzio concentrato può ancorarsi in modo più profondo un passo in avanti interiore a cui si è lavorato o che ci è stato regalato, nel senso di una capacità che non può essere „smangiucchiata dalle tarme", vedi per esempio Matteo 4. Si può veramente integrare nel mosaico degli altri progressi. Il silenzio può arrivare addirittura a farci sentire la „vita" del tutto, che dovrebbe essere nata in noi dal modello divino originale. Questo è un modo di vivere in noi „il Dio del nuovo nato". È possibile avvertire l’ombra di questa possibilità nel momento in cui in una pace cosciente, il cervello libero– magari legato ad una rivelazione – le forze del cuore diventano percettibili ed i piedi rilassati. In questo momento qualcosa è „superato", qualunque sia l’aspetto delle vita - anche irrilevante - di cui si tratta. Senza questo d’altra parte niente viene „superato", qualcosa di essenziale rimane in modo non rielaborato „incastrato", e può causare non solo problemi nei sogni – che qui possono essere rielaborati solo in parte –, ma anche problemi di salute o di altro tipo.

* Cristo è in realtà un titolo. All'epoca del primo cristianesimo erano in uso diverse forme di scrittura della parola "Cristo" che avevano rispettivamente significati diversi. La più nota è la forma greca "Christos" che corrisponde all'ebraico "Messias" = "L'unto". Esisteva anche il greco "Chrestos" = il buono, il santo; e più raramente "Chrystos", dal greco "chrysos" (splendente).

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Le tentazioni e la vocazione degli Apostoli.

Anche Gesù dovette imparare a conoscere i suoi attributi umani e a volgerli in maniera sempre più forte verso Dio. Dopo 40 giorni di digiuno nel deserto apparve il „diavolo tentatore"*. P.es. Matteo 4, 1-11.

Nel corso della vita e attraverso dei percorsi interiori vengono alla luce, anche in misura minore, delle forze negative che – come tutte le forze – possono essere percepite come qualcosa che prende forma. In primo luogo si tratta di nominare tendenze residue, diventate autonome, prive di un cuore integrante e quindi senza Dio. Il „cibarsi del frutto dall’albero della conoscenza" si riferisce a questa autonomia prima del pensiero e poi della volontà.

Da una parte si tratta di caratteristiche dure, legate a condizionamenti materiali. Esse sono profondamente ancorate all’inconscio e possono anche venire riconosciute nel loro essere se ad esse si contrappone qualcosa, ma verranno superate in profondità solo in ultima istanza. Una rinuncia consapevole, un „saper avere" consapevole anziché un „dover avere" di tipo costrittivo e un rapporto creativo ed etico con esse rappresentano un allenamento al superamento di queste stesse forze.

I desideri contrari conducono invece ad un allontanamento indifferente e sarcastico e alla fuga dai problemi materiali, eventualmente verso campi spirituali. A volte viene ignorato che questo rappresenta solo l’altra faccia della stessa medaglia „negativa", legata al suo rovescio in base al principio del pendolo. Questo secondo campo è oggi caratterizzato da una maggiore apertura ed è quindi più facile da definire. Uno strumento per realizzare questo cambiamento è la compassione, un libero dare amore.

Un’ulteriore caratteristica, correlata ad entrambi, è legata all’avidità di potere. Trasformare questa illusione richiede coraggio nei confronti di una veridicità incondizionata e della tolleranza, e una libera solidarietà nel rapporto con gli altri.

In generale in tutti gli ambiti di questo tipo manca un’individualità forte e nello stesso tempo altruista da parte degli interessati, che potrebbe riempire questi spazi sostituendosi alle tendenze negative.

Nel Vangelo secondo Matteo 4, Gesù viene esposto a questi impulsi devianti, qui chiamati rispettivamente „Satana" o „Diavolo". Egli non rimanda semplicemente al loro rispettivo contrario, si appella invece a qualcosa di superiore, qualcosa che è al di là del movimento delle forze negative: alla „parola di Dio", a „Dio, il Signore" e a „Dio, il Signore che solo deve essere pregato e servito". Cristo è al di là della dualità tra le tenebre e la luce, e la supera grazie alla sua superiore terza via, così come risulta chiaro in tanti altri episodi.

(...) V. anche nella parte 4 il capitolo „Zaratustra", e p.es. la parte 2, tavola „Un atteggiamento cristiano...").

R. Steiner descrive le due principali forze negative come entità separate, così come possono essere percepite nel mondo dal punto di vista spirituale. Come già accennato, è opportuno considerare entrambi i modi di operare del male, ma al di fuori della visione spirituale non è completamente giustificato che gli Antroposofi disconoscano alcune immagini cristiane partendo da un solo essere negativo, perché esse racchiudono in sé entrambe le dimensioni. Le diverse tendenze si presentano spesso in maniera così mischiata, che alla fine le tendenze „controdivine" possono essere trattate come un tutt’uno – di fronte alle quali non si trovano numerosi dèi, ma il Dio di Cristo con tutto ciò che opera secondo la sua volontà.

Ci sono però altre correnti spirituali che a questo proposito in effetti chiudono un occhio e considerano tutti gli sforzi di ricerca spirituale di alto livello come espressione divina.

Infine, teologi evangelici moderni ignorano completamente il problema (chiudono entrambi gli occhi), così come altre correnti spirituali negano la presenza di esseri negativi, con la spiegazione che essi compaiono solo in pochi passi della Bibbia. In questo modo trascurano il fatto che non si trattava di immaginazione, ma di esperienze solenni che non si manifestavano solo nell’antichità.
Alcuni gruppi minori di cristiani, partendo dall'espressione "principe del mondo"- ad es. Gv 14:30 - hanno ipotizzato che il principe "appartenesse" a questo mondo e che gli uomini potessero semplicemente sottrarsi da lui, anche se in verità il NT ne cita solamente il ruolo di tentatore e di signore. Gv12:31: "Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori".

Le forze negative non hanno nessun potere diretto se non si ha paura o non si è in preda ad altri sentimenti negativi; in questo senso può anche essere un meccanismo di difesa non vedere tutto sotto l’aspetto negativo (in tedesco: „non dipingere il diavolo sulla parete") – anche di fronte al „far paura" da parte della Chiesa. Oggi la percezione spirituale potrebbe dimostrare che presunti „aumenti" dei cicli negativi rappresentano in realtà dei potenziali, presenti già da tempo e rimasti nascosti fino a quel momento, che sono stati sollecitati. Al contrario, le capacità positive possono realmente ancora aumentare, sebbene si sviluppino in modo contrario rispetto al prototipo già esistente.

Tali „punti deboli" personali possonon rappresentare entano allo stesso tempo una superficie di risonanza per forze esterne affini. In tutte le società se ne possono trovare le tracce: nell’Occidente per esempio nelle situazioni dove il denaro e l’egoismo rappresentano i valori più alti, in particolare nella vecchia forma individualista, priva di un sistema di sicurezza e previdenza sociale; nella ristrettezza di vedute del Nazionalismo e del Nazionalsocialismo – in particolare nel caso dell‘arroganza e dell‘indifferenza nei confronti del resto del mondo, – e in attività „religiose" distruttive; così come negli estremismi dello Stalinismo, - per esempio nel suo brutale egualitarismo. Questo non significa però una maledizione generale di tutto e tutti in queste società.

Gesù non insegna tanto la „resistenza al male"; ma non sostiene né la sua necessità come „volontà di equilibrio" (come sostengono alcune dottrine orientali), né la sua necessità per il riconoscimento del bene divino ad esso contrapposto. Neanche una diretta elaborazione del „negativo" – che è spesso necessaria – può essere utile a tutti. Almeno per alcuni può funzionare quel tipo di percorso che viene proposto in generale nella „Christliche Wissenschaft„ („Scienza cristiana") di Mary Baker-Eddy". Questo non prova però che non esistano forze contrapposte, quanto piuttosto che esse possano venire indirettamente trasformate. Anche con Cristo non esiste la maledizione eterna, tutte le forze distruttive sono alla fin fine mutevoli sino al tempo di quell’ultimo capitolo della rivelazione di Giovanni, dove viene promesso che non esisterà più la tenebra (v. capitolo relativo).

A questo periodo seguì la vocazione degli Apostoli - Giovanni 1, Matteo 4, 18 - 22, Matteo 10.

* Per quanto riguarda la storia delle tentazioni, nella teologia viene tradizionalmente considerato il nesso carico di valore simbolico con la storia dell’umanità: il deserto e gli animali feroci come immagine contrapposta al mondo tramandato del paradiso di Adamo; si tratta quindi di uno stato che deve essere superato tramite Gesù come "nuovo Adamo". Nella prima tentazione, che parla di trasformare le pietre in pane, si tratta della questione se a guidarci debba essere la materialità o Dio. (Quando più avanti si tratta dell’alimentazione e resurrezione di molti uomini, non vi si vede più alcuna tentazione.). Nella seconda tentazione, quella di saltare dal tetto del tempio, si tratta del superamento della superbia nei confronti dei fardelli della vita umana. Gesù ha superato tutto quello che gli è stato inflitto (fino alla redenzione attraverso la resurrezione). La terza tentazione parla del potere dei regni terreni esistenti, o del "Regno dei Cieli" donato da Dio. (Tuttavia, nel prosieguo, il "Regno della pace" profetizzato e rilevante anche dal punto di vista terreno potrebbe portare alla trasformazione delle ambizioni di potere terreno attraverso Dio).

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Le nozze di Cana.

Qui – Giovanni 2, 1-12 – ci imbattiamo innanzitutto in un esempio che illustra come i problemi abbiano origine non tanto nelle traduzioni errate o nelle „correzioni" antiche dei Vangeli fatte su incarico della Chiesa, quanto piuttosto semplicemente nelle interpretazioni emozionalmente unilaterali e colorate di patriarcalismo.

La frase che Gesù disse a Maria „"Che ho da fare con te, o donna?" venne più tardi giudicata in maniera sprezzante. Chi cerca di comprendere veramente il testo e vede come Gesù in fondo facesse tutto ciò che Maria voleva, può facilmente dedurre che la frase esprimesse piuttosto ammirazione, che potrebbe forse venire espressa più chiaramente in questo modo: „Com’è stretta la relazione con te nelle cose che faccio, o donna!" L’espressione originaria non tramandata in lingua aramaica – una lingua a quel tempo molto semplice – nella traduzione dal greco può essere solo stata così: „Donna, io con te". Senza comprensione del contesto, il senso esatto era già ai tempi di Gesù spesso non riconoscibile.

Da questo momento fino alla croce si manifesta per un certo tempo un rapporto a volte creativo tra Gesù e Maria. Lei ha su di lui un effetto ispiratore, partecip alle tappe fondamentali della sua vita ed è anche oggetto di una trasformazione psichica.

Se nei tempi moderni il concetto di „sposa di Cristo" per le suore ha spesso solo un significato esteriore, originalmente esso si riferiva ad un reale tipo di vita.

La „forma" di Cristo come essere umano, così come era già stata menzionata nel capitolo sul battesimo di Giovanni, si fonde con l’aspetto maschile dell’anima (Animus). Può arrivare ad essere un „matrimonio interiore" con le parti femminili della nostra anima sotto l’auspicio divino. Ciò può avere un effetto trasformatore in senso alchimista anche in rapporto alle forze vitali e al corpo. L’immagine di Maria potrebbe per similitudine incontrarsi con l’aspetto femminile dell’anima (Anima)**.

Anche per gli uomini un percorso che passava attraverso Maria o attraverso le Marie* era talvolta ovvio. Ma entrambi i sessi possono trovare la loro via attraverso Gesù o attraverso Maria o attraverso entrambi, perché non esiste essere umano che, dall’anima sino agli ormoni, sia legato o debba rimanere legato completamente ai modelli di reazione del proprio sesso. Esistono però esseri umani che hanno un migliore accesso all’una o all’altra strada. L’unità interiore si manifesterà al termine del percorso. Questo sviluppo interiore per esempio non si pone il problema se l’autore di questo capitolo sia cattolico e se quindi sappia ben poco su Maria, ma allo stesso tempo non sia vittima di quei pregiudizi che invece molti osservanti del culto mariano si sono tirati addosso. Nella chiesa cattolica c’era la pratica oggi quasi dimenticata dell‘adorazione del cuore di Gesù e del „puro cuore di Maria".

Solo chi intraprende un percorso di tale portata trasformatrice è in grado di percorrere una strada nella quale non è necessaria la rimozione (in senso psicologico). Ma anche questa non deve essere una strada solitaria; grazie ad una più grande libertà interiore, una relazione con l’altro sesso potrebbe diventare possibile, addirittura possibile in modo più completo.

In questo contesto anche le parti dell‘anima ereditate dal padre e dalla madre vogliono essere integrate nella personalità.

Alcuni elementi della psicologia del profondo possono essere interamente posti in relazione con le esperienze religiose. Questo è ciò che tenta di fare Eugen Drewermann in un modo diverso. Le esperienze religiose fondamentali, dopo un’osservazione più attenta, dovrebbero manifestarsi ad un livello separato, da cui poi agiscono sui processi psicologici. Oggi ci sono delle tendenze che vedono in fondo la ricerca religiosa come un impulso vitale comune a tutti gli uomini „complessivo, sconfinato e rivolto alla ricerca del senso", V. Hubertus Mynarek: „Möglichkeit oder Grenze der Freiheit", 1977. Bisognerebbe però distinguere tra un impulso spirituale generale non plasmato ed un impulso religioso in senso stretto del Re-ligio, del re- o nuovo legame dell’uomo con l’origine divina, con il „Padre", cosa che per i cristiani credenti convinti è possibile attraverso il legame con Dio.

Dio, in quanto segreto più grande del mondo, può essere conosciuto non tanto se ci si limita ad un’unica scienza, ad un unico tipo di esperienza o ad un solo fenomeno - approccio che nel migliore dei casi è in grado di rivelare solo aspetti singoli - ma piuttosto attraverso il tentativo di riconoscere diversi approcci e di esaminarli insieme. Questo finora è successo solo in minima parte. Se il processo alchimistico e con esso anche l’uso comune della parte sinistra e della parte destra del cervello (sul quale oggi si effettuano numerose ricerche) venissero affrontati dai Cristiani alla loro maniera, con il risultato della „conoscenza creativa amorosa", gli scontri tra i teologi apparterrebbero al passato. Inoltre si renderebbe possibile una specializzazione su aspetti singoli, ma essa sarebbe riconosciuta come tale e non pretenderebbe una validità esclusiva. Questo rapporto complementare tra gli uomini ne trarrebbe vantaggio.

Chi invece poteva „sentire" nel senso del principio universale di Gesù „Ama il tuo prossimo come te stesso", poteva nel corso del tempo raggiungere lo stesso risultato e forse andare anche oltre. Chi si adopera per questo amore allo stesso tempo rivolto a sé stesso e al prossimo, si renderà comunque conto che tutto ciò deve essere prima di tutto imparato. Il „diventare più completo interiormente" può da parte sua agevolare questo amore.

La domanda sui „miracoli", che si potrebbe porre anche in relazione alle nozze di Cana, verrà illustrata più da vicino in un apposito capitolo. A proposito degli aspetti divini femminili di Maria-Sofia v. il capitolo „L’evento della Pentecoste".

La teologia tradizionale ha interpretato questo avvenimento come un distacco dal culto del dio greco Dioniso o come riferimento simbolico all’incontro di Israele con Dio ("il terzo giorno…", 2. Libro di Mosè 19:16), o anticipazione della Passione, in cui il vino assume un significato più profondo.

* Mentre Maria, la madre di Gesù, viene vista come madre spirituale di coloro che ne desiderano la guida, Maria Maddalena è, per coloro che l’adorano, una figura legata all’amore terreno.
Maria Maddalena (Maria di Magdala) era una donna che seguì Gesù. Molti pensano, conformemente alla tradizione, che si trattasse di una prostituta che cambiò la sua vita grazie a Gesù. Ma Gesù disse: "Lei ha amato molto". Questo non significa necessariamente sesso sfrenato, ma piuttosto – o comunque anche – la capacità di amare le persone in maniera totale, di essere comprensiva e buona nei loro confronti. Lei amava Gesù, e cioè lo onorava come uomo e lo ammirava come guida spirituale. Secondo la letteratura mistica (Jakob Lorber) Maria Maddalena purificò il suo amore sempre più in direzione di un amore spirituale. L‘amore quindi rappresentava la sua strada per capire Gesù e Dio. (Probabilmente in maniera simile a Clara, la donna che amò il monaco Francesco d’Assisi/ San Francesco intorno al 1100 – il quale dapprima la respinse e successivamente la accettò, nel momento in cui il suo amore era diventato puramente spirituale. (Su questo tema esiste un film molto interessante disponibile in lingua tedesca e inglese).
C’è una tradizione particolare che si riferisce a Maria Maddalena: la leggenda del „sacro Graal". Giuseppe di Arimatea, Maria Maddalena e alcuni altri seguaci di Gesù portarono il Graal – in origine la coppa nella quale era stato raccolto il sangue di Gesù – nella Francia meridionale o in Inghilterra. Al Graal vengono attribuiti alcuni miracoli. (Il Graal è anche simbolo dell’amore divino).
Ci sono anche altre speculazioni più recenti su Maria Maddalena. Per esempio l’idea che ella abbia avuto un figlio con Gesù il quale diede l’inizio ad una dinastia reale eruopea (i Merovingi). Nessuno può dimostrare la veridicità di questi libri moderni e intenzionalmente sensazionalisitici.

**) I concetti citati di "Anima e Animus" non sono materia di fede. Emerge dall'esperienza di molti uomini, cristiani oppure no, che uomini e donne hanno rispettivamente nella propria psiche componenti "maschili" e "femminili", che in parte provengono dai genitori presso i quali sono cresciuti, e che possono imparare a integrare nella propria personalità. Il concetto di "animus e anima" non è identico alla realtà che abbiamo delineato, ma costituisce un tentativo da parte degli psicologi di comprenderla a partire dal suo substrato.

Domanda:
Posso strutturare meglio il mio rapporto con l’altro sesso con l’aiuto di Dio?

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Punti di vista sulla sessualità, sulla simpatia, sulla capacità di comprensione e sull’amore.

Lo sviluppo delle prese di posizione ecclesiastiche sulla sessualità, così come le posizioni contrarie interne ed esterne alla Chiesa, danno l’impressione che in questo campo esistano grosse difficoltà a scoprire quale possa essere un rapporto con la sessualità „conforme all’uomo" o addirittura „cristiano". A partire dagli anni ’60 i divieti morali esterni hanno perso la loro efficacia; le Chiese inoltre non erano in grado di cercare nelle tradizioni l’essenza dell‘etica in esse presente che avrebbe potuto essere riflettuta fino in fondo in relazione alla nostra società. La „rivoluzione sessuale" nata come reazione alla sessualità repressa, ha portato all’altro estremo di una nuova ideologia caratterizzata da una „coazione del rendimento sessuale"– dissipazione dell’energia vitale – e inosservanza del desiderio di relazioni che si assumano anche una responsabilità psicologica e spirituale: continue rotture sino a rendere gli individui incapaci di lavorare. Di conseguenza, al più tardi con gli anni ’80, non rimase spesso nient’altro che la rassegnazione; ed era quasi impossibie trovare un movente sensato per uno sviluppo ulteriore della società al di là di questi estremi. Esso potrebbe trovarsi nell’aspetto del superamento della „mentalità del possesso". Da questa lunga lotta degli esseri umani che ha caratterizzato il secolo si può dedurre che entrambe, la responsabilità e la libertà anche proprio in rapporto alla loro realizzazione tra uomini e donne, senza un accenno ad un ulteriore sviluppo completo degli esseri umani, non sono realizzabili e neanche conciliabili in maniera armoniosa. Esempi di singole coppie, dove apparentemente o anche realmente è riuscito, fanno supporre che sia possibile trovare una tale via.

Ad ogni modo Cristo si rivolge agli uomini e alla loro possibilità di diventare „interi", „completi", che è una caratteristica che già da sola crea la base per una vera libertà. Non si pronuncia sulla continua frammentazione degli strati dell’essere umano, ormai divisi, non si tratta quindi nenche di un’estatica esperienza del Tutto, ma piuttosto della sua nuova integrazione intorno alla "saggezza del cuore".

Ma Cristo non è neanche un sostenitore dei „condizionamenti", delle forme esteriori e della loro soppravalutazione, o addiritura dell’abuso di termini come responsabilità, fedeltà e onestà per abbellire l’invidia, la gelosia e l’avidità di possesso. Lui si riferisce allo spirito che è ispiratore dell’agire. Anche nel matrimonio per Lui non è automaticamente tutto perfetto, quello che considerato dall’esterno viene visto come un aspetto negativo.

Amare Dio – e i prossimi – come sé stessi – quella regola cioè con la quale Cristo riscattò la logica del divieto del Vecchio Testamento, descrive innanzitutto un atteggiamento universale che percorre e unisce questi tre campi. In questo contesto l’amore per il prossimo è qualcosa di diverso rispetto al mero preoccuparsi istintivo per i parenti ecc. – può però riguardare anche i parenti, ma in maniera più libera. A causa di questo ruolo dell’uomo come aiuto amorevole, ovunque esso sia opportuno, anche l’amor proprio non è un amore egoista, ma è piuttosto un amore verso sé stessi – compreso l’amore del corpo in quanto strumento – attraverso il quale vengono serviti gli altri e quindi anche Dio.

La forma più alta dell’amore è incondizionata. Cfr. anche l’amore per i „nemici", Matteo 5, 43-48 – che non significa rinunciare alla saggezza.

In questo contesto dovrebbe essere chiaro che per esempio le tesi molto diffuse che mettono sullo stesso piano la sessualità e l’amore o l’amor proprio e l’auto-appagamento e le fantasie, sono lontani anni luce dall’approccio di Cristo. Ciò che piuttosto rappresenta un isolamento interno di singole forze, e che pone delle false immagini tra gli esseri umani e gli altri reali, è senza dubbio una delle numerose imperfezioni dell’uomo dalle quali si può imparare qualcosa. Ciò però non rappresenta lo scopo finale.

Gli europei contemporanei possono vivere una trasformazione della sessualità quando nello svolgimento di attività in comune due esseri umani entrano in contatto spirituale e intellettuale e imparano in questo contesto a gestire le loro antipatie e simpatie. Non a queste in prima linea, ma anche a queste si deve prestare attenzione per trovare contatti al di fuori. Solo più tardi verrebbe ad aggiungersi il piano fisico; esso non appartiene automaticamente ad ogni amicizia od incontro. Le energie del cuore possono allora portare con sé energie sessuali e queste non devono essere costrette a essere soddisfatte in maniera esplosiva, come invece oggi normalmente succede a causa del condizionamento culturale. Un atteggiamento di base amorevole ne è parte integrante.

A proposito della sessualità, molte tradizioni spirituali insegnano, al posto della rimozione o, al contrario, di un continuo godimento della stessa, una sua trasformazione che può anche essere di più della „sublimazione" freudiana (...). Le più antiche correnti orientali avevano il difetto di partire in parte proprio dalla sessualità, anziché permettere agli uomini completi di incontrarsi – cosa che oggi potrebbe risparmiare numerose tecniche e come almeno sarebbe adatto oggi - „cominciando dall’alto" e cioè conoscersi prima spiritualmente e intellettualmente. Rimane il punto di vista delle correnti orientali che un tranquillo stare insieme, e non uno stare insieme orientato all’orgasmo maschile o femminile, può portare lentamente in armonia con l’intero essere. Anche nel Cristianesimo ci sono stati approcci di questo tipo che oggi però sono scomparsi e che sarebbe opportuno recuperare, come dimostrano a questo proposito alcune eredità dei cantori cavallereschi e dei trovatori.

Poiché nella sessualità possono manifestarsi delle complicazioni subconscie, nelle diverse religioni essa viene posta in relazione con la coppia, nella quale può venir gestita in comune nei suoi vari sviluppi. Chi vuole riservare questa esperienza in senso stretto al matrimonio, può farcela se nelle precedenti relazioni entrambi i partner chiariscono in tempo cosa vogliono e cosa non vogliono e si danno appoggio reciproco.

Questo vecchio approccio che Gesù riconosce fino alla sua caratterizzazione negativa di uno sguardo desideroso nei confronti p. es. della donna di un altro, non dovrebbe però escludere la possibilità di un incontro diretto ed entusiasta tra due persone che non si conoscono – che più spesso di quanto si pensi è sentito e talvolta non viene esattamente compreso neanche dagli stessi interessati: „Se due o tre si raccolgono in mio nome, io sono in mezzo a loro" (o in una traduzione più corretta „in loro"). Questo non richiede una riunione ecclesiastica organizzata, né una particolare preparazione, può invece avvenire in qualunque luogo dove lo „spirito di Cristo" fa in modo che due persone si incontrino per un qualche scopo. Può essere difficile riprendere questo tema dove si tratta di un uomo e di una donna tra i quali esiste anche una simpatia e anche in questo caso mantenere una coscienza chiara e tenere presente che si tratta del punto di partenza, ma è una necessità mondiale. Non deve trattarsi né di legami né di sessualità, sono gli stessi interessati che devono scoprire di cosa si tratta in maniera sincera.

Già la vita di Gesù sulla terra dimostra che si trattava di una persona non convenzionale. Ne potrebbe risultare che le convenzioni siano necessarie fino al momento in cui Lui „non è tra loro".

Un presupposto per migliorare e rendere adeguati i rapporti tra gli esseri umani è uno studio della propria individualità, compresa la propria "Aura". Anche come coppia si rimane individui, una completa dissoluzione di entrambi nella coppia in ogni caso non viene auspicata.  

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Il „santo zelo" (e alcuni punti di vista sulle emozioni).

In Giovanni 2, 13-25 dopo le nozze di Cana viene descritta la pulizia del tempio. Gesù scaccia con zelo i mercanti e i cambiamonete dal tempio. Qui egli vuole dare un segno evidente contro l’ipocrisia del mondo che caratterizza il tempio come casa di Dio e che anche lì non ha altro scopo che quello di dedicarsi al semplice mercanteggiare. La situazione è tale per cui egli non si può aspettare niente dai capi cittadini o spirituali e, poiché è l’unico che si sente ancora responsabile „nella casa di suo padre" se ne occupa lui stesso; si tratta di un‘azione di resistenza sociale, senza ferire gli uomini. „Obbedire di più a Dio che agli uomini" non è per lui in nessun modo un’atteggiamento servile. Anche quando dice: „Date a Cesare quello che è di Cesare" (e a Dio quello che è di Dio), non si può identificare un atteggiamento servile, come spesso è stato tentato, ma piuttosto lo sforzo di evitare agli apostoli degli inutili contrasti con le forze sociali. Religione e politica hanno le loro rispettive leggi. Servire il prossimo e volere il „meglio per la città" è tantomeno un atteggiamento servile.**

In questo contesto si potrebbe porre la domanda relativa al rapporto dell’uomo con i moti emozionali. Non tutti/tutte vivono le proprie emozioni ad un livello così alto come Gesù, che viveva continuamente nel „rabbrividire positivo di fronte a Dio" e nella compassione per il prossimo, e il cui zelo si basava solo sulla consapevole buona intenzione. Negli uomini comuni all’inizio quasi tutte le emozioni si presentano mischiate con dei meccanismi inconsci di stimolo-reazione – che sono diversi a seconda della biografia del singolo e si manifestano con diverse intensità, ma che sono simili nella loro struttura di base. Anche senza accontentarsi delle interpretazioni altrui, purificare le proprie reazioni da tali meccanismi, osservarle e quindi infine dominarle o consegnarle a Dio, è un processo che richiede molto tempo.

Anche se abbiamo a che fare con la psiche, i consueti metodi di analisi psicologica e i metodi terapeutici non sono particolarmente adatti a coloro che sono alla ricerca di Dio e della verità.
Dove ancora si hanno in mente quei modelli di interpretazione unilaterali che riducono i problemi psichici alla sessualità e alle esperienze della prima infanzia, e dove inoltre le „cause" delle debolezze„ diventano „motivi" per „rimanere così" invece di porre l’accento sulla capacità di sviluppo dell’essere umano così come fa Erich Fromm, la psicologia può addirittura diventare un ostacolo sulla via spirituale.

Dove la psicologia, come „scienza dell’anima", stimola l’osservazione dei processi dell’anima e l’anima – cosa rara – viene vista più di una funzione cerebrale chimico-elettrica, il suo studio potrebbe anche essere un utile punto di collegamento. Essa si svilupperebe meglio se fosse disposta a recepire le affermazioni delle correnti psicologiche alternative. Serve a poco cercare di trattare interi complessi di problemi come un tutt’uno. Sarebbe più efficace cercare singole parti di un complesso, e distinguere in maniera consapevole se si tratti di „una trave nel proprio occhio" o di „una pagliuzza nell’occhio altrui", e individuare di chi è la responsabilità. Alcune scuole cristiane cercherebbero di porre l’accento sul primo aspetto perché esso è più difficile e deve prima essere appreso, rivolgere cioè l’attentione alle proprie azioni problematiche perché è più facile corregerle da soli; la confessione ecclesiastica quindi, accanto ad un aspetto spirituale ha anche un effetto terapeutico. Nella prassi psicologica si troverebbe più spesso in primo piano l’altra prospettiva, quella della vittima. Alla fine ci si accorgerà che ciononostante entrambe le parti sono entrate in gioco. Le dottrine spirituali orientali p.es. porrebbero l’accento sulla relazione esistente tra i due aspetti nella vita come fonte del „Karma" / del destino.

Quando si tratta di affrontare e risolvere le ripercussioni di giornate difficili, potrebbe aiutare anche un metodo rivelato da R. Steiner: uno sguardo retrospettivo al contrario partendo dalla serata e arrivando fino al mattino. Dopo è più facile ritornare al presente.

È anche possibile scrivere e consultare spesso uno „specchio dell’anima" che contenga osservazioni finalizzate al proprio miglioramento o caratteristiche auspicabili, una prassi sperimentata nel campo mistico.

Anche una conversazione tra diverse persone p.es. può portare a progressi nel campo dell’anima. I molti pregiudizi e giudizi avventati diminuiscono nella misura in cui l’individuo diventa pù trasparente nei confronti di sé stesso e lascia andare la zavorra. L’importanza che Gesù attribuisce al „non giudicare" e a ciò che „esce dalla bocca" non è una pretesa morale inadempibile, ma piuttosto un’esortazione a cominciare con questo processo. (Ciò spesso presuppone di rimanere in silenzio, anziché continuare a litigare, e di parlarsi in un momento successivo con calma e in tranquillità. (Vedi il capitolo "Il silenzio nel deserto").

In questo contesto ci sono correnti formative europee che presentano elementi conosciuti nello Yoga, quali i centri nervosi o della coscienza – i chakra – cui vengono però attribuiti altri nomi (Antroposofia, Vita Universale ecc.). Tali tentativi non sono automaticamente „non cristiani", come viene supposto da parte della Chiesa. Questi centri invece erano già conosciuti dai teosofi del Medioevo (J. G. Gichtel) e sono ormai realmente riconoscibili in tutte le strutture energetiche presenti nell’uomo; così come la conoscenza dei ben noti punti dell’agopuntura non è automaticamente „taoistica" – perché questi sono ormai da tempo misurabili con degli strumenti e da qualche tempo anche attestabili istologicamente nei tessuti del corpo umano.

**) Lo "zelo" in questo senso va distinto dallo "zelo senza conoscenza" (Lettera ai Romani 10,1-3).

A questo proposito vedi anche la pagina aggiuntiva „Principi dei valori etici": 3. Parte.

Domanda:
Posso elaborare le mie emozioni in modo più consapevole con l’aiuto di Dio?

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Sul discorso della montagna (e alcuni punti di vista sulla ragione).

A proposito del cambiamento dei valori (anche di quelli odierni) della vecchia società a causa del discorso della montagna è stato scritto molto. Cfr. Matteo 5 - 7,29. Gli uni lo accolgono favorevolmente in relazione alle attività sociali. Gli altri lo minimizzano in quanto „etica dei principi" e preferiscono quella che loro chiamano „l’etica della responsabilità" con le minacce di castigo del Vecchio Testamento, con la presenza dell’esercito ecc. Alcuni cercano semplicemente di vivere conformemente ad esso. Il discorso della montagna viene apprezzato anche al di fuori degli ambiti cristiani (p.es. da Gandhi).

Anche dal punto di vista della ricerca sulla coscienza si può riconoscere che il discorso della montagna si rivolge soprattutto a quegli uomini per i quali la coscienza può essere di più che un’umana „analitica della ragione", e per i quali la vita non termina nella sfera esclusivamente privata. I „poveri nell’anima", coloro cioè che „sanno di sapere poco o niente", che sono aperti nei confronti delle relativizzazioni e sono consapevoli del fatto che Dio sappia più di loro, sono „beati", „loro è il regno di Dio". Questo atteggiamento può anche dimostrarsi una continua e potente spinta allo sviluppo, più che qualsiasi altra attitudine considerata „ragionevole" dagli uomini.

„Gli afflitti" non devono sempre sopportare solo il loro destino individuale, - e in questo modo elaborare la loro parte rispetto al tutto, invece di ignorare il tutto con leggerezza. Alcuni portano con sé qualcosa di pesante che riguarda tutta la rete di persone che fanno parte della loro vita e in fondo il destino dei popoli e dell’umanità. Anziché degli uomini di Stato spesso oggi si tratta di movimenti di base, e chi dà loro la necessaria assistenza, chi prega per loro, invece che sempre per i potenti, i famosi, i grandi dell’economia?

I „miti" sono più chiaramente quelli che sono miti per propria volontà (non semplicemente i paurosi). „Loro sarà la terra promessa" e con loro essa si manterrà e si svilupperà.

„Quelli che hanno fame e sete di giustizia": non l‘invidia, ma la giusta ricerca della giustizia per sé e per gli altri, apre gli uomini „verso l’alto", prima o poi non senza risposta, anche se la risposta non sempre è così come la si immaginava. „I misericordiosi" portano spontaneamente e in maniera molto chiara i loro fratelli e sorelle e tutte le creature a loro simili „verso l’alto" e verranno sostenuti così anche da Dio.

„I puri di cuore" e che in questo modo si sono „tolti gli occhiali spirituali" o meglio hanno riconosciuto e messo da parte i loro pregiudizi, vedranno Dio. Questo è il vero significato della parola „non giudicate".

„I pacificatori" che ristabiliscono la pace nel senso della preghiera di pace di S. Francesco D’Assisi, permettono anche ad altri di riconoscere che ci deve essere un’altra forza in azione, diversa da quelle che normalmente dominano la vita. Essi veranno quindi chiamati i figli (e le figlie) di Dio.

„Quelli che vengono perseguitati a causa della giustizia e „a causa mia", cioè per il fatto di essere i discepoli di Gesù, contro i quali vengono dette falsità e calunnie, verranno ricompensati con la beatitudine. Essi conoscevano interiormente la beatitudine, mentre il loro essere esteriore soffriva. Ciò non significa che la sofferenza sia uno scopo di per sé.

Gli eletti devono esercitare il loro ruolo di „sale della terra" e „luce del mondo". Proprio in questo capitolo Gesù fa riferimento anche alle „leggi" e ai profeti del Vecchio Testamento. Riprende più volte ciò che di giusto c’è stato nel suo tempo, ma lo rende fecondo per una nuova epoca nella quale non più le leggi stesse sono in primo piano, ma le loro fonti, e dove ogni essere umano è in grado di creare i princìpi vitali interiori.

Chi „aspira al regno di Dio" tutto il resto „gli spetterà". Anche qui è evidente che il piano del pensiero comprensivo non deve venire distrutto, ma piuttosto deve aprirsi affinché possa essere compreso anche quello che scaturisce dalla logica spirituale superiore. Non si parla però di dover abbandonare i condizionamenti terrestri semplicemente in favore di una voluttà in condizioni di coscienza separate. Visioni superiori dovrebbero venire più spesso completamente messe a confronto con la coscienza e la vita terrestri, fino a che il mondo non sarà cambiato. La chiarezza rimane o emerge per la prima volta dove l’uomo, ponendosi determinate domande relative alla speculazione, alla supposizione, alla teoria e alla convinzione, nella scala dell’ignoranza arriva al sapere, e questa è un’importante base per lo sviluppo. Questa rappreseta una differenza p.es. con quella pura ricerca della beatitudine tipica di alcune correnti spirituali antiche.  

Questo pensiero superiore nel discorso della montagna (v. il prossimo capitolo) già per il suo contenuto, è diretto in prima linea agli uomini che non lo vogliono usare esclusivamente per un nuovo ordine della loro attività spirituale individuale. Il percorso si rivolge innanzitutto alla vita individuale, nella quale si può cercare un partner o il „prossimo", come è stato descritto nei capitoli „Il battesimo" e „Il silenzio nel deserto". Dopo si costruisce in particolare sul piano delle relazioni uomo-donna e subito si tasterà il terreno relativamente alle ulteriori interazioni spirituali tra diversi individui. Questo è stato descritto nei capitoli „Le nozze di Cana" e „...L’amore". Questo è stato descritto nei capitoli „Le nozze di Cana" e „...L’amore". Ora invece nel discorso della montagna si affrontano il piano spirituale e quello etico, e ci si orienta subito alla più ampia direzione spirituale d’arrivo, che potrebbe dar vita ad una comunità basata sulle relazioni tra gli individui. Questo corrisponde all’immagine originaria della relazione tra suono e intervallo tra le triadi e la scala musicale – con il Tutto.

La teologia ha osservato il collegamento con le affermazioni contenute nell’Antico Testamento, ad es. Salmo 1 e Geremia 17:7 e seguenti. Secondo il 4. Libro di Mosè 12:3 in collegamento con Matteo 11:20, Gesù era visto come il nuovo Mosè. In base alla profezia in Zaccaria 9:9 e seguenti. "…il suo dominio si estenderà da mare a mare…" si fa riferimento al significato universale dell‘annunciato Regno di Dio. Non trascurabile è il fatto che nel discorso della montagna Gesù trasformi più volte le leggi dell’Antico Testamento in qualcosa di nuovo "…ma io vi dico…". Egli cioè non parla come i rabbini che interpretavano le Scritture, ma dalla consapevolezza di una missione divina. Proprio questa caratteristica profetica e messianica risultava controversa a coloro che provenivano dall’Antico Testamento.

Nelle pagine in tedesco e in inglese si trova anche un passo del discorso della montagna, Matteo 5: Le beatitudini e il sale della terra.

 

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 La trasfigurazione di Cristo sul monte Tabor (Matteo, 17).

Molti gesti di Gesù, dal dialogo con Nicodemo – Giovanni 3 – al discorso della montagna, sino ad arrivare alla guarigione del cieco nato e a quando Gesu dà da mangiare ai cinquemila sulla montagna, costituiscono nel loro simbolismo il contesto esterno di ciò che trova espressione interiormente nella „trasfigurazione". Essa è simile al concetto orientale della grande illuminazione. Lo spirito viene illuminato. Ma nel caso di Gesù e anche nell’uomo che è capace di sentire questa possibilità si riferisce ad una più stretta relazione con Dio, che qui non viene inteso come il generale assoluto, ma come essere.

Il puro e semplice „pensiero positivo" potrebbe, se praticato in maniera non egoistica e non megalomane e senza manipolazioni tecniche, trasferire il pensiero in uno stato che sarebbe più affine a ciò che può giungere da Dio; potrebbe quindi aprire ad esso. La letteratura di questa corrente in gran parte trascura però questa precisazione e così può spesso terminare in un autoinganno.

Ancora però non si tratta di „trasfigurazione".Con essa non viene semplicemente aggiunto un "tocco" di programma positivo alla confusione, comune per altro a tutti gli uomini, del programma spirituale, così che ne derivi una sovrabbondanza di programmi positivi – un esercizio sicuramente possibile. Tutto invece verrà risolto e liberato da distorsioni e punti di vista ingannevoli attraverso la possibilità di osservare le origini spirituali. Un ordine divino superiore diventa visibile in tutte le cose. Verrà osservato come la maturazione dell’uomo può anche perdersi in questa strada, essa si presenta come un’approfondimento dei processi di psico-igiene, come è stato trattato nel capitolo „Il santo zelo". A partire da un più fondamentale strato delle conoscenze, tutto verrà illuminato. Le conoscenze non sono pensiero, possono emergere con o senza pensiero, non si possono ottenere con la forza, e hano un effetto liberatorio. Qui non è più necessario rimuovere il mondo dei pensieri, come invece è stato provato altrove.

Il pensiero verrà liberato da modelli di reazione istintivi, in questo modo il pensiero controllabile analitico e sintetico diventerà più facilmente strumento della ragione-coscienza posta al di sopra. La facoltà di discernimento nel pensiero progredisce – senza diventare indecisa („tiepida"). Qui p.es. diventerà chiaro che cosa sia o meno opportuno ed in quali condizioni.

Per quanto riguarda Cristo stesso, si può partire dal presupposto che non doveva eliminare ogni intorbidamento che separava l’uomo comune da questo piano. Tuttavia si manifestava anche per lui una chiarezza sempre più grande. Più tardi, nella cosiddetta preghiera del sommo sacerdote, pregò per quella chiarezza che lui stesso aveva presso Dio prima della creazione (Giovanni 17).

Alcuni teologi interpretano la trasfigurazione e la professione di fede in Cristo da parte di Pietro sullo sfondo del giorno di espiazione degli ebrei (jom kippur) ossia della seguente festa delle capanne. (Il giorno di espiazione il sacerdote per l’unica volta in tutto l’anno pronunciava il nome di Dio nel Sancta Sanctorum del tempio). Altri vi hanno visto un collegamento con la salita di Mosè sul Monte Sinai (2. Libro di Mosè 24:16).

Nelle pagine in tedesco e in inglese si trova un passo del vangelo secondo Matteo 17, 1-13:  La trasfigurazione di Gesù.

Domanda:
Posso riordinare i miei pensieri in accordo con la ragione con l’aiuto di Dio?

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La questione dei „miracoli".

Gesù non agiva per soddisfare la voglia di sensazionalismo di molti uomini e neanche per costringere gli uomini alla fede attraverso avvenimenti esterni. Tutto il suo percorso è caratterizzato da una chiarezza interiore rispetto a ciò che doveva fare - e quindi non a causa di questa o quella circostanza, per ottenere questo o quell’effetto.
Le guarigioni erano spesso „segni", azioni in piccolo che rimpiazzavano qualcosa di più grande, di più fondamentale. Nella guarigione del nato cieco avvenuta di sabato, Gesù risponde che il motivo non sono i peccati, ma invece „è così perché in lui si possano manifestare le opere di Dio". Cfr. Giovanni 5, 6-9; Giovanni 6; Giovanni 9, 3 e v. anche nella terza parte il capitolo "Gesù e la guarigione".

Lo sconvolgimento di modelli di pensiero antiquati e la riflessione sul significato più profondo di tali azioni sono allo stesso tempo effetti collaterali indesiderati. Che ci siano uomini che hanno bisogno di poter osservare dall’esterno, contare, misurare, soppesare, Gesù lo riconosce nel caso di Tommaso, che tra i discepoli può essere definito come il „tipo scienziato naturale" (...). (V. nella terza parte il capitolo „Scienze naturali e fede in Dio").
Gesù non voleva costringere nessuno, ciò avrebbe avuto il carattere di un tribunale, e d’altra parte non è neanche possibile trovare nelle sue azioni l’intenzione di provocare un rifiuto da parte di coloro che non erano maturi per una decisione.
Vale la pena di leggere anche il „Vangelo secondo Tommaso", una raccolta apocrifa ed esatta di massime di Gesù, indipendentemente dal fatto che esse siano state scritte da Tommaso stesso o no. Questo testo era conosciuto e accettato dai cristiani spirituali in Egitto e anche altrove.

I „miracoli" di Gesù non sono stati il punto chiave della sua attività. Spesso li faceva solo per aiutare dopo che era stato pregato di farlo, senza che intorno a lui si fosse raccolta una folla di persone, e lui spesso intimava alle persone di non raccontare ciò che avevano visto.

Se oggi però i teologi e le teologhe della scuola della „teologia della smitizzazione" di Bultmann pensano di poter negare l’esistenza di questi miracoli o li spiegano attribuendo loro un significato simbolico, allora bisogna riconoscere che essi si conformano all’immagine meccanicistica del mondo e dell’uomo tipica del XIX secolo e che semplicemente non hanno preso atto delle nuove correnti scientifiche. Perché le nuove correnti nella fisica dei quanti, nella biologia, nella medicina naturale e nella ricerca parapsicologica, nell’astrofisica ecc. sono ormai così avanzate che in esse possono almeno essere trovati degli elementi che possono aiutare a rimuovere la „inimmaginabilità" degli avvenimenti biblici. Ciò non deve rappresentare la ricerca di una „prova di Dio", per la quale sarebbero competenti altri piani, diversi da quelli delle scienze naturali.

In questa corrente teologica è accettabile solo questo aspetto: essa non considera l’obiettività scientifica come una premessa della fede.

I tempi della parzialità del vecchio illuminismo sono finiti. Anche per gli per gli scienziati è diventato possibile avere una fede senza per questo diventare schizofrenici. In un tempo in cui gli uomini credono a cose ben note nella parapsicologia, come la capacità di alcuni di piegare i cucchiai a distanza, senza ulteriore fede – nonostante una grande quantità di inganni, rimane comunque una buona parte che è indubitabile –, sarebbe semplicemente assurdo disconoscere a Gesù Cristo tali possibilità. Gesù agiva partendo da un altro spirito, diverso dal divertimento provocato dal piegare un cucchiaio, ma oggi appare ovvio che Gesù fosse realmente in grado di penetrare tutte le forze della natura – e che proprio oggi è sicuramente importante guardare da vicino questo fenomeno; per la nostra immagine dell’uomo, per una guarigione completa in senso cristiano ecc. Una tale visione spirituale di Gesù non è in contraddizione con l’immagine di Gesù in quanto „figlio dell’uomo", che voleva dare un esempio ai singoli e alla comunità. Spesso è l’accettazione di una tale contraddizione apparente a condurre al rifiuto dei „miracoli", perché gli individui in questione ritengono in buona fede di dover respingere le tendenze sbagliate che allontanano da un Cristianesimo umano e socialmente critico. In verità prendere insieme le due componenti dovrebbe fornire un’immagine più chiara della radicalità di Cristo e del suo legame con la volontà e quindi anche con la forza del creatore.

(...) L’energia qui non è una forza priva di sostanza; essa è allo stesso tempo un’effetto dell’entità di Cristo. P.es. nello yoga orientale l’energia viene spesso osservata isolatamente. Anche oggi avvengono guarigioni che nel senso originario sono nate con la preghiera e in relazione con la parte più intima dell’uomo legata a Cristo che vuole la guarigione e la completezza dell’uomo che anche secondo Cristo „può fare cose più grandi" di lui.
La guarigione spirituale di per sé e il progresso psichico-spirituale ad essa legato rimangono comunque una grazia che non si può ottenere con la forza, a prescindere da quanto l’uomo possa fare per prepararsi ad essa.

Sui "doni spirituali", come il dono delle guarigioni, la "diversità delle lingue", e i doni delle capacità profetiche v. anche la prima lettera ai Corinzi 12, 7-11; gli atti degli apostoli 2, 17-20; e il capitolo "La Pentecoste" in questo scritto.

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La resurrezione di Lazzaro.

Fino a questo punto tutti gli strati dell’essere umano, con i quali le vecchie scuole misteriche si sono date pena per secoli, sono state affrontate da Cristo in un modo nuovo. Così "l’ultra-conscio", l’io interiore dell’uomo può manifestarsi nel cogliere la vita corporale, spirituale, mentale. In questo modo viene sviluppata la facoltà di chiarire, integrare e ampliare coscientemente strati più profondi e più antichi del subconsciente.

Nei misteri dell’antico Egitto p. es. si trattavano gli aspetti spirituali e mentali fino ad arrivare alle forze della volontà della vita corporale.

Nella resurrezione di Lazzaro – Giovanni 10:39-11* - si accenna ad un ulteriore approfondimento. Innanzitutto, alcuni dettagli apparentemente di scarsa importanza assomigliano in maniera sorprendente a quel sapere egiziano sopra citato. Quest’ultimo conosceva l’esperienza nella quale l’individuo trascorreva tre giorni in uno stato che la parapsicologia moderna conosce come „Out-Of-Body-Experience", cioè un‘esperienza extra-corporale simile ad un sogno che allontana dalla realtà, ma di tipo cosciente. Il corpo sembrava essere morto. L‘individuo dopo questo tipo di esperienza aveva la certezza che dopo la morte avrebbe continuato a vivere come essere psico-spirituale. Lo Ierofante doveva badare al fatto che la persona in questione al più tardi dopo tre giorni si risvegliasse nella coscienza terrena, altrimenti il risveglio non sarebbe stato più possibile e il corpo avrebbe cominciato a decomporsi. Lazzaro ci racconta proprio di questo, dopo quattro giorni „ormai puzzava". Nel profondo, sino alla sostanza fisica doveva essere in azione una forza che lo fece resuscitare. Attraverso gli eventi biblici si manifesta una tendenza a dimostrare che un tipo di spirito cristiano è riconoscibile anche e soprattutto in particolare negli aspetti materiali e nell’azione esterna – una tendenza che solo adesso nel nostro tempo può venire ripresa, dopo che la mistica dei secoli precedenti ha penetrato gli strati psico-spirituali in maniera chiarificatrice.

È possibile che in tutte le religioni, le dottrine che riguardano la vita oltre la morte abbiano origine in certi tipi di esperienze che riguardano il sentirsi al di fuori del corpo fisico anziché partire da speculazioni di tipo filosofico che non erano adeguate allo stato della coscienza degli uomini della preistoria, della protostoria e della storia antica. Una descrizione adatta si trova in „Ursprung und Gegenwart" di Jean Gebser. Egli distingue tra uno stadio della coscienza arcaico, magico e mitico, precedenti a quello del pensiero astratto, e una coscienza integrale. Se le rotture tra questi diversi stadi fossero veramente necessarie è un’altra questione; in ogni caso oggi è possibile affrontarle. Anche R. Steiner sottolinea l’incomparabilità degli antichi tipi di coscienza. Soltanto le reminescenze di esse si possono trovare nelle diverse fasce di età delle singole persone nel processo della crescita.

Il confronto con gli antichi riti di iniziazione non deve comunque significare che la resurrezione di Lazzaro sia stata un’azione rituale, come nel caso dell’ Egitto, concertata formalmente tra tutti gli interessati. Gesù si è allontanato spesso nelle sue azioni dalle prescrizioni relative al culto riguardanti il tempo – p.es. il Sabbat – il luogo – p. es. il tempio, o la situazione. Partendo da questa libertà, di quando in quando egli sfruttava le circostanze in maniera comunque positiva, p.es. le feste Pessach, il tempio.... In questo può essere un modello per i rapporti con alcune tendenze, p.es. l’accettazione di punti di vista astrologici, "di luoghi di forza" ed usanze. (V. anche i libri di Marko Pogacnik : "Wege der Erdheilung", "Erdsysteme und Christuskraft", ...).

In relazione con la resurrezione di Lazzaro anche Gesù e la cerchia che si sta formando intorno a lui diventa visibile in maniera più forte verso l’esterno come un tutt’uno. Questo mostra una coscienza allargata di Gesù che coinvolge anche i discepoli e che in questo modo feconda anche l’ambiente sociale allargato. Un ampliamento della coscienza affine può manifestarsi anche oggi per gli individui nella successione di Gesù se le loro attività di gruppo si rivolgono all’esterno.

Segue ora la via della passione. Il sommo sacerdote stabilisce con le sue parole una relazione tra ciò che dovrebbe succedere a Gesù e il destino del popolo (Giovanni 11). Nella sua visione profetica percepisce veramente che Cristo morirà per tutti. Ma lo interpreta male (dicendo) che Gesù arreca danni al popolo se rimane in vita. Questo richiede una coscienza che è in grado di interpretare al di là del pensiero processi e correlazioni, una competenza questa, che prima però deve venire acquisita. Non è identica alle immagini che si manifestano istintivamente. Le cause più profonde possono venire scoperte, disintegrate e create. Il pensiero negativo o un altro tipo di pensiero non si possono più sedimentare in maniera semicosciente e non si possono più ammassare nelle strutture problematiche degli strati, anche corporei, più profondi. Questa problematica viene risolta anche in maniera retroattiva, quando l’individuo indaga anche queste leggi. La strada verso un futuro libero e creativo è libertà.

Nelle pagine in tedesco e in inglese si trova un passo del vangelo secondo Giovanni 11: La resurrezione di Lazzaro.

Il padre della Chiesa Clemente d’Alessandria era ancora in possesso di una versione allargata, „segreta" del Vangelo secondo Marco. Secondo le sue parole questo era „un Vangelo spirituale" per l’uso di coloro che si trovavano nel „perfezionamento", che serviva al loro „progredire nella conoscenza". Qui erano compresi passaggi delle annotazioni di Marco e di Pietro, come la resurrezione di Lazzaro, mentre nei Vangeli per l’uso comune essi venivano lasciati da parte. Solo Giovanni e i suoi discepoli riprendevano certi eventi apertamente nel Vangelo. Clemente definisce Cristo come „Mistagogo" o „Ierofante", e cioè come colui che – a differenza degli altri culti misterici – introduceva o iniziava ai nuovi misteri (segreti della fede). (Cfr. Prof. Morton Smith, "The Secret Gospel...". Le vie di Cristo non supporta tutti i suoi contenuti.).

Domanda:
Posso immaginarmi che Dio aiuta a unire vita e morte, coscienza e sonno?

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„Le pecorelle".

Un po‘ di tempo prima della lavanda dei piedi, le persone legate a Cristo vengono chiamate „pecorelle" - Giovanni 10, 11-18, così come Cristo stesso in altri passaggi viene chiamato „agnello". Qui viene sottolineata la franchezza già esistente o nuovamente elaborata dei discepoli - in special modo per ciò che viene da Cristo - così come la stessa relazione tra Cristo e Dio. Benché possa essere già molto maturo, l’Individuo può su un certo piano sentirsi di nuovo come un „foglio bianco", come un bambino. Il vero progresso - anche se deve essere sempre rivisitato con orgoglio – porta piuttosto all’umiltà; cresce la convinzione che tutti gli uomini abbiano un ruolo significativo, ma in fondo un piccolo ruolo di fronte a Dio. Qui si può parlare anche di „umiltà"; ma in un senso libero e spirituale e non nel senso di un comportamento servile di fronte alle autorità terrestri, che ha spesso prodotto degli equivoci. Non a caso Cristo nello stesso capitolo dice „Io sono la porta". Chi apre il proprio essere o il proprio cuore per Cristo, per lui egli è aperto come una porta che conduce a Dio, una premessa per tutto il resto.

Le „pecore" vengono anche poste in contrapposizione ai „capri" (p. es. Matteo 25:32-33).

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Cristo e la lavanda dei piedi e l’unzione di Gesù da parte di Maria di Betania.

Il resto dei Vangeli presenta sempre più eventi simbolici in cui mancano veri e propri insegnamenti. Al più tardi a questo punto possiamo mettere da parte tranquillamente le "rivelazioni" e il "Tutto su Gesù" commerciali e trasformati a proprio uso e consumo, alla fine delle quali non sappiamo ancora niente. Anche qui alcune conoscenze esteriori possono essere d’aiuto, ma l’essenziale può essere reso accessibile solo e soprattutto attraverso la contemplazione meditativa. Ma questo non può che essere per altri che uno stimolo per i propri sforzi personali di conoscenza, che nessun parroco o storico può toglierci.

La lavanda dei piedi nella Bibbia – Giovanni 13, 1-20 – viene descritta come una purificazione. Dato che più tardi tali passaggi „esoterici" sono stati compresi a malapena, non hanno subito la censura. La persona in questione è „completamente pura", non si tratta cioè dei piedi, ma del loro significato simbolico nell’intero uomo. Nelle diverse culture quel pensiero era diffuso con delle analogie: le stesse funzioni si ritrovano nell’organismo umano, nel micro e nel mesocosmo, e nella natura esterna, cioè nel macrocosmo. I piedi sono rivolti alla terra, il loro movimento segue la volontà. L’individuo „percorre" esternamente una o l’altra strada, e ciò richiede una decisione della sua volontà. Una purificazione di questa volontà e dei suoi movimenti contraddittori si mostra come contenuto della lavanda dei piedi. Cfr. anche Gesù in Matteo 25, 31 e segg. che attribuisce all’opera buona un valore più alto rispetto alle professioni di fede formali cristiane.  

Questa azione, come tutti gli eventi seguenti, non rappresenta una semplice ripetizione degli impulsi dati negli anni precedenti per la purificazione delle diverse parti esistenziali del’uomo. Tutto sta sotto il nuovo auspicio, Gesù sa intimamente che „era venuto il suo momento" e che i suoi discepoli avrebbero dovuto maturare per diffondere in circoli più ampi „quel qualcosa„ in maniera autonoma. Lo scopo non sono più solo le loro qualità personali, in questo caso la loro buona volontà, sotto la visione del loro io interiore, come era stato invece fino a questo punto. Ma piuttosto questo io superiore non egoista adesso unito alla „persona", può diventare sempre di più un tutt’uno con quel „Cristo che ha preso forma in noi", come un „io degli io".

Tale esperienza potrebbe innanzitutto essere descritta in questo modo: nel compimento interiore di questa azione si può manifestare una tale purezza che tutto può venire guidato in maniera più diretta dalla fonte più intima attraverso i diversi strati dell‘esistenza. Ma innanzitutto si tratta della volontà. Il sentire e il riconoscere si perfezionerà e l‘uomo sarà in grado di spiegare più chiaramente il perché dei suoi impulsi. Anche Dio segue in noi questa successione come mostra in maniera profonda il risveglio di un bambino. Ciò non significa che questa nuova fase dello sviluppo proceda per esempio „senza la testa". Lo sviluppo umano del sentire etico e della conoscenza chiara era già stato prima fortemente stimolato. Qui manca ancora un ulteriore perfezionamento nel senso di Cristo, che invece già esiste nel campo della volontà.

Un altro tipo di esperienza di questa fase difficilmente descrivibile potrebbe essere posta in relazione con l’accorgersi della propria coscienza, cioè dello sguardo, dell’"angelo", dell’io superiore che potrebbe osservare la vita. L’io superiore (in forma angelica) può mostrarsi in maniera più forte unito a Cristo, e compie così anche lui una trasformazione. Oggi nell’ambito dei nuovi movimenti spirituali le esperienze angeliche sono spesso esperienze comuni, mentre i Cristiani nonostante la Bibbia hanno spesso dei dubbi sul fatto se gli angeli esistano o meno, per non parlare della domanda di cosa sia nel linguaggio popolare „il proprio angelo" o „l’angelo custode", e di come potrebbe essere un tale legame. Cristo rappresenta la forma, la parte personale dell’essere uomo, e la conservazione delle conquista della vita umana nell’aprirsi ai mondi di forza degli „angeli". Anche per Cristo però un uomo che fa questo tipo di esperienze non è ancora perfetto. Già in Giovanni 1 egli consente ai discepoli di farsi un’idea di ciò. Alcune persone orientate alla spiritualità dicono che si tratta solo dell’esperienza angelica, in seguito alla quale essi possono ritirarsi dalla vita terrena; al contrario una ricerca in questo campo presuppone che sia stata acquisita una grande stabilità se non si vuole finire nel labirinto delle illusioni; solo molto più oltre comincia con questa fase la possibilità di un compenetrazione degli elementi terrestri da parte dello spirito. Come punto di riferimento possiamo citare per esempio Steiner che come ricercatore dell’anima assegna all’evoluzione dell’uomo sulla terra un periodo di sviluppo ancora molto lungo, e lo stesso fanno altre correnti di pensiero. Non è necessario sottolineare che anche altre pratiche, come gli „scongiuri" ipnotico-spiritistici non hanno niente a che fare con le esperienze archetipe dell’angelo di cui si parla qui. Ci sono però ormai sforzi degni di considerazione da parte di alcuni individui di entrare in contatto con gli angeli. 

Nella lavanda dei piedi finora non ci si è quasi accorti che esiste una connessione con quel passaggio - Giovanni 12 – dove Maria di Betania sparge simbolicamente di unguento Gesù e gli asciuga i piedi con i suoi capelli. Rappresenta l’essere umano o rappresenta anche gli aspetti femminili di Dio, come sono attribuiti in altri passaggi a Maria, la madre di Gesù e Maria di Magdala – probabilmente non in maniera identica a Maria di Betania? Perché questo precede la famosa lavanda dei piedi? Per gli approcci femministici della teologia dell’esperienza, d’altre parte contraddittori, esistono sicuramente tesori ancora non scoperti o scoperti solo in parte. „L’ultima unzione" della Chiesa cattolica può venire interpretata anche come un’eredità di questo evento.

Inoltre è degno di nota che la lavanda dei piedi non venga rappresentata come un’azione unicamente di Cristo, ma piuttosto che anche i discepoli vengono incoraggiati a lavarsi i piedi reciprocamente, analogamente come la comunione viene posta semplicemente (per ora) nelle mani della comunità che sta nascendo come segno di un sacerdozio di tutti. La volontà o la volontà di vita migliorata attraverso il lavaggio dei piedi viene allargata al di là del proprio essere alle persone che stanno intorno, innanzitutto alla persona di fronte, che lava i piedi all’altro, e poi alla corresponsabilità per gli altri e per i discepoli in generale.

Il lavaggio dei piedi può anche essere inteso come servizio verso l’altro. Solo con questo lavaggio „saranno uniti a lui", come dice Gesù. Questo sottolinea in molti aspetti il significato ampio di questo passo del Vangelo. In particolare qui innanzitutto ci si riferisce a ciò che i giovani chiamano così: lei/lui va con me (modo di dire tedesco per indicare una relazione „er/sie „geht mit mir". Ma non si tratta più di „avere una relazione" quanto piuttosto di „essere in una relazione (vivace/viva)". La lavanda dei piedi va intesa innanzitutto come „passo in avanti". La forma esteriore di una tale azione non ha molta importanza. Nel senso della prassi alchimistica di usare le azioni esteriori come aiuto per osservare gli atteggiamenti e i processi interiori, una tale azione ha un senso, ma solo con l‘atteggiamento interiore adeguato. Anche un possibile atteggiamento giusto da parte di un parroco non basterebbe, è necessaria la persona stessa, perché è di lei che si tratta. Questo vale anche per la comunione – sui diversi aspetti di essa i teologi litigano; forse in un certo modo hanno anche ragione, ma questo aspetto della trasformazione cosciente della persona in questione non è stato riconosciuto in maniera sufficiente né dalla Chiesa cattolica né dalla Chiesa evangelica.

Se al tempo degli insegnamenti più semplici c’erano ancora p.es. 5000 uomini al seguito di Gesù, e più tardi solo 500 e poi 70 che ancora riuscivano a seguirlo, alla lavanda dei piedi parteciparono solo gli undici apostoli che da Gesù avevano imparato molto ed erano quindi pronti per poter cogliere questa occasione. Giuda forse in quel momento non era ancora pronto. Anche Gesù non dà tutti gli insegnamenti contemporaneamente a tutti, lo fa piano piano. Comunque è possibile che alcuni facciano progressi quando la loro contemplazione profonda si rivolge agli eventi che portano alla crocifissione. Questo è stato tentato dai Rosacrociani cristiani. La lavanda dei piedi, la flagellazione, l’incoronazione con la spine, la crocifissione, la sepoltura, la resurrezione, l’ascensione vengono chiamate „iniziazioni cristiane". Trasferiti nella profondità di un nuovo tempo, da essi scaturirono le immagini di sogno dei sette giorni: „chymischen Hochzeit des Christian Rosenkreutz", pubblicati sotto forma di satira nel 1616 dal teologo luterano J.V. Andreae.

Un tale passo non è certamente portato a compimento la prima volta che viene vissuto in maniera esteriore, nella meditazione o nel sogno. L’essere umano può ampliarsi in molte direzioni con tutte le sue capacità, a questo passo possono seguirne altri, alcuni possono sovrapporsi ai precedenti, ma le nuove qualità potranno venire in un certo modo a completarsi solo dopo che è avvenuto e si è completato quello su cui si basano.

Dopo l’episodio dell’unzione a Betania – Giovanni 12 – segue l’ingresso di Gesù a Gerusalemme come Messia. Dopo la lavanda dei piedi viene annunciato il tradimento da parte di Giuda Iscariota, seguono le ultime parole ai discepoli e la preghiera del sommo sacerdote (p.es. in Giovanni 13-17).

Nella lavanda dei piedi i teologi hanno spesso visto un’azione simbolica che indica l’avvicinarsi della crocifissione oppure un esempio del servire con l’amore purificatore di Dio. Tuttavia, ciò è stato anche annunciato come un’azione dall’effetto diretto.

Nelle pagine in tedesco e in inglese si trovano passi del vangelo secondo Giovanni 13,3-15: La lavanda dei piedi.

Domanda:
Se non l’ho già fatto, vorrei chiedere* a Dio che la buona volontà verso il prossimo diventi parte di me – anche se ciò fosse faticoso?
* Più avanti – invece di chiedere (pregare) – credere, ossia esserne convinti. Successivamente esperire l’azione di Dio (Grazia).

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L’ultima cena, la cattura e la flagellazione.

Gesù era entrato trionfalmente in Gerusalemme - Giovanni 12, 12-19 -.

Le indurite caste sacerdotali capirono di dover premere sul tasto della psicologia al fine di poter influenzare le masse fino a creare in esse uno stato d'animo negativo.

Come abbiamo già cercato di dimostrare, gli individui che hanno potuto individuare in sé stessi il negativo e l'indifferenza e che hanno saputo compiere una trasformazione sono coloro che possono raggiungere quella stabilità ed unione con Dio che li rende immuni alle manipolazioni, alle suggestioni di massa ed a quelle forze esterne negative osservabili anche nella realtà del XX secolo.

Al momento dell’arresto - Giovanni 18 - le guardie indietreggiano e cadono a terra: Cristo prova che non è sotto il loro controllo. Tuttavia consente che venga fatto di lui quel che si vuole.

La flagellazione di Gesù - Giovanni 19, 1 – Gli flagellarono la schiena. La parte centrale dell’essere umano, la sua sensibilità, la sua forza di volontà nel saper superare le sofferenze sul piano emozionale, sono qualità che emergono con la meditazione; non è una sofferenza passiva e priva di coraggio. Tuttavia tutti i mistici del cristianesimo che hanno vissuto ciò volutamente o involontariamente, testimoniano del dolore. In tal modo anche Cristo non fugge impaurito davanti al dolore, cosa che di sicuro – come il maestro indiano Pratjahara, che anche padroneggia il controllo dei sensi - gli sarebbe stata possibile. Anche qui va piuttosto cercata l'interpretazione in una presa di coscienza che si estende alla sofferenza altrui.

A questo punto bisogna osservare che, come abbiamo già accennato, non sia stato del tutto corretto interpretare la flagellazione di Cristo come il simbolo di una forma di "iniziazione". Non si tratta di un passo ulteriore nello sviluppo dell'uomo moderno sulla via di una maggiore perfezione. Il vero passo avanti viene fatto da Cristo al momento dell'ultima cena, dopo l'unzione di Betania (Matteo 26, 26-29). L'ultima cena è il simbolo di ció che Cristo offre all'umanità sofferente. Il pane rappresenta in primo luogo la sostanza (/ l'anima) di Gesù Cristo, del "Verbo". Il vino rappresenta lo spirito divino di Cristo, che rende vivo il Verbo affinché esso operi a favore del prossimo. La Chiesa cattolica ha sempre messo in evidenza la trasformazione della sostanza del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo; le chiese protestanti invece vedono nell'Eucarestia una commemorazione del Cristo. Certo, in questo hanno entrambi ragione: ricordiamo infatti che anche le ricerche scientifiche fatte sulla semplice "acqua benedetta" hanno portato alla dimostrazione che una mutazione della struttura molecolare dell'acqua ha avuto luogo. Tuttavia il punto essenziale sta nella trasformazione che ha avuto luogo in colui che prende parte all'Eucarestia, in quanto egli in questo momento si concentra sulla trasformazione che avviene in lui tramite il "corpo e sangue" di Cristo trasformato e trasformante. Qui il pane ed il vino sono strumenti di aiuto alla contemplazione. C'è chi addirittura ha cercato di ricevere spiritualmente, senza l'aiuto del pane e del vino "il corpo ed il sangue" di Cristo e ne ha sentito gli effetti. Non sono pratiche facili da seguire. Se qualcuno volesse consumare un pasto consacrato, senza tuttavia pretendere di celebrare un "sacramento" della Chiesa lo chiamerebbe "un pasto agape" – „un nutrimento d’amore".

La flagellazione potrebbe essere interpretata come la caricatura di una possibile reazione da parte di un potere ignorante a quello che stava accadendo realmente e, come tale, non va posta al centro della nostra riflessione. Ciò vale anche per il passo seguente: l'incoronazione di spine. L'insistere quasi ossessivo sul dolore di Cristo, tipico della prima esoterica cristiana, si rapporta alle più nuove interpretazioni, come lo stile dell’insegnamento di Giovanni Battista a quello di Cristo e dei suoi apostoli. Gli uomini sono liberi di scegliere la via che vogliono seguire.

A livello teologico si è discusso se l’ultima cena rappresenti una forma particolare del banchetto di Passah (Pascha) o se Gesù stesso, in quanto vero "agnello sacrificale" annunciato, sostituisca il vecchio festeggiamento. La Nuova Alleanza di Dio con gli uomini (il Nuovo Testamento) attraverso Gesù (Luca 22:20) è stata vista in collegamento a 2. Libro di Mosè 24:8, Geremia 31:31-33, Isaia 53:12. Il pane è stato interpretato come la persona di Gesù, il sangue come il sacrificio totale che redime. Altri hanno messo in dubbio l’originarietà di quanto tramandato (le cosiddette "Parole dell’Istituzione"), cosa poco probabile, data la loro appartenenza agli scritti più antichi.

Nelle pagine in tedesco e in inglese si trova un passo del vangelo secondo Matteo 26,26-29 sull’ultima cena (Comunione e Eucarestia).

Domanda:
Se ciò non fa già parte della mia esperienza, vorrei chiedere* a Dio di donarmi la capacità di collaborare amorevolmente con il prossimo – anche se ciò richiede un cambiamento del mio animo?

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La corona di spine e le ultime parole ai discepoli.

La flagellazione era una pena minore imposta ai tempi di Roma e va interpretata tenendo conto dei culti misterici precristiani. Anche l'incoronazione di spine - Giovanni 19, 2-3 - trae la sua fonte dai riti misterici, ma non se trova alcuna traccia storica presso i romani**. Vi si riconosce certamente un'intenzione ironica: incoronare con spine al posto dell'oro. Ciononostante rimane aperta la domanda, come sia possibile che i soldati che catturarono Cristo si fossero ricollegati in modo così esatto, pur non essendone al momento consci, alle tradizioni misteriche. Molti soldati romani praticavano tali culti. Fossero stati a conoscenza di tali similitudini, non avrebbero tuttavia potuto ridurre Cristo al livello del loro conosciuto.

Mentre la corona d'oro poteva essere simbolo di dominio esterno, e non necessaria- mente sentito come simbolo negativo, la corona di spine di Cristo fu simbolo di una sovranità incomparabile ed unica al mondo. Le spine penetrano nel capo. Non si deve vedere solo il dolore, quanto piuttosto la forza di resistere allo sconforto, del quale Cristo non dà alcun segno. Siamo al momento in cui Cristo accetta "il calice amaro". Con la flagellazione e l'incoronazione di spine ci viene qui accennato qualcosa che ritroviamo nella lavanda dei piedi; anche il sentire e la conoscenza, nonostante tutte le resistenze, appaiono come "più elevate" spiritualmente.

Questa costante tendenza alla crescita ed al superamento di sé partendo dal luogo nel quale si agisce è una forza che si ritrova anche in contesti attuali, quali i nuovi movimenti come il movimento per la pace, il movimento ecologico e le diverse tendenze spirituali che intendono "salvare la terra".

Come già per la flagellazione, vale anche per l'incoronazione di spine l'affermazione che si tratta qui di una reazione, di una copia, di ciò che era già accaduto prima. Il punto nel quale possiamo vedere il manifestarsi in positivo di un'apertura spirituale verso la crescita ed il superamento di sé va individuato nelle ultime parole ai discepoli di Gesù, un „discorso di addio", p.es. Giovanni 13,31 - 17, e nell'incontro con Pilato, p.es. Giovanni 19,5* (*"Ecco l’uomo", qui, con la meditazione, possiamo intuire un Gesù Cristo come archetipo dell’uomo redento.) Non solo la lavanda dei piedi e l'ultima cena, ma anche le parole di Cristo furono subito „azioni".

Dove oggi si parla di "iniziazioni e atti di sviluppo cristiani", potrebbe essere utile tener conto in modo più determinante e adeguato di questi elementi positivi.

**) Nella storia delle religioni compare una figura o un re oggetto di derisione su cui il popolo scaricava le proprie ire. Nell’Antico Testamento si fa riferimento al capro espiatorio, che doveva scontare i peccati del popolo (3. Libro di Mosè 16:15). In entrambi i casi si trattava più che altro di un rituale simbolico. Perciò la teologia tradizionale si è sforzata di dimostrare che solo Gesù poteva essere un sacrificio davvero efficace per tutti. In base a queste reminescenze di antichi culti sacrificali, alcuni teologi critici hanno pensato di poter mettere in discussione la concezione stessa del sacrificio. Ciò si potrebbe considerare avventato, ma come accennato sopra, nell’evento si cela di più del sacrificio di sé. Si tratta anche dello scopo di questo sacrificio.

Domanda:
Se non l’ho già fatto, vorrei chiedere* a Dio di aiutarmi a rapportarmi in modo saggio con i gruppi a cui appartengo – anche se ciò significa lavorare duramente sui miei vecchi schemi mentali?

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Crocifissione e sepoltura.

I diversi modi di vedere ed interpretare la crocifissione e la morte di Gesù Cristo sono ancora più svariati di quelli che commentano le altre stazioni della sua passione; ciò deriva dal fatto che, da una parte, la Chiesa vi ha attribuito un particolare valore e, d'altro lato, gli esegeti hanno voluto inquadrare tutto nella loro particolare visione del mondo. P. es. Giovanni 19, 12-37.

Le correnti gnostiche in margine al paleocristianesimo erano particolarmente interessate alla persona di Gesù Cristo. Dal loro contesto culturale dell'antica Grecia non potevano tuttavia immaginare come fosse possibile che un tale grandioso essere lucente avesse potuto essere generato da una donna e, come un comune mortale, avesse potuto morire. Avrebbe, insomma, dovuto essere come un angelo o, come più tardi fu attribuito ad alcuni maestri orientali, possedere un corpo apparente che l'avrebbe reso visibile e che, senza essere mortale, si sarebbe poi sciolto nel nulla. Nella loro dottrina il mondo terrestre e la materia rappresentavano il male eterno e nulla era più lontano dalle loro rappresentazioni che il fatto che un tale essere avesse dovuto compiere tutte le stazioni della vita terrestre o, addirittura avesse potuto far trapelare la propria luce. Il termine "gnostico" viene qui utilizzato in contrapposizione a quello di gnosi apostolica, differenza ammessa anche da F.W. Haack, fervente critico delle sette religiose. Tuttavia, in tali dottrine ci sono state le più svariate transizioni, per esempio, lo gnostico "Vangelo della verità" riconosce che Cristo fu inchiodato sulla croce.

Esiste una corrente materialistica e propensa ad un atteggiamento di rifiuto che propaga la leggenda secondo la quale Gesù Cristo sarebbe stato il figlio illegittimo di un soldato romano. Bisogna rendersi conto di quanto ciò sia diffamante, considerando la morale del tempo e del luogo in questione. Ci sono anche speculazioni che vogliono che Gesù Cristo non sia morto, altresì che sia stato curato e guarito. Fino al giorno d'oggi si riscontrano tentativi di identificare la tomba di un anziano dal nome Gesù trovata nel Kashmir come quella del Gesù biblico. Un'altra possibile tomba in Europa, non ancora scoperta, viene menzionata nella letteratura attuale. Il nome di Gesù, chiamato anche Jehoschua, Jeschua, Jesat, non era un nome particolarmente raro. Anche nei vangeli apocrifi (non riconosciuti come canonici nelle religioni che hanno stabilito un canone delle Scritture rivelate) vengono menzionati diversi Gesù: Gesù Sirach, Gesù ben Pandira. Anche R. Steiner afferma che nelle testimonianze degli evangelisti Matteo e Luca, che si differenziano l’una dall’altra quanto all’origine ed al luogo di nascita di Gesù, si possono riconoscere due Gesù adolescenti diversi, ma che avevano un rapporto fra di loro.

Conformemente a tali tesi sono emersi risultati contradditori dalle ricerche fatte sulla Sindone di Torino. È stato detto che la Sindone porta tracce di pollini che risalgono al tempo ed al luogo dove visse Gesù, in tempi successivi è stata datata nel medioevo. Un'altra analisi rivela che l'impressione dell'immagine del viso porta tracce di radiazioni energetiche. Inoltre le tracce di sangue dovrebbero provare che Gesù era ancora in vita al momento della sepoltura. L’attuale stato delle ricerche parla di autenticità del sudario e dell’immagine di origine insolita. Tali fenomeni possono essere d’aiuto a coloro che desiderano addentrarsi alla realtà della vita di Cristo con lo strumento della ragione (cfr. le osservazioni fatte sul cammino del giovane Tommaso nella parte terza, cap. „Scienze naturali e fede in Dio". Secondo Jakob Lorber solo la tunica di Trier non è autentica. Una tale affermazione ha innanzitutto lo scopo di far sì che la fede venga cercata in sé stessi e non debba dipendere da scoperte o teorie del momento che si alternano e si contraddicono l’una con l‘altra.

Tuttavia tali ricerche possono condurre ad una forma meditativa dell’analisi, tramite la quale ci si rende conto di trovarsi dinnanzi a qualcosa di particolare, a qualcosa che non entra nei canoni usuali. Cfr. con Grünoud „Jesus in Indien – das Ende einer Legende" (in tedesco).

Come abbiamo già potuto osservare, le testimonianze dei mistici sono spesso un’approccio fruttuoso alle domande sul significato di avvenimenti remoti per lo sviluppo attuale dell’umanità. Queste testimonianze ci rivelano qualcosa sul carattere di tali avvenimenti. Infatti, più numerose sono le esperienze spirituali di tipo mistico vissute, più alto sarà il grado di comprensione. I mistici cristiani e gli stigmatizzati, cioè coloro che portano i segni delle ferite di Cristo, non hanno avuto contatti fra di loro, ciononostante, le loro percezioni sono molto simili e rivelano dettagli sul vissuto di Gesù, che non si riscontrano nella Bibbia. Francesco d’Assisi, Padre Pio e Teresa di Konnersreuth affermano con convinzione che sia la crocifissione che la morte di Gesù sono reali ed hanno lasciato un marchio indelebile e profondo nel nostro mondo; vi si sente un legame inatteso e forse anche conscio con un accaduto di sofferenza inimmaginabile, come un’inimmaginabile forza positiva che tende verso l’alto. Il carattere della crocifissione, esperienza essenziale e che riguarda la totalità dell’essere, è sicuramente molto più vicino alla vita di queste persone fuori dal comune. Esse comprendono e sentono questo carattere meglio di quanto lo possa fare un’analisi puramente intellettuale. Trattando del tema della vita e della morte non si parla di singoli strati dell’essere riuniti in questi momenti, ma dei piani causali che generano princìpi e destini. Anche le persone che non dispongono di un tale legame di natura mistica con Dio possono servirsi meditativamente di questi eventi come ponte d‘unione con la realtà, anche se i risultati rimarranno imperfetti. Tramite le parole indirizzate ai due ladri legati alla croce ai suoi lati: „Voi sarete ben presto con me in paradiso." Cristo afferma qui che si può seguire il suo cammino anche prendendo una decisione all’ultimo momento.

Il pervadere cosciente di questi momenti profondi dell’esistenza umana, saturi di oppressione, di sofferenza e di degenerazione, possono essere attuali possibili reali, anche se di diversa dimensione. Anche se queste possibilità reali non sono legate al tempo o allo spazio dell’accadere, ci sembra che il periodo della Pasqua possa offrirci una possibilità di esperienza. È come se il vecchio ritmo tradizionale e temporale del passaggio e dell’innovazione avesse trovato in Cristo altre forme ed altri tempi.

Gesù non riconosce la convenzione che vuole che la materia fisica possa porre barriere insormontabili allo spirito. Abbiamo già potuto osservare ciò nel caso di Lazzaro. Nulla ai suoi occhi, al di fuori di Dio, possiede un valore eterno, tutto, per quanto amorfo o negativo che sia, è sottoposto ad un processo di trasformazione. Ma più profondo ed inconscio è ciò che si trasforma, più difficile sarà la possibilità di avere un’influenza su di esso.

Nella crocifissione, come negli avvenimenti che la precedono, si fa allusione ad una coscienza universale, accompagnata da una forza di volontà, che trovano il loro apice nelle ultime parole pronunciate da Cristo prima della morte „Tutto è compiuto". Questo „sacrificio d’amore" tangibile ed universalmente portatore di aiuto non viene espresso in modo esaustivo nella vecchia formula „redenzione degli uomini tramite il sacrificio di Gesù", dal tono particolarmente giuridico. Essa oggi può essere considerata un tentativo di renderla comprensibile anche alla coscienza razionale; originalmente però poteva essere un adattamento al mondo immaginario degli israeliti dell’epoca, dove si ricorreva a rituali sacrificali (animali ecc.) per ottenere la benevolenza della divinità – una cosa che Gesù stesso non ha mai imparato.

Anche le altre teologie che mettono l’accento sul fatto che Gesù, sino al momento della morte, non rinneghi i propri princìpi, non ci forniscono sufficienti chiarimenti sulle esperienze mistiche e, tanto meno, sugli effetti fisici collaterali quali le stimmate, i digiuni, ecc.; cfr. con Thurston „Die körperlichen Begleiterscheinungen der Mystik" e Höcht „Von Franziskus bis Padre Pio bis Therese Neumann", e con il capitolo seguente.

Rupert Sheldrake, un biologo che si è fatto un nome all’interno dei nuovi movimenti spirituali, grazie al suo pensiero globale, ha sviluppato la teoria del „campo morfogenetico" che qui illustriamo: se delle scimmie su di un’isola sviluppano una nuova facoltà, altre scimmie della stessa famiglia, potranno sviluppare contemporaneamente questa stessa facoltà, anche trovandosi in un altro luogo distante e senza essere entrate in contatto con le prime. La condizione è che esista un campo di forze che unisce questi animali dello stesso tipo e che permette l’esercizio di un’influenza più che fortuita.

L’autore di questo scritto chiese a Rupert Sheldrake se poteva immaginare che il passaggio di Gesù dalla croce alla risurrezione avesse potuto irradiare l’intera umanità grazie ad un campo di forze simile a quello descritto. Rupert Sheldrake, dopo un momento di riflessione rispose, sorpreso: „Sì, ma in questo caso non abbiamo a che fare con un campo morfogenetico, bensì, probabilmente, con un campo di forze spirituale".

Anche questa non è una „prova dell’esistenza di Dio", tuttavia alcune nuove correnti scientifiche ci offrono migliori possibilità di approccio a tali correlazioni difficilmente comprensibili di quelle fornite dai teologi, i quali si aggrappano dogmaticamente alle vecchie dottrine, oppure danno chiarimenti non soddisfacenti e difficilmente intellegibili.

Per quel che riguarda la crocifissione, si trovano paralleli con antichi riti di iniziazione, senza che tuttavia vi si possa scoprire una vera identità con essi. La croce, l’albero al quale viene appeso l’uomo si ritrovano anche al nord, per esempio nel mito di Odino che rimase appeso all’albero nove giorni, durante i quali ebbe esperienze elevatissime. Il motivo del sepolcro, come luogo di iniziazione, si ritrova correntemente nell’era megalitica, nell’epoca celtica e, in particolare, nella cultura egizia delle piramidi. Le piramidi, luoghi di sepoltura o meno, infatti non è stato provato che lo siano state. Il semplice fatto che un nome veniva iscritto su di una piramide non prova che questa fosse stata adibita a tomba. Le piramidi furono con certezza utilizzate per ragioni di culto, come le tombe a cumulo dei Celti. Non ci attarderemo oltre su questi fatti che ci sembrano evidenti. R. Steiner ha osservato che i due motivi spirituali, quello della croce e quello della tomba fluiscono entrambi nella passione e morte di Gesù Cristo.

Il rivivere la crocifissione, la „mezzanotte dell’anima", „la morte mistica"; attraversare l’abbandono di tutto ciò a cui si aggrappa l’uomo, è una prova di forza sostenuta, in una forma o nell’altra, da tutti i mistici conosciuti. Queste esperienze si ricollegano, in un certo modo, ai momenti più elevati dello yoga, il Nirvikalpa Samadhi; la mistica cristiana aggiunge all’esperienza del vuoto, del nirvana, la convinzione che, dietro a questo "vuoto" ci sia „qualcosa": Cristo e, rispettivamente, Dio. Aurobindo ci ha mostrato la possibilità che, anche seguendo il cammino indiano, si possa andare al di là di questo nirvana giungendo a ciò che giace dietro. Nel percorso cristiano troviamo l’abbondanza di „ciò che giace dietro il tutto", senza soluzione di continuità, già dal primo passo del cammino religioso. Questo è possibile perché l’essenza di Cristo, di cui è impregnata la terra, ci offre un „ponte di passaggio".

Aurobindo ci sembra camminare sul filo del rasoio quando si trova di fronte a forze nelle quali trova paralleli alla vita di Cristo, anche se totalmente fuori del contesto storico-culturale. Non è però impossibile: ci basti l’esempio del fanciullo indù Sadhu Sundar Singh che, ignaro del cristianesimo, fece tuttavia l’esperienza di Cristo grazie al suo intenso appello a Dio, esperienza che documentò più tardi scrivendo un libro. Anche nel corso di esercizi spirituali tantrici ci furono persone che, preparandosi a ricevere divinità indù, ebbero improvvisamente visioni di Cristo. „Lo spirito vola dove vuole".

Le tesi stimolanti di R. Steiner non trovano particolarmente credito nella nostra teologia vincolata al cristianesimo come „comunità religiosa", ma possono essere interessanti per altre cerchie culturali. Steiner vede nel Cristo un essere solare ben conosciuto nell’epoca del primo cristianesimo ad alcuni saggi, cfr. con il capitolo „All’inizio era il Verbo...„ in questo testo e nella terza parte il capitolo „Il vecchio testamento e le religioni del primo cristianesimo".

Più tardi, 2000 anni fa, Cristo si materializzò sulla terra. Questo evento fissò un punto irreversibile nello sviluppo del mondo: prendere in certo qual modo l’umanità su di sé, accoglierla nella propria vita. Gli antichi culti sono in parte decaduti, come più tardi il cristianesimo, che divenne man mano più superficiale, ma una ricerca in questa direzione sarebbe comunque di grosso significato. La figura di Cristo potrebbe anche non apparire in accordo con il ruolo che gli è stato spesso attribuito, cioè quello di garante di un potere affidatogli da una comunità religiosa che fa parte a sé. Un essere appunto che incorpora l’umano rinnovato, il „nuovo Adamo" di Golgota.

La teologia (Giovanni 1:29) parla di remissione dei peccati, tuttavia ciò che si può vivere realmente è una „redenzione" che necessita un’attività germinante la quale si sviluppa e cresce nella vita reale. Ciò che si può vivere realmente è che, passando ad una condotta di vita che segue il Dio che ci ha trasmesso Cristo, questa vita può scorrere in modo più organico che seguendo le leggi correttive del karma o quelle meccaniche del destino. Cristo dice che „i conti devono tornare", che ognuno deve avere il proprio tornaconto, ma non più nella logica dell‘„occhio per occhio, dente per dente". Questo nuovo compito fondamentale dell’uomo è il più importante ed è prioritario. Quel che è di per sé fertile e utile al proprio ambiente viene coltivato, trapiantato e raccolto; qui non è in programma alcun superamento del passato visto come fine a sé stesso o come passo avanti. Si deve piuttosto vedere, nel gioco d’insieme delle svariate possibilità a disposizione degli uomini d’oggi, il fatto inconfutabile che esiste un aiuto „che viene dall’alto".

Rimanendo su questo tema possiamo notare in R. Steiner una tendenza a collocare Cristo in rapporto al destino dell’umanità, lasciando il singolo individuo alle prese con il proprio destino. Tuttavia conosciamo le esperienze chiare e comprensibili di molti cristiani che, in modo molto individuale, cercano l’aiuto di Cristo quando sono alle prese con il proprio destino. Egli può causare delle vere metamorfosi, al posto dello sviluppo ostentato delle proprie risorse individuali – metamorfosi che non avvengono senza rispetto del resto dell’umanità che ci circonda. Anche la forza del perdono è, tra gli uomini, un’esperienza più che reale e propria della particolare e specifica essenza del cristianesimo. Grazie ad essa l’interminabile spirale della violenza e risposta alla violenza viene interrotta, ma non è semplicemente una dottrina della liberazione dalle implicazioni terrestri, oppure una non-identificazione con esse. Esiste qui una similitudine con le dottrine buddiste. Con una profonda convinzione si troverà la forza che rende possibile la soluzione dalle implicazioni terrestri, e sempre partendo da sé, dal proprio essere interiore. È la forza di saper rimanere, nel senso più ampio, nel mondo, senza tirasi indietro; la forza di essere sempre „lavoratori nel vigneto".

Anche con queste alte aspirazioni non avverrà che l’individuo venga sommerso e scompaia come una goccia d’acqua nell’oceano. La creocefissione non è descritta in maniera esauriente se si descrive solo un repentino lasciarsi indietro l’individuo, diviso in centinaia di parti, anche psichiche e mentali, ciò che invece era già stato descritto in maniera più completa negli scritti teosofici e anche in Castaneda quando scrive in un contesto sciamanico e senza nominare la crocifissione stessa.

Una cellula nel Tutto, che assume la responsabilità di tutto ciò che fa parte del suo complesso essere è, a questo stadio, la descrizione adeguata dell’essere umano che „porta la propria croce" ed i cui sforzi passati si approfondiscono uniti nella padronanza dell’essenza esistenziale della vita.

Se vogliamo tener conto di tutti i contributi e di tutte le ricerche che hanno avuto come oggetto il fatto reale ed il valore simbolico della croce con un’intenzione spirituale, dobbiamo sempre tener presente una molteplicità di aspetti: 
Gesù ha dovuto attraversare tutti gli stadi dell’essere uomo, dalla nascita alla morte, trasformando tutto grazie alla sua nuova condotta.

La crocifissione, indipendentemente dalle più antiche interpretazioni, mantiene il proprio significato di atto punitivo, terrestre e storico e fu possibile grazie alle pratiche ingannatrici, illegali e materialistiche dei persecutori di Cristo. È stato come è stato e come non poteva essere altrimenti. Non c’è nessuna ragione di fare della croce un feticcio. La crocifissione è stato l’ultimo gesto di rivolta del potere inconscio, irrigidito e negativo che regnava all’epoca. La crocifissione di Cristo da parte dei Giudei è quasi una satira della coscienza trasformante di Gesù.
L’effetto benefico dell’accaduto non dipendeva da questo atto violento contro Gesù ed è anche da vedere in correlazione con la resurrezione. È opera di Dio.

La croce è da vedere come un simbolo inerente al contesto storico di allora anche se, in epoca più tardiva, è divenuta metafora generale dell’amore come sacrificio di sé stessi e, in questo senso, può trovare applicazione ed essere utilizzata come contrappeso all’indifferenza e all’odio. 

Le ultime parole di Gesù sulla croce „Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito" potrebbero offrirci un’immagine neutrale per la ricerca di un’unione spirituale con Gesù al di là di un contesto temporale, come il sepolcro, il quale non viene a rappresentare un „passo" in sé – a differenza delle rappresentazioni più antiche – ma che va visto in rapporto alla crocifissione. 

La ragione di un così ampio soffermarsi sulle „ultime vicende nella vita di Gesù" giace nel fatto che questi avvenimenti sono stati trattati spiritualmente molto meno che i passaggi precedenti, molto più limpidi e comprensibili. Appunto per questo hanno dato vita a tutta una serie di teorie confuse e confondenti che è stato necessario cercare di sbrogliare per giungere ad una più immediata comprensione di tali vicende. Non si deve vedere la morte di Gesù come il momento più importante della sua esistenza sulla terra, come è stato interpretato da diverse direzioni teologiche, che fanno della croce il centro di tutto.

La teologia tradizionale ha osservato, come già i primi discepoli di Gesù dopo la crocefissione e la resurrezione, che molti testi dell’Antico Testamento possono essere letti fin nei minimi dettagli come allusioni alla Passione di Gesù e alla svolta redentrice che ne derivò (Luca 24:27; Salmo 22; Salmo 40:7 e segg.; Salmo 69:22; Isaia 52:13-14 e 53; Zaccaria12:10 e 13:1; Libro della Sapienza 2:10-20; e altri. Anche nei racconti tramandati sugli anni di apprendistato di Gesù sono state rinvenute numerose allusioni alla crocefissione e alla resurrezione, che in parte sono riconoscibili più difficilmente e proprio per questo non possono venire interpretate semplicemente come un’aggiunta successiva. Tra l’altro, già il filosofo greco precristiano Platone intuì che il suo ideale del giusto perfetto in questo mondo sarebbe finito con una crocifissione (in Politeia II). È stato osservato che quest’evento impressionò enormemente anche i Romani (ad es. Marco 15:38). Nonostante l’importanza innegabilmente grande di questo sacrificio nel contesto biblico, alcuni teologi critici non ne seppero trarre molto. Già agli inizi del cristianesimo diversi gruppi seguirono i passi che alcuni loro membri avevano vissuto o che essi stessi potevano comprendere, cosa che portò alla nascita di posizioni e convinzioni diverse.

Domanda:
Vorrei chiedere* a Dio di aiutarmi nella ricerca di un superamento delle vecchie concezioni di vecchiaia, malattia e morte?

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Il sepolcro vuoto, la „discesa negli inferi", „l‘ascesa al paradiso".

Rimangono aperte molte domande sui fatti inerenti alla crocifissione. Per esempio ci si può porre la questione del sepolcro trovato vuoto, Giovanni 20, 10 -. Non ha avuto luogo la guarigione di un essere ancora in vita con l‘impiego di erbe medicinali. E ci siamo già soffermati sull‘intervento di Nicodemo, Giovanni 19, 39, che avvolse il corpo di Gesù con bende impregnate di aromi. Escluderemmo anche la possibilità che il corpo si stato rubato, per poterlo seppellire altrove. Ma troveremo chiarimenti quando tratteremo il passo della „resurrezione", nel prossimo capitolo. Vorremmo qui porci delle domande poco usuali.

Cosa succede negli uomini al momento della morte e dopo? Ci sono differenze tra gli uomini? La riflessione su tali domande avviene sul piano della rivelazione religiosa e su quello delle cose tramandate, anche sul piano della speculazione filosofica, a scopo di ricerca parapsicologica, di psicologia umanistica e universale, ma anche sulla base di esperienze cliniche ed individuali. (Per esempio in Elisabeth Kübler-Ross,...)

Praticamente tutte le religioni sostengono che l‘uomo „continua a vivere" non solo nella sua prole e negli effetti culturali che tramanda, bensì continua ad esistere spiritualmente come individuo. Anche i culti degli antenati presso le popolazioni primitive non prevedono che il tramandarsi avvenga solamente nella propria discendenza, sono convinti che gli antenati continuano ad esistere spiritualmente e credono alla continuazione della loro esistenza spirituale reale nel momento del culto, come nella vita quotidiana. Anche coloro che credono alla continuazione della vita sotto altre forme, come per esempio sotto forma di sassi od altro, riconoscono il perpetuarsi dell’esistenza spirituale. Anche le nuove religioni superiori vedono la continuazione dell’esistenza a livelli più alti dell’essere fisico, esse parlano di possibilità di contatto tra questi livelli di esistenza, ma non ne sottovalutano la difficoltà di realizzazione. Per realizzare l’ascesa cosciente a sfere più alte di esistenza sono state create cerimonie raffinate, cfr. per esempio „Libro tibetano dei morti", al quale si è anche interessato C.G. Jung. Sul tema della reincarnazione sono state fatte diverse esperienze e questo tema è stato trattato nei modi più diversi.
Su questo punto il cristianesimo, come tutte le altre religioni, afferma l’esistenza di una vita dopo la morte. Tuttavia si ritrovano singolarmente delle differenze di fondo in prima epoca cristiana, per esempio per quel che riguarda la „pre-esistenza" dell’anima prima della concezione o nel caso della reincarnazione. Ci sono anche teologi che non credono all’esistenza dopo la morte, alla „vita eterna" promessaci da Cristo*. Questi ultimi si sono adeguati a tendenze delle scienze naturali che datano a partire dal XIX secolo e che sono da tempo obsolete. La costante domanda dell’uomo „cosa si nasconde dietro (dietro la superficie esteriore del mondo)?" conduce piuttosto a esperienze pratiche.
*La vita eterna in senso cristiano come promessa ai „giusti" (p. es. Matteo 25:46) o a quelli che seguono Gesù (p. es. Luca 18:29-30), e a quelli che credono in Gesù (p. es. Giovanni 3) non ha per forza un significato per l’aldilà. In base a ciò che, grazie a Cristo, è diventato simile al paradiso dentro di noi, cambia anche la vita del „mondo futuro", che viene anche menzionato in alcuni passaggi della Bibbia.

Nel campo della medicina troviamo non solo i rapporti di persone narcotizzate o quasi morte che sono tornate in sé ed hanno poi raccontato le esperienze fatte in altri campi della coscienza. Ci sono anche singoli rapporti scientifici nei quali viene detto che, al momento della morte, il peso del corpo cala di circa 21 grammi. L’antroposofia e la teosofia parlano della separazione dell’Io, dell’essere spirituale, del corpo „astrale", „emozionale" o „corpo energetico", „eterico", del corpo-fantasma da quello propriamente fisico, il quale segue un ulteriore „tirarsi indietro" ad un livello emozionale, poi ad un metalivello in un mondo primordiale.

Le esperienze trasmesse da medium e le considerazioni espresse dagli osservanti delle scienze occulte che si sono entrambi interessati a persone che hanno posto volontariamente fine alla propria vita, ci dicono che questi suicidi sono rimasti per lungo tempo legati all’ambiente terrestre che avevano voluto lasciare dietro di sé. Sembra che il loro desiderio di oblio non si stato esaudito.

Il vasto sapere di cui godiamo alla nostra epoca potrebbe contribuire enormemente a guidare le nostre esistenze in modo armonico e coerente secondo valori duraturi ed in accordo con l’insegnamento tramandatoci dalla Bibbia. Coloro che hanno vissuto in modo distruttivo, egoista e avido si sentiranno oppressi e soffriranno delle loro mancanze. Chi invece vive nel rispetto del prossimo, chi ha imparato ad apprezzare il creato come una parte di sé stesso ed ha saputo aiutare gli altri potrà, grazie a queste qualità leggere e luminose, star bene ed in pace con sé stesso.

Potremmo, seguendo questa traccia, inoltrarci nell’indagare sul come si comporta l’essere dell’uomo al momento della morte. Cosa ne sarà delle facoltà, delle esperienze e delle sostanze assimilate nel corso della vita, impregnate nei diversi strati del suo essere e del suo corpo fisico, e che ne sarà delle crepe, delle differenze? A queste domande ci sono risposte nella letteratura, per esempio in Padre Roesenmüller. Queste risposte ci suggeriscono di „portare con sé" l’essenziale estratto da ogni strato dell’essere; è anche preferibile una sepoltura nella terra. La cremazione non viene consigliata. Padre Roesenmüller riferisce anche dello svanire imprevisto e repentino della sostanza corporale osservato in una tomba.

Inoltre esistono numerosi rapporti esaminati dalla Chiesa i quali testimoniano di „cadaveri non decomposti", come per esempio quello di Bernadette di Lourdes. Ci sono anche molti casi di „tombe vuote" che, nella maggior parte dei casi, avevano contenuto persone molto vicine a Dio.

Esaminando questi casi, nessuno aveva mai pensato ad un rapporto con il sepolcro vuoto di Gesù, fino a quando non sono apparse nuove idee nella giungla delle pubblicazioni esoteriche. Si potrebbero citare numerosissime manifestazioni singolari, non tutte sono inspiegabili e non vanno catalogate in blocco come poco serie. Rimane chiaro che la materia fisica cela ancora segreti, infatti la ricerca nel campo della chimica e della fisica sconvolge ancora la teoria degli atomi nel corpo evitabilmente e relativamente immutabili. Ma non vogliamo soffermarci a lungo su queste cose che richiederebbero un capitolo a sé.

Dobbiamo ricordare qui i vangeli apocrifi – che risalgono al primo cristianesimo -, i quali non sono stati condannati dalla Chiesa come „eretici", ma non sono stati introdotti nella Bibbia a causa del loro carattere non chiaramente canonico. Una parte del cosiddetto „Vangelo secondo Nicodemo" descrive la „discesa negli inferi" di Gesù dopo la sua morte e l’influsso che egli portò agli esseri qui presenti. Tale influsso fu di natura emozionale ed è paragonabile ad una forma di purificazione. Più avanti viene descritto l’incontro di Gesù in paradiso con quelle figure vive che, in parte, conosciamo dal Vecchio Testamento. Questo incontro ha un carattere superiore e più spirituale di quello avvenuto all’inferno. Queste rappresentazioni, viste nel loro contesto storico, non ci stupiscono, ma potrebbe anche trattarsi di vere visioni, in parte dirette, in parte simboliche.

Il sepolcro è un’immagine del cammino di Cristo, già illuminato durante la sua vita sulla terra; è un’ultima metamorfosi del suo corpo defunto e, allo stesso tempo, ci mostra l’evento dello scioglimento dell’essere spirituale dalla coscienza del corpo. Ci troviamo davanti ad un „nuovo Adamo" globale. Ha un grosso peso simbolico il fatto tramandato, secondo il quale „Adamo ed Eva" dovrebbero essere stati sepolti nei dintorni del Golgota („luogo dei teschi"), dove ebbe luogo la crocifissione di Gesù.

Non è ancora stato esaurientemente interpretato il significato della testimonianza di Giovanni, 20,11-18, secondo la quale fu Maria di Magdala, chiamata Maria Maddalena la prima a scoprire il sepolcro vuoto, e poi la prima a vedere un Cristo in uno stato di transizione*. In un contesto spirituale essa sembra simbolizzare Eva – *„Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre." Qui si deve sottolineare la differenza con altre testimonianze, per esempio nel caso di Tommaso, a cui non venne negato da Gesù il permesso di trattenerlo e di avere con lui un contatto fisico. Il corpo senza vita sembra animato dallo spirito, in una nuova forma. I testi tramandati non lasciano aperto nessun punto nel quale si potrebbe speculare su una possibile guarigione di un Gesù ferito. Il suo aspetto era molto mutato, ma la reazione di Maria Maddalena non ci consente di pensare che il mutamento fosse dovuto alle ferite, delle quali non viene fatta menzione. Anche le erbe medicinale applicate da Nicodemo erano in uso per preparare l’imbalsamazione dei corpi. Ciò che accade qui non rientra nei canoni classici della vita e della morte, come non rientra negli schemi di avvenimenti al di là dei limiti della vita e della morte illustrati sopra. Tutto ciò ha un significato volto al futuro, come vedremo nel capitolo sulla „Rivelazione di Giovanni".

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La resurrezione.

Il sepolcro vuoto e la resurrezione di Cristo rappresentano una provocazione ed una sfida enorme per la coscienza di molti uomini - per esempio. Giovanni 20,11 – 21. Le più importanti cause di ciò vanno ricercate sullo sfondo dell’esperienza umana, nel fatto che tutti dobbiamo morire e nella tendenza comprensibile che ci porta a rimuovere ciò che non ci sappiamo spiegare. Anche la forma di insegnamento ed il tipo di pensiero materialista ed obsoleto che riceviamo a scuola contribuiscono a creare incertezze.

Tuttavia esistono anche voci non in sintonia con la maggioranza, le quali, seguendo una forma di pensiero concreto e critico, ci dicono che i resoconti della resurrezione sono le testimonianze più attendibili e conformi al cristianesimo originario. Esse documentano questo avvenimento molto meglio di quanto non lo facciano le altre narrazioni della vita di Gesù. Sono i resoconti che documentano l’apparizione di Cristo in luoghi differenti, sotto un aspetto nuovo e non sempre immediatamente riconoscibile, ma sempre visibile da tutti nella sua forma di essere percepibile.

Dovremmo riflettere sulla descrizione biblica, tenedo conto degli stadi di trasformazione del corpo di Cristo, già altamente spirituale in vita, e/o del suo „corpo post-mortem". Il termine „Trennung" (separazione) significa in tedesco letteralmente „peccato". Nel corso dello sviluppo dell’umanità sono caduti in pezzi gli strati della coscienza che potrebbero ora perdere questa „separazione". La separazione era anche separazione degli uomini da Dio, vale a dire la loro origine. In questo modo la „parte inferiore", cioè il corpo, potrebbe venir a far parte delle componenti dell’essere di Cristo, come una nuova componente, accanto alle altre. Cfr. il capitolo precedente: „Il sepolcro vuoto".

„In tre giorni ricostruirò questo tempio". Ma è chiaro che Cristo parla del tempio del suo corpo. L’ascesa dell’essere in altri piani che avviene anche per i comuni mortali è un’ascesa nel profondo dell’animo (cfr. con il capitolo precedente), poichè in assenza di proprietà separanti tutto obbedisce alle leggi intime dell’animo nel quale avviene una ricomposizione degli strati dell’essere che comprendono anche il corpo fisico – senza i campi dell’"inconscio".

Anche secondo l'interpretazione antroposofica (R. Steiner) il corpo risorto di Cristo come "nuovo Adamo" - 1. Cor. 15:45-47 - viene ricreato e da quel momento diventa possibilità di sviluppo per tutti gli uomini (- il cosiddetto "corpo fantasma fisico", fondato sul livello spirituale, ma potenzialmente operante anche a livello fisico. Vi è qui una relazione con l’esperienza del "Cristo interiore" dei mistici, collegata allo sviluppo dell’uomo). Anche nell’ambiente teosofico (A. Bailey) la resurrezione viene vista come una nuova creazione reale. Anche se il punto di vista teosofico può presentare nei dettagli lacune e inprecisioni, ci si potrebbe domandare perché i teologi non sono stati in grado di formulare alcuna idea in questo campo, la quale sia in grado di reggere davanti al livello attuale di cultura e di istruzione. L’indugiare di molti teologi nel prendere in considerazione la resurrezione in un modo od in un altro non corrisponde neppure ai criteri di una buona cultura generale. 

Facciamo notare che il „corpo risorto", appartenente realmente all’essere, potrebbe essere messo sullo stesso piano, anche se non senza difficoltà, del corpo apparente (Mayavirupa) presente nella letteratura esoterica, tramite il quale alcuni maestri – viene affermato – possono rendersi visibili. In un certo qual modo potrebbe essere come un abito che, indossandolo, rende visibile. In ogni caso si può qui osservare che lo spirito ha il dominio sulla materia. Si possono trovare anche similitudini con insegnamenti, purtroppo mal formulati, quali le teorie sui „corpi di luce". Esse si interessano a ciò che avviene quando gli strati superiori dell’essere umano si riflettono nell’essere fisico. Sono momenti che offrono un ponte di passaggio attraverso il quale l’uomo, senza abbandonare il corpo, può immergersi nelle realtà al di sopra del mondo fisico. In ebraico questo fenomeno viene chiamato „Merkabah". Molti fondamenti a questi insegnamenti si ritrovano negli scritti del Prof. J.J. Hurtak/USA, „Die Schlüssel der Enoch" und „Die synoptischen Evangelien". Zentrum d. Einheit Schweibenalb, CH-3855 Brienz. Il Prof. Hurtak ha fondato un movimento di cui non si conosce la forma di organizzazione e che intende aiutare coloro che lo desiderano ad affrontare con mezzi spirituali questo periodo di transizione dalla vita alla morte nei modi più svariati, servendosi del „lavoro della luce". Si cederebbe volentieri alla tentazione di credere che, tramite l‘una o l’altra tecnica o esercizio spirituale, sia possibile infine ottenere il risultato desiderato ardentemente: „l’ascesa". In realtà è parte integrante dell’accrescimento spirituale uno sviluppo complessivo di maturazione del carattere, come vedremo anche nel capitolo seguente.

Le diverse rappresentazioni della reincarnazione, re-incorporazione dell’anima in un nuovo corpo, presente nelle più svariate religioni in modo più o meno costante, rappresentano un passaggio qualitativo verso il basso nel processo della resurrezione . La reincarnazione infatti non è identica alla resurrezione. Credenze in una pre-esistenza dell’anima prima della concezione ed insegnamenti sulla re-incorporazione erano molto diffuse nel primo cristianesimo, secondo Ruffinus erano più che comuni. È interessante notare che, più tardi, queste tesi non hanno più avuto alcun peso. Ciò non è solo da attribuire al fatto che gli uomini, nel corso della storia, si sono concentrati più a lungo sulla loro vita terrestre, come afferma R. Steiner, o al fatto che dei Papi assetati di potere abbiano sottomesso gli uomini alla ristrettezza della propria esistenza terrestre, come suppongono altri autori di testi spirituali. Ma si potrebbero trovare qui altre spiegazioni. Il punto più importante risiede nel fatto che il motivo della resurrezione è profondamente ancorato negli uomini, anche se nella prassi quotidiana questo potrebbe sembrare prematuro. In fondo la reincarnazione va vista come un atto già superato da Cristo. Infatti il Cristo risorto non ha avuto bisogno di reincarnarsi per poter apparire agli uomini. La critica di molti movimenti e gruppi cristiani, e non di tutti, fatta alla tesi della reincarnazione, ci mostra che l’idea – se vista come fine a sé stessa - di una legge rigida da „meccanismo dell’anima", del destino, della morte e della reincarnazione non corrisponde al vissuto di Cristo. Ciò non vuol dire che la reincarnazione non sia mai esistita o non esista. Molte cosidette „esperienze di reincarnazione" passate o presenti non vanno negate, anche se non tutte queste esperienze sono state delle vere e proprie incarnazioni. Nelle esperienze cristiane esse appaiono, se appaiono, come casi particolari, come per esempio nel caso di san Giovanni Battista. Egli non ha assunto il ruolo di Elia – come spesso viene interpretato – e Gesù dice semplicemente: „È lui". Sarebbe tuttavia il ruolo di un essre inviato nuovamente sulla terra per un compito importante, per aiutare gli uomini. Non è la ruota eterna alla quale è vincolato il prigioniero, schiavo della propria nascita. Nel campo della mistica cristiana e sopratutto dove la reincarnazione viene presa in considerazione (per esempio in Lorber) viene spesso sottolineata l’importanza fondamentale dei nuovi insegnamenti. È impressionante quanto l’uomo d’oggi possa apprendere nel corso della propria vita. La reincarnazione – nel luogo dove avviene - non deve avere il vecchio aspetto di un automatismo ma, con la ricchezza di esperienze acquisite, dovrebbe essere una forma di sviluppo ulteriore e dovrebbe assumere nuovi compiti conformi al proprio ambiente. È possibile che la reincarnazione non abbia prima trovato un ascolto adeguato nelle cerchia dei cristiani e che sia stata vista con occhi colmi di sospetto proprio a causa di vecchie idee e considerazioni. Inoltre nelle dottrine in cui si parla di reincarnazione e che hanno un’altra origine diversa dal cristianesimo non si è mai tenuto conto né di Dio, né di Cristo. Dobbiamo invece ricordare che quei fenomeni che si riscontrano in altre religioni diverse dal cristianesimo non devono, per questa ragione, venire considerati irrelevanti e senza fondamento dai cristiani. La natura propria dell’uomo è ovunque la stessa, composta di corpo, anima e spirito. Per questa ragione possiamo tutti imparare confrontandoci gli uni con agli altri, senza che tuttavia questo significhi assimilazione.

Ci siamo già soffermati sugli effetti delle concezioni meccaniche relative al karma e alla reincarnazione nel capitolo „La crocefissione".

È stato osservato spesso che gli individui dalla personalità spiccata in età adulta perdono ogni somiglianza con i genitori. A volte danno l’impressione di trarre il loro aspetto fisico da un’altra cultura, a volte antica. Potremmo avanzare l’ipotesi che queste persone posseggano nel loro essere spirituale e nella loro anima un rapporto particolare con l’antichità e con il mondo degli antenati e siano particolarmente sensibili a trasmissioni ereditarie. R. Steiner ha visto in questi fenomeni un’impronta dell’operato di Cristo.

Nonostante queste affermazioni non c’è ragione di vedere nell’operato di Cristo una focalizzazione unilaterale della componente anima/spirito, bisogna invece entrare in un’ottica a lungo termine e scoprirvi, piuttosto un impulso che intende raffinare entrambi questi due campi, quello dell’anima e quello dello spirito e che volge a farli entrare in sintonia. Lo spirito, l’anima e il corpo devono essere in accordo – purtroppo, al giorno d’oggi, non ritroviamo ovunque questa armonia -. Il percorso verso la resurrezione non deve essere inteso né intrapreso solamente come lavoro che passa attraverso il cosiddetto lavoro spirituale, che non coinvolge il corpo, ma la corporeità deve diventare anche spiritualità e la spiritualità corporeità - comincia solo al di là di tutte le considerazioni di natura intellettuale. Cfr. ad es Lc. 24:36-43.
Questo impulso cristiano si situa all’estremo opposto di una ideologia che vorrebbe eliminata la varietà dei popoli a favore di una umanità normalizzata o di una concezione del mondo elitaria e discriminatoria . Ci sono le parti e c’è il tutto. Frase che suona evidente, ma oggigiorno non esiste più niente di evidente, tutto deve essere rielaborato in modo cosciente.

Il motto di Cristo è: „Guardate, io rinnovo tutte le cose". Anche se con queste parole si rivolge al nucleo dell’individualità umana, dove l’uomo non è „né ebreo, né greco", ma uomo, Cristo non intende qui una semplice „sopracoscienza" umana uniformata, ma si nasconde qui il pensiero di un Dio che si realizza attraverso l’uomo individuale. È partendo dall’individualità che l’uomo può costruire una nuova comunità secondo altri modelli diversi da quelli della famiglia, del rango, ecc. Questi nuovi tipi di rapporti saranno spirituali, potranno anche essere „antichi", vincolati alle tradizioni, ma liberati dalle vecchie costrizioni inconscie, liberi di fare le proprie scelte.

Riallacciandoci alle osservazioni fatte nel capitolo sulla crocifissione a proposito dell’influenza universale esercitata dai campi di forza vorremmo aggiungere che tutti gli stadi, o passi, che Cristo ha percorso, sono conteporaneamente riuniti insieme, sono presenti. Questi stadi, come la loro successione, il loro ordine sono contenuti nell‘ esperienza vissuta della crocefissione, senza che tuttavia siano identici ad essa. La crocifissione ed il suo significato sono altra cosa, se appare sullo sfondo l’impulso della resurrezione. Non è facile capire che la morte fisica debba subentrare prima che appaia alla superficie e possa entrare in azione „la forza della resurrezione". Le esperienze mistiche contribuiscono a rafforzare questa idea quando ci mostrano che la forza della resurrezione può essere vissuta come un’energia presente dietro le cose, una forza d’attrazione che anima anche le azioni ed i passi più semplici. R. Steiner si basa su altri fondamenti e afferma che l’evento pasquale oggi agisce come fattore di unità; altri fenomeni, quali „l’eterizzazione del sangue" possono venir qui citati senza ulteriori commenti.
Anche ciò che i „seguaci di Gesù Cristo" hanno sviluppato insieme a lui gioca oggi un ruolo importante.

In questo contesto è interessante osservare le tendenze di nuovi movimenti che, come Cristo, non vogliono più condividere l’evidenza e la costrizione della mortalità del corpo.

Il filosofo e Yogi indiano Aurobindo, dopo aver attraversato l’esperienza del nirvana, ha lavorato in simili direzioni ed ha cercato di attirare „forze sopra-mentali, o „extra-mentali" nella vita terrestre. La sua compagna spirituale „madre" Mira Alfassa ha saputo, grazie all’influenza di Aurobindo, penetrare gli strati carichi di memoria del corpo fisico, per esempio quello delle cellule, che sono responsabili della morte fisica, secondo i suoi vecchi schemi. Essa ha vissuto queste esperienze anche come „lavoro sul corpo dell’umanità".  

In un’altra forma, ma siamo nello stesso campo di ricerca, anche R. Steiner parla della formazione di nuovi elementi superiori dell’essere, o „corpi" collocabili al di sopra della ragione che sarebbero in grado di rinnovare e dare nuova forma prima alle forze vitali eteriche antiche ed emozionali, e poi ai campi dell’essere fisici. Steiner chiama gli elementi superiori dell’essere „Spirito-sé, spirito di vita, spirito-uomo„. Leggendo Steiner si ha l’impressione che egli veda il compimento di queste profezie in tempi futuri molto remoti. Tuttavia, se facciamo un confronto con lo sviluppo contemporaneo di queste materie, dobbiamo affermare che, almeno parzialmente, si possono rilevare già ora effetti sorprendenti.

Anche nel buddismo esoterico troviamo accenni a questi „corpi" superiori, perlomeno se ne intravvede la possibilità per quel che concerne l’essere di Buddha - „Dharmakaya, Sambhogyakaya, Nirmanakaya". Anche se non si riconosce in queste diverse dottrine né un obiettivo globale, né un metodo o dei risultati, è manifesto l’interesse che unisce persone completamente diverse a questi campi di ricerca. Questo interesse comune è la prova più evidente della realtà di tali „corpi".

Inseriamo qui un’altra esperienza di questo secolo: Carl Welkisch, „Im Geistfeuer Gottes". Mistico dal corpo estremamente sensibile sentì, e gli venne confermato dalle sue visioni, che il suo compito era di trasformare la sua materia fisica mediante Dio e che lui ne era lo strumento. Purtroppo accade spesso che persone fuori dal comune e che seguono „compiti" che sono stati dettati loro dall’alto immaginano essere gli eletti e unici al mondo, mentre la distribuzione dei compiti dettati da Dio è estremamente complessa. Spesso, e per questa ragione, è facile trattare questi mistici da „folli". Chi invece ha dimestichezza con esperienze di tipo mistico sa riconoscere il fondamento e il significato reale in esse contenuto, a prescindere dalle possibili componenti soggettive, quali la suggestione, ecc.. Ciò è valso in modo particolare per Carl Welkisch.

„Immortality", l’immortalità viene propagata sopratutto negli Stati Uniti e, in particolare, da nuovi gruppi terapeutico-spirituali. In questo contesto si cerca di praticare una forma di terapia che tende ad eliminare „la rappresentazione della morte". Ulteriormente, grazie a tecniche di respirazione come il Rebirthing – il lavoro sul trauma della nascita - e un’alimentazione sana che può effettivamente prolungare l’esistenza ci si propone di contribuire al raggiungimento di un atteggiamento positivo verso la vita, verso una vita radiosa. Sebbene in questi gruppi Cristo appaia solamente a margine, sono presenti tra gli aderenti a questi gruppi anche dei cristiani, come per esempio la mormone Annalee Skarin, che si è saputa fare un nome nella loro cerchia. La Skarin ha pubblicato i resoconti delle sue esperienze nel campo della de-materializzazione e della re-materializzazione, nel contesto del suo legame con Dio.

Troviamo altri aspiranti all’immortalità nel campo della medicina, più precisamente nella ricerca sui metodi ormonali, che dovrebbero contribuire in parte al ringiovanimento. Non dovremmo accusare globalmente queste ricerche come dettate da mania di grandezza. Anch’esse comprendono momenti e aspetti interessanti.

Tuttavia dobbiamo ricordare quanto sia importante, affrontando tali temi, rimanere nel contesto dell’insegnamento di Cristo e del suo amore per l’umanità intera, senza ricadere in un culto del corpo fisico valorizzato ed isolato dalla vita fisica, che la osserva dal di fuori. La salvezza che Cristo ci indica non è il rinnovo di cellule isolate, ma la salute e salvezza della totalità del corpo – inclusi gli organi e le cellule - e degli elementi spirituali dell’uomo. Cristo ha voluto la libertà della vita, non la costrizione. Ma non bisogna fraintendere, non vogliamo qui condannare globalmente altri tentativi e speranze di una vita migliore, vogliamo solo mettere in guardia dai pericoli che possono sorgere quando ci si avventura su di un percorso così arduo e non ancora sperimentato, quasi al margine dell‘abisso.

Se vogliamo seguire questo percorso ci viene in aiuto la forza della resurrezione, vissuta con Cristo che vi opera visibilmente e globalmente. Questa forza ci sembra rappresentare il vero „fermento" per uno sviluppo armonico in questa direzione. Il germe delle cose, anticipato da Cristo, è ancora agli inzi, deve ancora maturare. Per questa ragione è necessario ed utile riferirsi sempre coscientemente a Cristo ed al suo operato.

La „Resurrezione" non è solo un’esperienza spirituale: essa può rinnovare tutto nella vita, ed in maniera duratura. Il „Lichtzentrum Bethanien" (Centro di Luce) in Svizzera (CH-Sigriswil), che pubblica la rivista „Lichtbote"(Il Messaggero della Luce) è il centro spirituale nel quale è stato coniato il concetto di „vita della resurrezione". Dopo la „porta angusta" della croce viene l’abbondanza. Gesù insegna che il suo percorso si fa chiaro tramite l’azione. I successi che si ottengono lungo il percorso individuale „al seguito di Cristo" possono di per sé rendere comprensibili i passi che non sono ancora stati fatti. Il percorso di cui parliamo non è sempre uguale e ben riconoscibile, anche le ascese non sono sentieri diritti che salgono verso una vetta ben visibile. Per illustrare meglio questi pensieri potermmo fare l’esempio di una costruzione grande e complessa alla quale lavorano coloro che hanno inziato a seguire il percorso descritto. Dio dirige i lavori e ognuno che passa depone la propria nuova pietra su quella messa dalla persona precedente. Le pietre sono le qualità e le capacità nell’essere degli uomini, le quali sopravviveranno alla costruzione materiale. Come il prototipo dell’uomo tramandato dalle rivelazioni delle Sacre Scritture, che venne creato nella perfezione, anche l’uomo di oggi può, attraversando liberamente tutti gli alti e bassi ed i drammi del mondo dell’imperfezione, rinnovarsi un passo dopo l’altro e giungere alla perfezione „come il Padre in cielo". Tale è la promessa fattaci da Cristo. Quanto abbiamo accennato non vale solo per i passi più facili di questo percorso, ma anche per il passo più arduo, quello della resurrezione – Cristo non ha posto alcun limite e non ha preso la limitatezza della forza umana come metro di misura. Egli, invece, pone nuovi criteri, cfr. con le parole del Vangelo: „Sono il pane della vita", „Sono la luce del mondo", „Sono la porta", „Sono il buon pastore", „Sono la resurrezione e la vita", „Chi crede vivrà in eterno", ma non come viene spesso interpretato dal cristianesimo, la vita eterna non inizia con il „giudizio universale"; „Sono il cammino, la verità e la vita", „Sono la vigna e il Padre è il giardiniere... voi siete le viti nella vigna...", „Sono il re, sono nato per esserlo e sono venuto nel mondo per testimoniare la verità". Cristo è il vero IO SONO nell’uomo, completamente all’opposto dell’io egoista e quotidiano.

Gli ebrei credevano nella resurrezione o risveglio, ma solo alla fine dei tempi. Nella teologia cristiana tradizionale la resurrezione è vista come una nuova possibilità data dalla fede in Cristo, senza peraltro prendere in considerazione ciò che ne è seguito al di là dell’ultima cena. Rispetto alla corrente teologica di stampo materialistico, che voleva semplicemente eliminare tutto ciò che è difficilmente immaginabile, all’interno delle moderne riflessioni teologiche critiche può essere visto come un passo avanti il fatto di tornare a considerare la resurrezione come "metafora" in senso traslato e allegorico. (Hans Kessler, Sammelband "Auferstehung der Toten"). Questo tipo di approccio a concetti difficilmente immaginabili sarà utile ad alcuni, ma non necessariamente a coloro che sono in grado di credere direttamente alla resurrezione come realtà interiore ed esteriore. Questa fede da semplici cristiani per alcuni aspetti corrisponde di più allo stato della ricerca e della conoscenza in molti campi, come affrontato nelle nostre analisi. Chi vede tutto solo "metaforicamente", secondo lo nostre ricerche ottiene un effetto solo nel senso di un’edificazione interiore; il potere curativo, che anche oggi può penetrare fino nel corpo fisico, può venire così rallentato o ridotto.

  Nelle pagine in tedesco e in inglese si trovano alcuni passi del vangelo secondo Giovanni, 20, che commentano due apparizioni di Cristo risorto.

Domanda:
Cerco di comprendere con Dio come il potere della resurrezione possa oggi diventare fruttuoso?

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L’ascensione.

Premessa: in inglese le parole „ascensione" e „ascesa" sono identiche: ascension. La parola „ascesa" così come viene usata dalle correnti spirituali moderne e cioè dai „Lightworkers" (gli „operai della luce") mostra però piuttosto una relazione con il capitolo precedente, la resurrezione (v. Cap. „La resurrezione").

Se i 40 giorni del ritiro nel deserto precedono direttamente l’inizio della sua attività d’insegnamento, l’attività terrena visibile si decide con i 40 giorni dopo la Pasqua, nei quali egli appare (in visione) agli uomini in luoghi diversi.

Dopo un’ultima cena e un colloquio Gesù „condusse i suoi discepoli verso il villaggio di Betania. Alzò le mani sopra di loro e li benedisse. Mentre li benediceva, si separò da loro e fu portato verso il cielo" – Luca 24, Marco 16. „...Gesù cominciò a salire in alto, mentre gli Apostoli stavano a guardare. Poi venne una nube, ed essi non lo videro più.... Due uomini vestiti di bianco si avvicinarono loro e dissero: „Questo Gesù che vi ha lasciato per salire in cielo, un giorno ritornerà come lo avete visto partire". (Atti degli apostoli 1). Gli apostoli distinguevano molto chiaramente tra quei 40 giorni nei quali rispettivamente Cristo era tra loro e poi scomparve, e il periodo successivo, dove si sentivano anche raccolti nel suo spirito, ma senza la sua presenza personale.

Cristo aveva annunciato che sarebbe andato dal Padre. Solo dopo l’ascensione lui dice di sedere „alla destra del Padre", e cioè sullo stesso piano di Dio oltre quell‘"aldilà" raggiungibile umanamente. Qui va definendosi un punto dove Cristo agisce universalmente con Dio. Dio è: „sono quello che sono", è onnipotente, ma rende anche liberi, è punto di partenza vivace di tutte le forze e di tutti gli esseri, e anche di sé stesso; è fuori dallo spazio, ma anche onnipresente; è eterno ed in ogni momento è anche realtà nascosta. Ciò non significa che Cristo si fosse dissolto nel nulla, ma piuttosto che ora è ovunque. Anche quella congiunzione tra l’uomo e Dio attraverso il seguire Cristo poteva essere vissuta come esperienza durante la vita – „Pregate il Padre in mio nome (Giovanni 15,16). Questo, indipendentemente dalle rispettive idee sugli avvenimenti di 2000 anni fa, rappresenta una realtà particolare.

I discepoli a questo punto si accorgono della loro elevatezza di apostoli che sono sulla Terra per conto di Cristo. Con loro e attraverso di loro Cristo si mostra in maniera più forte. Sarebbe scorretto valutare questa condizione solo dal punto di vista esteriore, come se fosse successo semplicemente che un insegnante non c’era più e che loro dovessero portare avanti le cose da soli. Se si tiene in considerazione il ruolo autonomo dell’ascensione, è possibile rielaborarla come universalizzazione dell’opera di Cristo. Un‘immagine adeguata sarebbe un ologramma, ogni frammento del quale contiene in sé l‘intera immagine. Un‘osservazione: con questo paragone non si deve alludere a quella concezione del mondo olografica secondo la quale l’uomo sarebbe uguale a Dio, e non avrebbe quindi bisogno di compiere alcuno sforzo per diventare uguale a lui – del resto affine a quella concezione della redenzione che dimentica che essa è come un germe e può essere raggiunta solo attraverso la decisione individuale e l’imitazione di Cristo.

Alle relazioni proprie dell’uomo si aggiungono anche le relazioni di Cristo. In fondo proprio con l’ascensione ciò dovrebbe essere suggellato come impulso per gli apostoli e infine per tutti, una possibilità che è stata creata durante la vita di Gesù – nel capitolo sul battesimo nel Giordano si fa riferimento alla possibilità di Cristo di prendere forma negli uomini. Questo significa che ciò che Cristo ha portato o meglio elaborato, ha solo ancora un carattere più ampio riguardo ai suoi effetti sull’umanità e rispetto a ciò che può avere elaborato un uomo qualsiasi. È ancorato a Dio, non solo in un campo „morfogenetico" – v. il Cap. „La crocifissione". Un altro modo per esprimere questo modo di avvicinarsi sarebbe „Dio porta così tutto verso di sé".

Paolo è conosciuto a causa di alcune tradizionali particolarità. A parte il fatto che esse sono state spesso sopravvalutate da interpretazioni unilaterali, le sue esperienze visionarie vanno considerate vere. A modo suo egli poteva riconoscere ciò che viene espresso anche nel Vangelo secondo Giovanni ecc., che il significato di Cristo andava al di là di un ruolo per il giudaismo, che il giudaismo andava piuttosto visto come scelto per diventare per il Cristo universale il punto di partenza per il suo contributo all’umanità. Naturalmente questa fu una delle prime controversie tra gli apostoli.

Le affermazioni della Chiesa tendono a mettere alla pari la Chiesa e „il corpo di Cristo", anche se alla fine, in senso lato, viene integrato anche il resto dell’umanità. Le affermazioni antroposofiche vedono in maniera più chiara l’umanità come corpo di Cristo. Anche le correnti teosofiche, che non sono cresciute solo su fondamenti cristiani, vedono in parte un significato di Cristo che vale per tutta l’umanità, anche se lo interpretano quasi esclusivamente come ruolo didattico.

Gruppi cristiani moderni della nuova Apocalisse in particolare „la Vita Universale", vedono oggi un ruolo di Cristo anche per gli esseri viventi non umani – fino ad arrivare alla conclusione che il futuro destino della Terra sarà sottratto al dominio degli uomini. Ma coloro che non sono in prima linea una parte del problema, ma piuttosto una parte della soluzione, avranno sicuramente il loro ruolo, come accennato nel discorso della montagna.

Se qualcuno fa qualcosa „in Cristo", ciò verrebbe fatto anche per Cristo e di conseguenza per il mondo.

Chi potrebbe congiungersi veramente con Cristo e con la direzione del suo operato che non può essere cambiata arbitrariamente dagli uomini, non sarebbe però in grado di seguire le moltissime teorie, forme d’espressione ed avvenimenti, che nel corso dei secoli, da parte della chiesa, erano all’ordine del giorno. Cristo non può, secondo la testimonanza della mistica, venir sfruttato in maniera conscia o inconscia per dare sostegno ad aspirazioni a lui contrarie.

Da dove le Chiese presero la forza per la guerra e poi per la persecuzione e l’odio – per di più quasi sempre al servizio dei poteri temporali - , si può capire dalla loro stessa terminologia. Secondo le comuni massime empiriche note nei circoli spirituali, dalla luce può anche nascere „l’ombra". Rendersi però strumento dell’ombra, come spesso è accaduto in passato, anziché dare il proprio contributo per sé stessi e per gli altri lavorando su queste ombre, è una derisione delle aspirazioni cristiane.
È pur sempre riconoscibile in testimonianze più recenti, per esempio nel documento conclusivo della raccolta ecumenica europeaFrieden in Gerechtigkeit für die ganze Schöpfung" del 1989, un tentativo di affrontare la questione. La traduzione è disponibile presso la EKD di Hannover.

Anche „l’ascensione" può acquistare un significato reale nell’ambito dell’imitazione di Cristo. I Rosacrociani p.es. vivevano quella discesa delle nuvole del cielo in forma di immagini e sogni. Un’esperienza unica o anche ripetuta di questo tipo non significa però che l‘individuo in questione avesse completamente compiuto questo passo nella vita, significava come per gli altri passi innanzitutto che questa qualità aveva cominciato ad avere su di lui un effetto più intenso.

„L’ascensione", che presuppone un certo immedesimarsi profondo dello sviluppo spirituale, non è quindi in nessun caso da confondere con un „essere trasportati via da parte degli UFO „(oggetti volanti non identificati). Per alcune usanze antiche tramandate del „portare via" dei profeti biblici, considerando le altre possibilità spirituali, non è particolarmente probabile (vedi il capitolo „La resurrezione"). Di fronte però alla sovrabbondanza del materiale internazionale, non può essere contestato che gli UFO potrebbero esistere in parte come manifestazione della presenza di astronauti extraterrestri*; e che quindi si può pensare che alcune saghe del passato si potrebbero riferire a fenomeni affini, sia di tipo positivo che di tipo negativo, e che potrebbero avere un ruolo anche in futuro. Il tentativo di certi circoli di interpretare ogni pittura rupestre contenente dei cerchi come un’astronave è comunque completamente fuori luogo e scaturisce dall’immaginativa della nostra civiltà tecnico-materialistica. Anche se l’umanità ha bisogno dell’aiuto divino, alla fine deve realizzare da sola il cambiamento che la salverà. Attraverso i progressi nell’essere, nel fare e nella coscienza, gli essere terrestri possono sopravvivere e quindi scoprire il proprio compito ed adempierlo. Nessuna conquista, neanche quelle propriamente esteriori, può sostituire la crescita in ulteriori campi della coscienza. Quel tipo di aspirazione, che per esempio condusse alla navetta spaziale Challenger e al suo incidente ammonitore, sembra in parte un’imitazione esteriore che distrae l’attenzione da ciò che è veramente necessario.
Nota: A questo riguardo, la Chiesa si è espressa più volte ad es. il teologo Monsignor Corrado Balducci (Vaticano). Per il resto, le chiese vi hanno visto spesso solo un fenomeno fisico o sociologico. Il giornale ufficiale del Vaticano "L’Osservatore Romano" scrisse a maggio del 2008: "L’universo consiste in miliardi di galassie, ognuna delle quali è composta da centinaia di miliardi di stelle. Come si può escludere che la vita non si sia sviluppata anche altrove? Non possiamo porre limiti alla libertà di Dio. Se come San Francesco d’Assisi consideriamo le creature della terra come fratelli e sorelle, perché non potremmo parlare anche di un fratello extraterrestre? Forse altri esseri intelligenti vivono ancora in totale armonia con il loro Creatore."

Non bisogna però dimenticare che sono necessarie anche delle elaborazioni tecniche, per esempio per liberarsi dall’energia atomica pericolosa alla vita, da altri tipi di radiazioni elettromagnetiche, della tecnica genetica e da altre tecnologie. Questo però può accadere solo se prevale un altro spirito. Se tale crescita avviene nel senso di Cristo e con una coscienza più ampia, dovrebbe però essere una crescita organica, e non una manipolazione tecnica. La „salvezza" non si ottiene attraverso una „tecnica" spirituale. Gli esercizi di diverso tipo in fondo dopo che hanno adempiuto al loro compiuto vogliono essere abbandonati; solo ciò che è diventato proprio alla fine conta. È completamente impossibile attraverso le odierne e problematiche „Brain-Machines" tecniche – in verità: apparecchi di manipolazione celebrale – „consumare" Dio in maniera passiva e subcosciente. 

Cristo in prima linea è tramandato nel suo speciale ruolo sulla Terra; si può pensare però anche ad altre manifestazioni su altri piani e in altre parti del cosmo: Cfr. lo scritto un po’ fantasioso „The Urantia Book"/ USA; che viene menzionato non come fonte, bensì solo come suggestione; il suo compito insostituibile sulla Terra fisica non viene qui posto in discussione. V. inoltre i libri „Analekta" 1 e 2. "Analekta" è in vendita presso: Mag. Alois Thurner, Staudach 103, A-8230 Hartberg, Austria (rimanenze della tiratura).

L’ascensione di Gesù in una "nube" è stata vista dai teologi in correlazione ad alcuni passi dell’Antico Testamento (2. Libro di Mosè 13:21 e 40:34). La successiva gioia dei discepoli per un nuovo tipo di presenza di Cristo, vissuta in modo intellegibile, è stata interpretata da alcuni come qualcosa di estremamente reale, da altri come qualcosa di soggettivo.

Nelle pagine in tedesco e in inglese si trovano alcuni passi del vangelo secondo Luca 24 commentati: l’ascensione.

Domanda:
Il significato presente o venturo dell’ascensione è una questione che influisce sul mio rapporto con Dio?

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L’evento della Pentecoste.

Prima della crocifissione Gesù aveva annunciato che attraverso il suo andare verso il padre, dal padre sarebbero venuti lo Spirito Santo, il „consolatore", lo „spirito di verità" – Giov. 14,15,16.

Più o meno dieci giorni dopo l’ascensione la comunità a Gerusalemme è riunita in preghiera. „All’improvviso scese dal cielo un suono come di vento che soffia impetuoso e riempì tutta la casa… Apparvero quindi ad essi come delle lingue di fuoco separate e si posarono sopra ciascuno di loro. Sicchè tutti furono riempiti di Spirito Santo e incominciarono a parlare lingue diverse…" - Atti degli Apostoli 2. Con tali parole Nessuno descrive un abituale sentirsi realizzato dopo la preghiera. Già prima troviamo certe reminescenze nella pratica dei Pentacostali e dei Quaccheri. Il primo evento pentecostale, in quanto fenomeno percebibile esteriormente, è legato a ciò che è stato descritto nel capitolo sull’ascensione, e cioè l’estensione dell’effetto dell’attività di Cristo sugli apostoli e sul loro gruppo. Sulle vie della „discesa" dello spirito della verità viene di nuovo comunicato qualcosa dell’attività comune di Dio e di Cristo. In questo senso la prima Pentecoste può essere anche vista come primo segno dell’inizio di un „secondo avvento di Cristo" o almeno di un suo avvicinarsi. Anche da questo punto di vista c’è da aspettarsi che „l’avvento di Cristo" espresso nella profezia, debba essere inteso diversamente da un diventare uomo una seconda volta.

Nota: Il „consolatore" o „spirito della verità" non è in senso stretto da mettere alla pari con „lo spirito santo", o con il suo corrispettivo femminile. Vedi sotto: „Sophia".

- Lo „spirito di verità" appare come una parte di Cristo stesso, che ricorda il legame con lui e le sue parole, e che rende quindi possibile ai discepoli continuare la sua opera sulla terra. Da allora, in questo senso, non è più serio trattare questioni religiose e filosofiche come se queste fossero solo una storia della recezione letteraria e dello sviluppo del pensiero. Su questo è già stato scritto molto. Ci sono però altri fattori di influenza, anche negli uomini. Identificarli e trovarli è ciò di cui si occupa questo testo.

L’eredità del Dio creatore, del padre negli esseri umani, poichè lui „…è nato da Dio" - Giovanni 1.- viene donata a tutti come cosciente introversione nella vita di Gesù; e così da ciò che è accaduto nella Pentecoste l’eredità di Cristo viene rinforzata anche in coloro che sono rimasti sulla terra e che la accettano.

- Lo spirito santo come qualità ed energia divina „femminile, materna" spirituale e intelligente fu trovata a livelli diversi in manifestazioni esteriori diverse già a partire dalla vita di Gesù sulla terra, al di fuori degli uomini, così come negli uomini in quanto attività ispiratrice.

Ci sono anche relazioni con la „manna celeste" (Esodo, Deuteronomio., Numeri, Salmi, Neemia, Giosuè, Giovanni, Lettera agli ebrei; Apocalisse)

Non è però neanche completamente errato se i termini „spirito di verità" e „spirito santo" in relazione ad esperienze pratiche vengono messi sullo stesso piano, come del resto succede spesso. Succederà sempre più spesso che le forze di Dio che operano insieme vengano anche recepite come unità; così come anche l’uomo, che originariamente era stato creato „a somiglianza di Dio", può fare l’esperienza di una differenziazione della sua coscienza, ma in seguito anche di un’integrazione della sua essenza.

Solo così può apparire anche la vita sociale dell’umanità e della terra in un modo attualmente quasi scomparso, così come qui alla fine viene viene presa in analisi in relazione all’apocalisse di Giovanni; con questo però non si intende dire, che questo futuro sia completamente adattabile agli attuali concetti.

Lo „spirito santo" non è solo spirito o alito di vita, forza vitale. Può essere utile al nostro scopo seguire il suo apparente annunciarsi in vari livelli durante la via di Cristo. Ciò viene nominato in relazione alla concezione di Maria, almeno nel senso di un contributo in rapporto ad un singolo avvenimento.

Esso può essere trovato al momento in cui il Cristo presente personalmente nel corpo della resurrezione „alita" sui discepoli e dice „ricevete lo spirito santo" (Giovanni 20, 22) – che quindi qui agisce attraverso di lui. Una pulizia della loro capacità sensoriale o in senso più profondo della loro coscienza può essere vista come condizione per la responsabilità che gli viene conferita e di cui si rendono adesso conto: „perdonare o no i peccati". Questa coscienza, che anche dai misterici come J. Lorber viene vista come effetto dello spirito santo, non è una mistura di paure derivate dalla propria biografia, che spesso viene confusa sbagliando con la coscienza, dietro alla quale però può nascondersi talvolta una parte di coscienza vera. Coscienza in senso pieno è anche una partecipe guida interiore dei singoli uomini.

Nel primo evento della Pentecoste lo spirito santo agisce in modo già impersonale, direttamente „cosmico", ma in modi diversi che corrispondono alle differenti possibilità di realizzazione da parte di coloro che ne sono stati toccati, o corrispondente alle diverse premesse degli interessati o del mondo – toccare punti dolorosi, risolverli attaverso questa costrizione ad esaminarli e riconoscere sempre meglio le differenze sostanziali e la verità, sono qualità di una coscienza che è stata toccata dallo spirito santo. Là dove si tratta in modo meno specifico di chiarire una confusione, la stessa forza si rivela più come operazione creativa, come realizzazione di una comunità, come fattore che rende completi – che porta a Dio.

Anche il XIX secolo con i suoi sviluppi ed i suoi movimenti di nuove rivelazioni, così come anche il XX secolo, possono lasciare intravedere a ben guardare continui nuovi impulsi dello spirito santo e delle conseguenze del suo operare. Avviene che gli impulsi cristiani e dello spirito santo producano da tempo dei movimenti di passaggio verso quel campo di cui si occupa l’apocalisse di Giovanni, che si rivolge allo sviluppo nella sua totalità.

In questi passaggi degli atti degli apostoli i discepoli sono sempre „uniti nelle preghiera e nelle suppliche" a Maria e alle altre donne o discepole. Il ruolo delle donne – quando parlano o come secondo Paolo quando „tacciono", deve essere stato per diversi motivi assolutamente essenziale ed insostituibile. Esse erano più ricettive per esempio dal punto di vista delle emozioni e potevano quindi ridonare queste emozioni in modo verbale o non verbale all’interno del gruppo. Anche oggi può essere osservata la differenza in riunioni di ogni tipo, anche spirituale, quando partecipano non solo uomini, ma anche donne. Nel momento in cui non si tratta di mostrare la capacità maschile di fare effetto su qualcuno, l’occasione di incontro può volgersi in modo ispiratore ed appassionante, anche con la premessa di una partecipazione interiore a ciò che accade. Nei circoli antroposofici e rosacrociani Maria, la madre di Gesù, viene addirittura considerata la vera sorgente, attraverso la quale lo spirito santo potè agire sui discepoli.

E qui ci troviamo a confronto con il segreto della „Sophia", la „sapienza" del Vecchio Testamento, una forma di espressione femminile della forza divina. All’interno delle chiese orientali Maria è stata identificata più volte con Sophia. Il Sofiologo e visionario Solowjoff ha vissuto l’esperienza solo in tempi recenti – così come viene invece riconosciuto per Cristo – di riconoscerla nella sua dimensione cosmica che si avvicina all’essenza (così come viene accettato per Cristo, per esempio nell’ „eterico ritorno di Cristo" di Steiner nel 1909, e altri). Così come Gesù e Maria in piccolo, allo stesso modo pare possano essere vissuti in modo mistico il „Cristo cosmico" e Sophia come madre celeste nella sua totalità. Vedi anche Hildegunde Wöller "Ein Traum von Christus". La correlazione può essere espressa anche in questo modo: l’aspetto „materno" di Dio contribuisce affinché la creazione si sviluppi avvicinandosi al creatore, così come Dio va incontro alla creazione.

Teologhe femministe hanno fatto notare che lo spirito santo nella lingua di allora si traduceva in realtà con il suo corrispettivo femminile. Maria o meglio Sophia potrebbero eventualmente essere viste in modo più esatto come forme di espressione, in cui lo spirito santo entra e prende forma, come nel simbolo della colomba.

Ma anche nei vari sforzi del movimento femminista sia all’est che all’ovest si può trovare qualcosa che ha a che fare con Sophia, cfr. Dr. Susanne Schaup nel verbale dell’accademia evangelica di Bad Boll sul seminario „New Age 3: Sophia". Allo stesso modo si può trovare qualcosa che ha a che fare con Cristo non solo nei nuovi movimenti cristiani che agiscono in tutto il mondo con progetti modello come le „Vite Universali" o negli sforzi di rinnovamento delle chiese, ma anche in altri movimenti „terreni". Commento del Nuovo Testamento. „Lo spirito spira dove vuole, e ne senti la voce; ma non sai né donde venga, né donde vada; così è di ognuno che è nato dallo spirito" (Giovanni 3).

I passi seguenti hanno un carattere maschile-femminile, non sono più patriarcali, ma neanche matriarcali.

Mentre qualcosa dell’attività di Cristo è dentro ognuno di noi, come è stato spiegato nel capitolo precedente, lo stesso può essere di nuovo rinforzato attraverso il Cristo esterno e lo spirito santo, anche attraverso le sue parole, ma non solo attraverso di esse.

I cavallieri del Gral partivano in un altro modo dal presupposto, che dell’attività di Cristo sulla terra risalente a 2000 anni fa, fosse rimasto qualcosa che poteva essere cercato e trovato dagli esseri umani, il „Gral". Questa leggenda tramanda che alcune gocce del sangue di Cristo, che dalla croce impregnavano la terra, furono conservate in una coppa. Giuseppe di Arimathia ed un suo compagno la portarono in salvo in Francia o in Inghilterra e si raccoglievano sempre davanti al „miracoloso Gral" per la preghiera e per il concepimento delle ispirazioni. Cfr. per esempio R. de Boron „Die Geschichte des Heiligen Gral" („La storia del Santo Gral"), trascritta nel 1200. Nonostante il fatto che alla base della leggenda possa esserci una realtà esterna, è inveitabile notare che la coppa d’oro del Gral, con il suo calice in alto, il suo rigonfiamento nel mezzo ed il suo allargamento o apertura sul fondo, simbolizza l’essere umano*; un uomo che dal suo centro, cioè dal suo cuore si apre verso l’alto per lo spirito santo e verso il basso per la redenzione del mondo; un „uomo riscattato" che „spetta la creazione" (Lettera ai romani 8, 18-28). Nell’insieme può essere vista anche come simbolo di un mondo che si apre verso Dio. Intorno a questa corrente si raggrupparono i Catari che in parte si erano allontanati dalla vita terrena, cioè: gli eretici, e gli Albigensi, i cantori cavallereschi, i trovatori. Milioni e milioni di questi cristiani esoterici furono annientati dal potere papale, che li aveva dichiarati eretici. Il profondo significato del Gral non è quindi del tutto esaurito in quell’altra leggenda in cui al Gral sarebbero apartenuti i presunti discenti consanguinei di Cristo, di stirpe reale.

Giovanni 4: „... credimi donna; è venuto il tempo in cui, nè su questo monte, nè in Gerusalemme adorerete il padre…Ma viene il tempo, anzi è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perchè il Padre così vuole i suoi adoratori. Dio è spirito e quei che l’adoreranno, devono adorarlo in spirito e verità." Questa posizione consapevole e libera di varie correnti di un cristianesimo spirituale non potrebbe essere sostenibile per le istituzioni, se queste non avessero il coraggio di rinnovarsi sulla base di uomini cristiani liberi. Poichè certi percorsi di un cristianesimo spirituale furono talmente decimati, che addirittura i loro contenuti sono solo difficilmente riscostruibili, la chiesa stessa si è talmente allontanata da quella sostanza di cui era composta la propria tradizione spirituale, che oggi lentamente deve riconosce come un vacuum. Dopo che molteplici, in parte anche discutilbili, offerte da parte di altre culture hanno cercato di riempire questo vacuum, anche le chiese sono alla ricerca della scomparsa pratica spirituale cristiana.

Il famoso abate Gioacchino de Fiore (verso il 1100) parlò del tempo del padre – il tempo della religione delle leggi del Vecchio Testamento–, così come del tempo del figlio con intervento della chiesa e profetizzò una terza „Era dello spirito santo" – Titolo delle Edizioni Turmverlag – , in cui nell’uomo stesso cresce un legame individuale verso Dio. Anche da questa profezia, il cui significato può essere riconosciuto sempre meglio vi sono elementi che sono entrati a fare parte in modo diretto o indiretto nelle più diverse tendente, da Lutero a Marx- fino ad Hitler, dove sono state poi male interpretate o meglio di cui è stato abusato. Nella maggior parte dei casi alla base di certi capovolgimenti vi è un’origine sensata.

Qui è giusto inserire anche un’osservazione sulla differenza tra una spiritualità dello spirito santo e le pratiche spiritistiche. L’"essere colpito dallo spirito santo", nel migliore dei casi una recezione consapevole dello spirito santo, passa attraverso l’essenza interiore dell’uomo. In questo caso non si ha ipnosi o uno stato di trance estatica e no si è „posseduti" da „spiriti" ultraterreni di morti, e non si tratta neanche di un loro „complotto". Né per coloro che ne sono toccati, né per gli altri intorno a loro questa esperienza è una dispersione di energia come in una seduta spiritica. La coscienza non ne viene diminuita, ma al contrario allargata. D’altra parte così possono essere possibili sensazioni eccezionali nel luogo in cui ci si trova, ma in modo cosciente e senza perdita di memoria.

Il tipo di effetto dello spirito santo potrebbe essere compatibile con il silenzio meditativo – che nelle chiese occidentali non è quasi mai presente – così come con i tentativi di raggiungere la stessa cosa al contrario attraverso una maggiore e migliore comunicazione, come viene sviluppato particolarmente all’ovest ed in America. Se il silenzio e la comunicazione o i contenuti potessero essere uniti gli uni agli altri – una possibilità presente soprattutto nella mentalità del centro Europa–, si potrebbe riconoscere in modo particolarmente chiaro ciò che vuole Cristo o lo spirito santo. In lui si incarna in modo molteplice un terzo elemento che va al di là degli estremismi orientali ed occidentali; tuttavia questo succede solo quando questa aspirazione non è egoistica, cioè non etica. Cristo è immaginabile solo attraverso una corretta comprensione dell’umilità, dell’etica e del senso, che lui diede al mondo come storia di salvezza.

Lo spirito santo non può nenche essere osservato completamente slegato da Cristo o da ciò che gli stava a cuore. Cristo riconobbe allo spirito santo la capacità „di ricordare ai discepoli tutto ciò che vi ho detto". Inoltre disse:" ho ancora molto da dirvi, ma voi non potete ancora sopportarlo. Quando però vi sarà l’avvento dello spirito di verità, lui vi accompagnerà in ogni verità."

Qualunque cosa venga regolata verso la verità, potrebbe così unirsi allo spirito santo in un’unità di quelle forze che vogliono salvare la terra.

Cristo rende partecipi nel suo insegnamento gli esseri umani di una parte della sua soggettività,- ma non quell’illimitato relativizzare, che secondo alcune concezioni filosofiche moderne non potrebbe permettere più nessuna verità oggettiva.

* Nelle pagine in tedesco e in inglese è inserito uno schizzo simbolico del santo Gral.

Domanda:
Che cosa si è già sviluppato in me con l’aiuto di Dio e che altro mi arriverà da Dio oggi?

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Un’ immagine di Gesù.

Per colui che desidera avere una più chiara concezione dell’aspetto di Cristo viene qui ricordata, alla fine della presentazione dei vangeli, quella descrizione, che viene considerata come la più valida –nonostante non esista nessun ritratto riconosciuto come tale:
L’unico cosiddetto vero „ritratto del nostro salvatore" è in vendita presso la casa editrice Lorber. Secondo la tradizione venne fatto da un ritratto eseguito per ordine dell’imperatore Tiberio su uno smeraldo e mandato dalla stanza dei tesori di Costantinopoli dal sultano dei turchi in dono al Papa Innocenzo VIII come riscatto per suo fratello. A questo è legata una descrizione dell’aspetto di Gesù fatta da Publio Lentulo, in quel tempo governatore in Giudea, per il senato ed il popolo romano: "Comparve in quei giorni un uomo di aspetto molto virtuoso di nome Gesù Cristo, che vive ancora oggi tra di noi e che dai miscredenti viene visto come un profeta della verità e dai suoi discepoli viene chiamato figlio di Dio. Esso risuscita dalla morte e guarisce ogni tipo di malattia. Un uomo di statura media e prestante e di aspetto molto nobile, così che quelli che lo vedono, devono ammirarlo come temerlo. I suoi capelli hanno il colore di una nocciola matura, lisci quasi fino alle orecchie, e da lì in giù più mossi sulle spalle e di tipo più orientale, sono portati secondo la tradizione nazarena con la riga nel mezzo. La sua fronte è aperta e liscia, bella, di un rosso piacevole. Naso e bocca hanno una forma a cui non vi è niente da criticare. La barba non è molto folta, dello stesso colore dei capelli e non molto lunga. I suoi occhi sono blu scuri, chiari e vivaci. Il suo corpo è ben formato e tonico, le sue mani sono proporzionate. Nel rimprovero è spaventoso, nell’ammonire gentile e comprensivo, nel parlare moderato, saggio e modesto, misto a dignità. Nessuno può ricordarsi di averlo visto ridere, ma molti lo videro piangere. Un uomo, che supera con la sua eccezionale bellezza le creature umane."

Il ritratto è inserito nella stampa in tedesco – con il permesso della casa editrice del 1992. 

Per quanto riguarda la salma di Gesù sulla sindone di Torino v. il nostro capitolo "Crocifissione e sepoltura". Inoltre, dal 1979 il Prof. Dott. Heinrich Pfeiffer e la monaca Blandina Paschalis Schlömer si dedicano alle ricerche sul "velo di Manoppello". A differenze della sindone torinese, su questa sindone è impresso solo il viso, ma con gli occhi aperti: http://voltosanto.com . Anche per questa sindone le origini della sua esistenza sono scientificamente difficili o impossibili da chiarire. Per esempio il fatto che sulla seta marina non sia possibile dipingere. Le misure del viso sono identiche su entrambe le sindoni. Cfr. Giovanni 20: 5-7. Queste immagini sono state decisive per le rappresentazioni artistiche di Gesù a partire dai primi secoli. Sulla sindone che a quanto pare avvolse Gesù il viso - visto dal davanti e con i capelli - appare ovale; ci sono delle similitudini anche con l'immagine citata sopra che rappresenta Gesù vivo di profilo.

 

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Parte seguente: La rivelazione di Giovanni (12 capitoli) e capitolo finale.   /   3. Parte: 11 capitoli su vari temi e questioni della vita.   /   Parte 4: il Vecchio Testamento, contributi al dialogo con le altre religioni.

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Le citazioni dalla Bibbia usate e le annotazioni – rivisitate sulla base di varie traduzioni – sono integrazioni dei relativi capitoli del testo principale

Tali passaggi caratteristici non sostituiscono completamente lo studio di accompagnamento o la meditazione di interi capitoli del vangelo o parti della rivelazione. In questo caso è consigliabile consultare la Bibbia o il Nuovo Testamento.