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Le vie di Cristo nella coscienza umana e del mondo.
Indice di tutte le parti. Prima parte: (I) capitoli sui passi dei Vangeli – cliccare qui. Seconda parte: I passi dell’apocalisse di Giovanni – cliccare qui. Parte 3: capitoli su diversi temi e questioni esistenziali. Questa è la 4. parte: Il Vecchio Testamento; contributi al dialogo con le altre religioni :.Per aprire i capitoli
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Questa pagina aggiuntiva vuole essere un contributo alla migliore comprensione del Vecchio Testamento e al dialogo interreligioso. Non abbiamo comunque la pretesa di affrontare le scritture del Vecchio Testamento in maniera altrettanto approfondita di quanto sia stato fatto nell’ambito di questa pagina web riguardo ai Vangeli e agli Atti degli apostoli (l’evento pentecostale).
Gesù Cristo e i suoi discepoli facevano spesso riferimento alle sacre scritture conosciute dai loro ascoltatori. Si trattava innanzitutto del Vecchio Testamento. Esso contiene una storia della creazione, libri sulla storia degli Ebrei, leggi, scritti profetici, salmi, apocrifi ecc. Gesù e i discepoli non pretendevano che il loro lavoro revocasse i contenuti delle più antiche rivelazioni. Essi però non volevano essere visti in prima linea come degli interpreti delle scritture, ma piuttosto volevano far capire ai loro ascoltatori che ciò di cui loro parlavano si riferiva alla vita che emergeva dal contatto diretto con Dio e con Cristo (vedi "Principi dei valori etici" e il testo principale). Da ciò emergono nuovi punti di vista rispetto al Vecchio Testamento.
Nel Nuovo Testamento si trovano tuttavia molti riferimenti ad altri credi di quel tempo. Per esempio il Vangelo secondo Giovanni parla spesso apertamente a coloro che conoscevano la dottrina gnostica per spiegare loro, partendo dal loro stesso contesto, proprio la specifica differenza, lo specifico cristiano. Un semplice esempio ne è l'espressione "Lui era la luce, quella vera..." in Giovanni, 1. Anche alcune lettere di Paolo prendono in considerazione il livello di conoscenza delle persone che appartenevano alla cerchia delle antiche religioni misteriche, più che le tradizioni ebraiche. Chi non conosce queste tradizioni non se ne renderà conto. In questi punti del Nuovo Testamento non si trovano giudizi di dannazione generali contro tutte le antiche scritture non ebraiche. Giudizi di questo tipo si trovano solo in quei punti dove vengono affrontati particolari abusi di concreti culti degenerati, al fine di mettere in guardia gli uomini di fronte a certe strade. Il vecchio e più legittimo percorso della missione era di andare a prendere le persone lì dove si trovavano, anziché pretendere che queste dimenticassero completamente la propria biografia - una cosa che provoca ulteriori fratture nella coscienza anziché portare la redenzione che è in grado di guarirle. Alle persone provenienti da altre culture non veniva richiesto di abbracciare tutta la tradizione ebraica. In questo modo esse avevano gli stessi diritti degli ebrei. Ciononostante, a questo proposito c'erano tra i discepoli contrasti che esistono ancora oggi.
L'opera di Gesù in questa forma era pensabile solo nel contesto della fede in Dio e nella speranza di un profondo cambiamento, che interessasse anche l'Aldilà, così come anticipato dai profeti di Israele. Inoltre sarebbe comunque possibile elaborare l'elemento cristiano anche sulla base di altre tradizioni religiose, in luogo dell'Antico Testamento. Questo fu tentato da Mani, il fondatore dei Manichei che si diffusero ampiamente in Asia, furono più tardi perseguitati dalla chiesa e oggi sono praticamente scomparsi. Anche per Mani il punto di partenza era la religione monoteista di Zaratustra in Persia. Fino a che punto gli riuscì di estrapolare correttamente il ruolo di Gesù e in che misura - nonostante l'alto livello della sua dottrina - non gli riuscì (per esempio l'unilaterale fuga dal mondo nelle dottrine) è un'altra questione che non affronteremo più da vicino in questo contesto.
La religione ebraica (giudaismo) secondo la bibbia ebraica ha prodotto anche altre scritture, come i fondamenti giuridici (Mischna) e i commenti (Gemara) del Talmud – nelle versioni di Babilonia e Gerusalemme -; così come testi fondamentali di alcune correnti, in particolare le scritture mistico-esoteriche della Cabala: Zohar (Sohar) / Sepher Jezirah. Queste ultime scritture vengono fatte risalire al XIII secolo, ma potrebbero anche risalire a tradizioni più antiche. Alcuni aspetti ricordano addirittura l’antico Egitto. Anche oggi esiste una mistica ebraica.
Sulle immagini di Dio.
"Il Dio di Abramo" veniva conosciuto come Dio personificato della famiglia, della tribù e del popolo. In altre tradizioni diventava invece il Dio dell'Universo. Questa fede è andata crescendo, nel corso dei tempi, solo nella rigida forma monoteista, alla quale i profeti si richiamavano regolarmente*. All’inizio nel Vecchio Testamento Dio viene chiamato "Elohim" – cioè "spiriti creatori divini" e non extraterrestre materiale risultato di esperimenti genetici ecc., come oggi si trova in alcuni libri: Si sono aggiunte le influenze in parte prolematiche sullo sviluppo della Terra. "Allah", il nome di Dio per gli islamici, dalla lingua araba pre-islamica "al-ilah", in quanto parola semitica ha anche, quasi sicuramente, la stessa origine del nome "Elohim", uno dei nomi di Dio nei libri di Mosè (in ebraico).
Il nome Jahweh/ Jehovah/ JWHW compare nel Vecchio Testamento più tardi. L’avvicinarsi di Dio nel corso delle epoche secondo fonti mistiche o delle scienze umane rappresentate da studiosi quali Lorber o Steiner, si manifesta nel vivere Dio come Jehovah. Solo le traduzioni purtroppo usano sempre le stesse definizioni, mentre nell’originale compaiono numerosi nomi diversi. Di conseguenza il modo diverso di vivere Dio da parte degli uomini nelle diverse epoche è stato tralasciato e ignorato. La vera originaria esperienza divina come Jehovah è stata probabilmente offuscata dall’uomo e persino esseri negativi in questo contesto avrebbero potuto trarre in inganno temporaneamente persone la cui spiritualità era appiattita e che erano pieni di odio. Quindi non tutte le vicende del Vecchio Testamento si riferiscono necessariamente al vero „Jahwe" o a „JHWH" nel senso dell’interpretazione spirituale del Prof. J. J. Hurtak/ USA. Ma questo non significa che ogni vicenda del Vecchio Testamento possa essere valutata alla luce della logica umana della nostra società di oggi. Dio sa meglio di noi perché fa determinate cose e perché vuole determinate cose dagli uomini.
Cristo e la fede nel Messia.
„Christos" è già nella Septuaginta, la traduzione in greco della Bibbia ebraica realizzata nel III/II secolo a.C. dagli Ebrei per gli Ebrei, la parola per „Meschiach", il Messia annunciato nelle profezie. Non si tratta quindi di un’invenzione di Paolo, come credevano alcuni scrittori moderni. Le pergamene ritrovate nelle grotte vicino al Mar Morto (Qumran) mostrano che proprio nei decenni/ nei secoli prima di Cristo gli ebrei molto credenti attendevano un regno della pace messianico, così come viene descritto da Isaia. Ma già allora esistevano diverse interpretazioni sull’essere del Messia – come i discepoli di Gesù avevano difficoltà a capire che il nuovo „regno" annunciato non aveva niente a che fare con una rivolta nazionale esteriore contro i romani, ma che si trattava invece di uno sviluppo spirituale che avrebbe cambiato tutto, un „regno dei cieli".
La comunità di Qumran viene spesso annoverata tra le più severe e
spirituali degli Esseni, la terza scuola fondamentale dell’ebraismo di allora,
accanto ai farisei e ai sadducei. Più esattamente si trattava piuttosto di una
comunità indipendente vicina agli Esseni che aveva buoni rapporti con le altre
correnti dell’ebraismo di allora, accanto ai pacifici Esseni anche con i
militanti „Zeloti", e con i farisei di Gerusalemme (questi ultimi si
fidavano di questa comunità a tal punto da affidarle in caso di necessità
addirittura le scritture che si trovano sopra il tesoro del tempio;
evidentemente, nonostante ci fossero su di loro opinioni discordanti, essi
venivano considerati assolutamente affidabili). La „regola della
comunità" 1QS comprendeva anche compiti relativi all’attesa del Messia.
Si parlava addirittura di due Messia o meglio di due linee di discendenza
del Messia atteso, che in base al diritto di allora potevano essere pertinenti a
Gesù: attraverso Giuseppe dalla casa di Davide e attraverso Maria dalla linea
dei sacerdoti di Aharon (a ciò per esempio fa riferimento anche Carsten
Peter Thiede, che si occupa di queste scritture su incarico dell’Istituto
per le antichità israeliano).
Sembra che le cerchie che attendevano il Messia non attribuirono nessun
significato alla profezia di Micha 5,1, secondo la quale il Messia è di Betlemme.
L’evangelista Matteo vi fa però riferimento. Alcuni, con molta leggerezza, la
considerano una sua invenzione, dato che Gesù veniva da Nazareth. *
In un passaggio del profeta Daniele 9:25 viene spesso visto un riferimento a Gesù: dalle istruzioni relative alla costruzione della seconda Gerusalemme (v. Neemia 2:18; circa 445 a.C.) sino alla morte del (secondo) Unto trascorreranno in tutto 69 "settimane". Se si tratta di „settimane annuali", ognuna delle quali della durata di 7 anni (cfr. il significato degli „anni sabbatici" ecc.), allora ciò si riferirebbe davvero all’incirca al tempo della crocifissione.
(...)
– Esistono però anche gli ebrei messianici, che riconoscono Gesù come
proprio messia.
La proposta di R. Steiners di vedere in Cristo un essere che era ben
conociuto in epoche precristiane ad alcuni saggi d’alto livello e che trovava
espressione nel Vishwas Karman degli Hindu, nell’Ahura Mazda dei Parsi, nell’essere
solare di Osiris degli Egiziani e nel celtico Belemis = Baldur, Apollo, benché
difficilmente riutilizzabile per una teologia vincolata al Cristianesimo come
comunità religiosa, potrebbe essere invece molto interessante per altri
ambienti culturali. Vedi anche il capitolo „In principio era il verbo"
in questo testo.
A proposito della Cristologia di Rudolf Steiner vedi anche per esempio le
raccolte delle conferenze dal titolo:"Die Geistigen Wesenheiten in den
Himmelskörpern", 1912;"Vorstufen zum Mysterium von Golgatha",
1913, 1914;"Von Jesus zu Christus";"Christologie".
Ancora prima, circa 2000 anni fa vediamo poi la personificazione di Cristo sulla Terra come criterio in un punto di ritorno dello sviluppo del mondo e che riprende questo o rispettivamente l’umanità in un certo qual modo nella propria vita. Gli antichi culti in quel momento sono degenerati, così come più tardi il Cristianesimo divenne superficiale, ma una ricerca in questa direzione avrebbe comunque un significato. Cristo si mostrerebbe come qualcosa che non corrisponde al ruolo a volte attribuitogli di garante del potere di una comunità religiosa separata. Un essere che personifica proprio il rinnovato umano generale, il "nuovo Adamo" del Golgota.
Per quanto riguarda l‘epoca „precedente al diluvio universale" e l’epoca del Nuovo Testamento consultare per esempio le scritture scaturite dalla „voce interiore" di Jakob Lorber: www.lorber-verlag.de ; e anche Rudolf Steiner. Le conoscenze della mistica ci dimostrano che la tesi di alcuni, secondo la quale Gesù non è mai esistito come persona storica ed è stato un semplice predicatore itinerante, possono venire completamente dimenticate.
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Gli insegnamenti originari di Zaratustra si possono ritrovare ancora oggi
presso i Parsi e nel loro testo sacro, lo Zend Avesta. Ricercatori di questa
religione in India rivelavano che essa fosse più antica di quanto fosse
ritenuto dai ricercatori occidentali. Questo significherebbe che gli antichi
storiografi avevano ragione. Inoltre risultò che in questa religione
originalmente non si trattava solo di lotte cosmiche tra il buio e le tenebre
che più tardi rifluirono nelle dottrine gnostiche. Era invece un Dio personale,
chiamato Ahura Mazda, che stava al di sopra di queste forze contrapposte come
"il bene supremo". Il termine per la parte impersonale di Dio era
"Ahu". (Un indirizzo per la elaborazione contemporanea più
spirituale di questa religione: Mazdayasnie Monasterie, Mustafa Bldg., Sir
Pherozeshah Mehta Rd., Bombay 400001, India). Altrove è stato scoperto che
nelle tradizioni iraniane ci sono accenni a Noè / Nuakh che concordano con le
cronache bibliche. La nostra impressione è che Zend Avesta per lo meno abbia
ancora molto in comune con un tipo di rivelazione primordiale dell’umanità
prima del diluvio universale dell’Asia anteriore – cioè con la credenza in
Dio più antica, che rimase fedele a Noè anche in questa cultura degenerata.
Abramo non era il primo ad onorare quell’unico Dio. Ci sono prove che anche la
forma originaria di questa religione prima del diluvio risale a circa 3500 anni
prima di Cristo, ed esiste assolutamente la possibilità che un giorno vengano
ritrovate scritture di questi tempi antichi. Lorber chiama queste scritture
scomparse "Seanthiast Elli"; Dio è probabilmente apparso agli uomini
prima del diluvio come "Abedam", così come operò più tardi
attraverso il Melchisedek biblico.
Del resto i Parsi vengono annoverati da molti religiosi musulmani in Iran tra la
„Gente delle scritture" del Corano, come gli Ebrei e i Cristiani, cioè
non tra gli „infedeli", ma piuttosto tra coloro che credono in un unico e
medesimo Dio, il ricordo del quale viene sempre tenuto vivo attraverso i
profeti. Naturalmente anche in questa religione alcuni aspetti della profondità
spirituale degli inizi è andata perduta, come in tutte le altre religioni, cosa
che oggi deve venire esplorata e resa accessibile.
Mani (216-276) tentò di allacciare le dottrine cristiane all'antica religione di Zaratustra. (...) (Questo tentativo non deve venire giudicato; vedi anche il testo più dettagliato in lingua inglese o in lingua tedesca).
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Il dialogo interreligioso
Questo è un contributo per una migliore comprensione tra le religioni e per un „dialogo interreligioso" pacifico, così come esso avviene da parecchi anni.
Queste osservazioni non hanno la pretesa di caratterizzare l’Islam nel suo complesso, tanto più che esistono diverse scuole dell’Islam.****Il Corano*) e le altre religioni scritte
Islam significa "sottomissione (sottomettersi alla volontà di
Dio") o anche "dedizione (a Dio)".
La Sacra Scrittura dell’Islam, il Corano, viene considerata un’ispirazione
consegnata al profeta Maometto da Dio o meglio dall’angelo Gibril
– che può essere identificato con l’arcangelo Gabriele noto anche nel
Cristianesimo. Certamente il Corano ha un siginificato centrale.
Oltre ad esso, per l’interpretazione rivestono un ruolo anche altre
tradizioni (Sunna; letteralmente: "abitudine") consegnate
ai tempi del profeta (Hadith). Anche
un profeta è nel suo comportamento personale un uomo, non un dio.
Bisogna anche tenere presente che tra i musulmani, così come tra i cristiani,
ci sono persone che non conoscono molto bene le Sacre Scritture.
Il Corano a volte si rivolge ai cristiani e agli ebrei chiamandoli direttamente "Voi gente delle Scritture" (
Gente del Libro, p.es. Sura 4,171*) e "Voi figli di Israele". Quindi anche i cristiani e gli ebrei potrebbero dedicarsi al Corano*), anche se normalmente non lo fanno. La scienza delle religioni comunque si occupa delle Sacre Scritture di tutte le religioni, e studia anche lo sviluppo storico delle loro interpretazioni. Le Sacre Scritture dovrebbero comunque venire studiate con rispetto. Una parte dei commentatori del Corano islamico ha scritto che esiste una forma originaria del Corano – ben custodito da Dio – che è accessibile solo agli angeli puri e agli inviati umani puri, un’altra parte di loro ha scritto invece che il lettore del Corano che si trova sulla terra dovrebbe essere in uno stato puro.Il profeta viene ritenuto inviato per un "tempo"
(o tempo intermedio; altra
traduzione: dopo un tempo intermedio), durante il quale gli inviati non sono venuti (Sura
5,19*). Il Corano distingue tra i credenti nel senso degli insegnamenti del
profeta Maometto, "Gente del Libro"
(Gente delle Scritture) e i "miscredenti". Con le "Genti del Libro"
si intendono soprattutto gli ebrei e i cristiani, che accanto
ai musulmani si basano sulla stessa tradizione, e a volte anche i fedeli
di Zaratustra (Sura 22,17*). Perché il Corano riconosce anche una serie
di "profeti" che diedero ai loro popoli e al loro tempo degli
insegnamenti relativi a un dio, al giudizio nell’aldilà e alla preghiera (
p.es. Sura 6, 83-92; Sura 7, Sura 4,136*).
Se i seguaci di queste religioni credono agli stessi principi non vengono
considerati infedeli (Sura 5,48* e altre). Nei
primi secoli dell’Islam i cristiani e gli ebrei non venivano costretti alla
conversione (conformemente all’insegnamento del Corano "Nella religione
non c’è coercizione", v. Sura 2, 256*).
Abramo è considerato uno degli "anif" che trovò da solo la vera
fede in un dio.
Allah – in arabo antico preislamico
al-ilah – ha in quanto parola semita la stessa
origine di "Elohim", un nome di Dio nei libri ebraici di Mosé.
„Infedeli" – letteralmente più o meno "dissimulatori" – in senso stretto venivano considerati ai tempi del profeta Maometto i politeisti e gli idolatri contro i quali lui combatté in Arabia, e dai quali già la Bibbia metteva in guardia gli ebrei e i cristiani. Oggi in senso più ampio vengono considerati infedeli coloro che non credono in Dio e nel Giudizio. A volte oggi il concetto di infedele viene erroneamente usato nei confronti di tutti i non musulmani, talvolta anche nei confronti di musulmani di un’altra corrente.
Gesù Cristo nel Corano
Gesù è menzionato, oltre che nella Bibbia, anche nel
Corano (VII secolo d.C.), con alcune similitudini e differenze. Si tenga
presente che il Corano in diversi passaggi riconosce Gesù Cristo come profeta,
come inviato di Dio ,
e anche come "parola di Dio" senza specificare ulteriormente il
significato, e lo riconosce come uno spirito
di Dio (Sura 4,171), "creato come Adamo" (Sure 2, 3,
5,...). Gesù quindi vale di più in un ben compreso Islam che tra i teologi
cristiani moderni, che vedono in lui solo un riformatore sociale. Solo
l’insegnamento di Gesù figlio di Dio – inteso dai cristiani del tempo di
Maometto come molto terreno – nell’ambito della dottrina della Trinità, non
venne accettato dal Corano. Non c’erano quasi più
cristiani in grado di spiegare che cosa si intendeva originariamente
in maniera ancora così autentica da poter essere compresa da persone che
partivano da un altro punto (p.es. Sura 6, 101*) . Nella
lettera ai Romani 1.4 si dice che Gesù si è manifestato come
figlio di Dio con potenza – e cioè non è nato.
Per quanto riguarda la convinzione musulmana che Dio non è nato e che non ha
fatto nascere Gesù, ma lo ha creato, i cristiani potrebbero trovarsi d’accordo
con i musulmani. Inoltre il concetto greco
"logos" – che nella Bibbia viene usato per
definire la provenienza e la missione divine di Gesù Cristo – tradotto nei
Vangeli anche come "la parola" (vedi sopra), nel Corano viene usato
per indicare Gesù. Nelle ispirazioni del Corano – così come nella Bibbia –
sono forse nascosti dei segreti che né i musulmani né i cristiani hanno
analizzato profondamente, ciò che forse li porta a discutere inutilmente su dei
concetti? Anche quando i cristiani presentano questa dottrina in maniera tale da
poterla interpretare come „dottrina pluridivina", essa non corrisponde
agli insegnamenti di Gesù: "Chiedete al Padre (Dio) in mio nome (cioè
interiormente legati a Gesù) " (Giovanni, 15:16). Tutto nella vita di
Gesù è rivolto a quel Dio al quale egli è strettamente legato e al quale egli
vuol condurre gli uomini.
Il concetto di "logos" (greco, nel vangelo secondo Giovanni 1 "la parola di Dio", una denominazione che è legata a Cristo) è presente nella versione del Corano di Paret (tedesco) indipendentemente da Gesù, ma in altre versioni del Corano viene compresa come „questione" di Dio o come „ordine" di Dio (Sure 13,2 e 13,11*).
Il Corano vede Gesù "come Adamo" (Sura 3, 59) che Dio creò con la terra e parla di un "inviato di Dio" dallo spirito di Dio che combinò la nascita verginale di Gesù (Sura 19, 17) da parte di Miriam (Maria) Sura 19,17-22*). Nella versione cristiana l’angelo del Signore annuncia la nascita di Gesù dallo spirito santo. Nel Corano Gesù venne reso più forte dallo spirito santo/ dallo spirito della santità (Sura 5,110*).
Secondo il Corano il giovane Gesù annunciò la sua resurrezione (Sura 19,
33*), con la quale però potrebbe essere
inteso anche un ritorno nel
"giorno del giudizio" (il
giudizio con la resurrezione dei fedeli cui viene spesso fatto riferimento nel
Corano, v. Sura 4, 159*. Il Corano dice che Gesù venne trasportato al
cielo vivo (Sura 4, 157 –159*, Sura 3,55*).
I musulmani e i cristiani sono in disaccordo
sul fatto che Gesù sia stato crocifisso vivo prima della sua ascensione, morì
e sopravvisse alla morte (superò la morte) attraverso Dio – come dicono i
cristiani – o se invece venne trasportato in cielo vivo senza essere
crocifisso – come credono i musulmani. Entrambi i fedeli credono invece nel
fatto che nel momento in cui venne innalzato al cielo, egli non era „morto",
ma insegnava agli uomini.
Già nella Sura 3,55* e nella Sura 5,48* si legge „...io lo
renderò puro" e „...tutti voi ritornerete a me, e io (Dio) deciderò
sulle cose per le quali (nella vita terrena) eravate in disaccordo".
Quindi, cristiani e musulmani, anziché litigare, dovrebbero aspettare con calma
la soluzione di alcuni segreti ancora rimasti.
Allo stesso modo il Corano parla della resurrezione dei fedeli nel giorno del
giudizio (Sura 36, 77-83, Sura 69, 13-37,
Sure 75 e 99* e altre). Gesù quindi
ritornerà e sarà testimone della gente delle Scritture (Sura 4,159; cfr.
Sure 16,89*). Coloro, anche
non musulmani, che credono in Dio e nel giorno del giudizio, e fanno ciò
che è giusto (), non hanno da temere
il giudizio. (Sura 2,62; Sura 4,123-124;
Sura 7,170*). Come
nella Bibbia, anche nel Corano il giudizio è chiaramente una cosa di Dio, e non
degli uomini, che siano essi cristiani, musulmani o ebrei.
(Certi confronti tra le religioni non
hanno qui la funzione di mettere in dubbio l’indipendenza del Corano!).
Sui principi etici dell’Islam e del Cristianesimo
Anche i principi etici delle tre cosiddette "religioni di
Abramo" sono strettamente affini. I comandamenti
ci sono anche nel Corano, anche se non in una lista, tra
le altre nella Sura 17,22-39; Sura 5,38-40; Sura 2,188; Sura 4,135; Sura
2,195; e Sura 17,70* (dignità umana). Il Corano vieta per esempio
severamente e senza eccezioni l’uccisione di innocenti (Sura
5,27-32*). Il concetto di "Gihad" siginifica
solo "lotta";
il significato "guerra
santa" non viene dal Corano, ma dalle massime del profeta Maometto e dalle
scuole islamiche di diritto ***): Il
lavoro spirituale e morale interiore relativo alle proprie passioni lontane da
Dio è inteso come „grande Gihad", alla quale viene attribuito un valore
più grande rispetto a tutti i conflitti esteriori. (Cfr. p.es. il messaggio
di Gesù "togliere prima la trave dal proprio occhio..."- Molti
conflitti esteriori perderebbero così la loro ragione di esistere). La
"Gihad della parola" è la sostituta pacifica della fede. La
"Gihad con la mano" è l’esempio attivo e istruttivo del fedele. La
"Gihad della spada", chiamata anche "piccola Gihad"; è
permessa solo per la difesa di fedeli aggrediti (cfr. Corano, Sura 2, 190*). La
"veemenza" con cui relazionarsi a coloro che hanno un’altra fede è
però anch’essa presente nel Corano (Sura 48, 29*, Sura 47, 4*);
questi passaggi "veementi" possono essere paragonati ad altri punti
che li limitano (come "Nella religione non vi è costrizione", sura 2,256).
Anche le regole tradizionali che riguardano i rapporti tra i sessi,
incluso il divieto di sposare persone di altre confessioni, trovano ampio
spazio.
Alla prassi islamica appartengono "la testimonianza che non esiste altro
Dio all’infuori di Dio (Allah)" e che Maometto è l’inviato di
Dio ;
che devono essere eseguite le preghiere quotidiane (Sura
2,177*);
che il digiuno annuale nel mese del Ramadan va
rispettato (Sura 2,185*);
che almeno una volta nella vita si
deve andare in pellegrinaggio (Sura 2,196*);
e che deve essere pagata la Zakkat (imposta obbligatoria a
scopi sociali) (Sura 2,177*)"
Nell’Islam odierno non c’è una sede centrale che decide sulle questioni etico-religiose. Ciononostante le posizioni sostenute da una netta maggioranza di studiosi di diritto verranno probabilmente largamente accettate.
*) è stato utilizzato „Der Koran. Übersetzung von Rudi Paret", Kohlhammer-Verlag ( in lingua tedesca), che è sufficiente per soddisfare le esigente scientifiche e che distingue nettamente tra le traduzioni letterali e gli inserimenti fatti ai fini di una migliore comprensione linguistica.
Qui viene utilizzata la forma egiziana di conteggio dei versetti, la più diffusa nell’area islamica. In altre traduzioni è possibile che venga utilizzata una delle altre due forme di conteggio, in questo caso il versetto a cui si fa riferimento si troverà nella rispettiva sura ad un numero di poco anteriore o di poco posteriore rispetto al numero di versetto indicato. La difficile traducibilità del Corano non vale per i chiari passaggi qui citati. Il significato dei passaggi del Corano è stato confrontato anche con "Der Koran, übersetzt und kommentiert von Adel Theodor Khoury, 2007( in lingua tedesca)", la cui traduzione ha trovato riconoscimento anche tra gli studiosi musulmani (p.es. Dr. Inamullah Khan, allora segretario del congresso islamico mondiale), e il cui commento tiene conto dell’interpretazione tradizionale delle scuole islamiche di diritto.***) Anche le „crociate cristiane" storiche non trovano alcun fondamento nella Bibbia ed oggi molti cristiani europei le considerano sbagliate.
****) (Cfr. versetto del Corano 164,125.)
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Qui verranno affrontate le comunanze e le differenze che esistono tra le correnti buddiste ed un tipo di cristianesimo che è (nuovamente) consapevole delle sue profondità spirituali. Con questo non si pretende di riprodurre la vita e gli insegnamenti del Budda (500 a.C.) * Si tratterà piuttosto di concentrarsi su alcuni aspetti precisi.
Il "nulla" e l’Io
Il nucleo degli insegnamenti del Budda, che rappresentava la base del Buddismo "Hinajana", è la progressiva liberazione dell’uomo da tutto ciò che non appartiene al nucleo del suo essere. Il desiderio di comprendere il senso esteriore ed interiore che conduce alla sofferenza dovrebbe venire riconosciuto come "qualcosa che non appartiene a sé" ("anatta") e, mediante un percorso di vita e di apprendimento, attraverso la meditazione ecc. dovrebbe sparire per sfociare poi nella condizione del nirvana. Ciò ha in particolare portato a fraintendere spesso la corrente successiva del Buddismo detta "mahajana", che intendeva come progressi altri aspetti (per esempio una chiara "simpatia" per gli altri esseri umani) anziché predicare una fuga dal mondo. Questa corrente interpretava il concetto menzionato e sempre ricorrente del "non sé" come una sparizione dell’io dopo che tutte le caratteristiche egoistiche umane più basse sono state abbandonate. Quindi essa tende anche a vedere il nirvana come "niente". Budda stesso parlava persino così a proposito delle sue esperienze più elevate: "E io capivo ... con il tempo (anche) la miseria del campo sia del ‘percepire che del non percepire’; mi risultò però chiaro e penetravo per fortuna l’annullamento della percezione e del sentire, e lo assaporavo... E da quel tempo acquisto – dopo aver completamente eliminato sia il percepire che il non percepire, l’annullamento della percezione e del sentire e mi ci soffermo, e le influenze, dopo avere riconosciuto il tutto saggiamente, sono arrivate all’esaurimento". (Suttam dell’Anguttara Nikaja 9, Numero 41 ...).
A tale riguardo bisogna riconoscere che anche Gesù Cristo stimola alla
purificazione delle diverse qualità umane e al fatto che ogni persona parta da
sé stessa, anziché criticare gli altri. (V. a questo proposito il testo
principale di "Le vie di Cristo"). Inoltre non identifica sé
stesso e i suoi discepoli con il mondo o con attività secolari e terrene, li
descrive piuttosto come non appartenenti al mondo, ma in maniera più energica
rispetto al Buddismo originario – come viventi e operanti in questo mondo (Giovanni
17), e che trasformano questo mondo "in lievito".
In ogni modo, nei messaggi di Cristo e di Budda sulle questioni ulteriori
riguardanti la vita è possibile identificare così tanti aspetti concordanti
che da alcuni decenni alcuni sono arrivati a supporre che Gesù abbia imparato
dal Buddismo. Però non è così.
Per spiegare queste concordanze non c’è bisogno di
fonti esterne, come pensano alcuni ricercatori moderni – anche se ci possono
essere dei punti di contatto.
Allo stesso modo si potrebbe affermare che ha
predicato questa o quella dottrina. Nel nostro testo principale viene spiegato
che tali aspetti in parte comuni si fondano su realtà spirituali e logicamente
tutti coloro che vi hanno accesso le percepiscono in maniera simile, senza per
questo copiarsi l’uno con l’altro. Questa è l’ispirazione;
alla fine, fintanto che sia vera, essa viene dalla fonte eterna, senza la quale
non ci sarebbe „qualcosa" o „niente" o il „non niente" ecc.
o la liberazione, tanto più che questa stessa liberazione senza tutto ciò non
avrebbe senso. Da ciò che sta dietro al Tutto ed è nascosto nel Tutto e nello
stesso tempo è anche al di fuori del Tutto. Il „non manifestato" che
però contiene già tutto, e che ciononostante alla fine della creazione sarà
più che all’inizio – cioè qualcosa in senso terreno è contradditorio
tanto quanto un Koan (un aforisma paradossale per le meditazioni nel buddismo
zen). Qualcosa che non può essere capito attraverso un percorso teorico,
benché l’animo umano possa piano piano diventare abbastanza flessibile da
potere almeno intraprendere dei tentativi di avvicinamento indiretti, o al fine
di elaborare ciò che è stato visto interiormente.*****
Questa è la forza che le religioni hanno in comune di fronte ad una società
materialistica egoistica, e che però non sfruttano abbastanza. Anche gli
aspetti in comune e i contatti delle religioni tra di loro non hanno cambiato il
fatto che esse abbiano i loro propri percorsi, talvolta anche diversi.
Tra i mistici cristiani, l’opera di Meister Eckhart si avvicina maggiormente all’impersonalismo orientale. Tra le scuole di pensiero buddiste, gli insegnamenti di Nichirenpossono essere considerati come un ponte. Tra gli altri filosofi indiani, l’opera di SriAurobindo – e la sua partner, "la Madre" – si avvicina maggiormente al personalismo europeo. Egli provò ilnirvana e riconobbe – pare in un modo molto simile ai mistici cristiani – che dietro l’esperienza del "nirvana" c’è qualcosa di ben diverso dal "nulla". Egli parla dell’ "Altissimo", di cui alcuni aspetti vorrebbe portare sulla terra. Ci sono alcune persone per le qualiSriAurobindoè stato un ponte che li ha ricondotti alla cristianità – alla vera essenza della cristianità, che comprende la reale "imitazione di Cristo"e anche il potere che Gesù dimostrò nella sua resurrezione.
La "realtà ultima" e la questione di Dio.Le qualità umane purificanti nel campo sia cristiano che ebreo sono però
legate l’une alle altre anche dal concetto di peccato di fronte a Dio.
Innanzitutto si trattava dell’osservanza di norme religiose etiche
consolidate; più precisamente del superamento di tutte le caratteristiche che
ci separano da Dio. Solo che normalmente – anche tra i buddisti stessi – c’è
la convinzione che nel Buddismo non ci sia un dio. In prese di posizioni etiche
comuni delle diverse religioni ci si riferisce solamente ad una "ultima
verità" accettata da tutte le religioni che va al di là della vita
materiale, a prescindere da quello che ciò significhi per ogni singola
religione. Questo però non è corretto. Budda non ha mai sostenuto che non ci
sia un dio. Egli, date le circostanze del tempo, si limitava quasi sempre alla
trasmissione di conoscenze relative alla via umana. Budda rispondeva alle
domande dei sacerdoti induisti: "conosco il Brahma, e il mondo brahmino, il
sentiero che arriva al mondo brahmino, e come Brahma è giunto nel mondo
brahmino, anche questo io lo so" (Digha Nikaya, Discorso 13 – facendo
riferimento alle esperienze spirituali, non solo alle conoscenze della
letteratura induista). Il Brahma degli induisti senz’altro non può essere
posto sullo stesso piano del "Dio padre" di Gesù Cristo; è piuttosto
una personificazione delle caratteristiche divine. Ad ogni modo non indica forze
negative.
A che cosa si riferiscono allora coloro che
parlano di un’origine superiore degli dei adorati nei tempi antichi, anziché
adorare questi stessi dei come creature superiori? Evidentemente per Budda l’origine
e lo scopo giacevano nel „non manifestato". Questa realtà superiore „non
manifestata" non è però „niente".
È soltanto al di fuori di Tutto ciò del quale l’uomo con il supporto delle
sue capacità terrene, psichiche o mentali è in grado di farsi un’idea.
Ed ecco che abbiamo improvvisamente un parallelo non riconosciuto
consapevolmente tra il Cristianesimo, l’Ebraismo e l‘Islam. Perché
in tutte queste religioni c’è la consapevolezza che non ha senso o che è
addirittura vietato farsi un’idea di Dio – anche se il motivo è stato
dimenticato. Nella religione ebraica il nome di Dio non poteva neanche venire
nominato direttamente. Vedi anche la nostra pagina "Religione come
riconnessione con Dio", Nota 2 sugli archetipi.
I vangeli e l’apocalisse al contrario descrivono il "Padre" come colui dal quale parte la creazione e nella cui perfezione essa finisce (Alfa e Omega), colui che quindi sta al di sopra di lei e delle sue caratteristiche, e che prima di lui non era completamente raggiungibile. I mistici cristiani come Jakob Böhme, grazie alle loro esperienze autentiche, hanno fatto notare espressamente che questo Dio non solo è al di sopra della creazione terrestre, ma anche al di sopra dei mondi celesti dell’aldilà.**) Non serve a molto che le religioni nella letteratura scientifica siano state spesso messe a confronto senza coinvolgere coloro che hanno avuto profonde esperienze religiose. Senza questo non è neanche possibile trovare una lingua che potrebbe essere comprensibile per entrambe le parti (religioni).***
La via buddista porta al raggiungimento del "nirvana", l’aldilà
dell’aldilà, che per la maggior parte dei buddisti è distante quanto lo è
per i cristiani l’unità mistica con Dio.**** Budda però insegnava anche la
possibilità che un Bodhisattwa "liberato dalle reincarnazioni" possa
volontariamente ritornare per esempio per aiutare il resto dell’umanità.
Cristo salì al Padre ("e il sepolcro era vuoto", resurrezione e
ascensione) per poi ritornare. Con Cristo oggi è possibile una più forte
compenetrazione del piano divino più elevato fino alla terra.
Rudolf Steiner può essere menzionato a questo punto, poiché egli ha detto che Buddha portò l’insegnamento dell’amore, mentre Gesù portò la forza dell’amore. La forza dell’amore riporta tutto alla divina perfezione. "Pregate il Padre in mio nome" – ossia in accordo con lui, attraverso lui la via cristiana porta all’Uno. Qui il Buddha viene visto come una sorta di precursore.
Chi desidera conoscere la realtà, può chiederlo a Gesù e/o al Buddha sulla propria via!
Buddha in "Kalama Sutra": "Non la sciatevi guidare..., non per sentito dire, ...non da tradizioni, ... opinioni del giorno, ...dall’autorità delle sacre scritture, ...ragioni e conclusioni logiche, …teorie fittizie e opinioni preferite, ...impressioni di vantaggi personali,...dall’autorità di un maestro. Quando invece lo riconoscete da soli...". (La vera convinzione religiosaè più simile al riconoscere che a un atteggiamento puramente intellettuale del "ritenere vero" il credere.)
*) Gli insegnamenti tramandati del Budda si trovano in particolare nelle voluminose traduzioni di K.E.Neumann, "Die Reden des Buddha: mittlere Sammlung"; e anche nella "längeren Sammlung".
**) Per le persone abituate ad un linguaggio teosofico: in senso teosofico il nirvana o atman giace al di sotto del piano divino "paranirvanico" e "logoico".
***) Il mistico cristiano Meister Ekkehart descrisse la propria esperienza come un nirvana – senza usare questa parola -, con la differenza che per lui ciò significava un incontro con Dio.
****) Il ritorno a Dio con l’essenza della via attraverso il mondo è da un lato un ritorno a qualcosa che esisteva già da sempre. Dall’altro lato è qualcosa in più, che prima non c’era, come due triangoli che combaciano. Questo paradosso può essere compreso solo attraverso una profonda esperienza mistica.
*****) Vi sono anche aspetti filosofici. Nel buddismo Mahayana, Nagarjuna nei suoi Commenti generali a Prajnaparamita afferma che qualcosa può essere visto come vero, non vero, vero e non vero, né vero né non vero, quindi in quattro modi diversi anziché nel modo puramente dualistico della contrapposizione "aut/aut". Dal momento che la ragione classica non è sufficiente per una comprensione completa di ciò, come nelle affermazioni paradossali del buddismo zen (vedi sopra), ciò poteva portare l’uomo a superare questa concezione dualistica (in una sorta di "illuminazione") e raggiungere un livello di comprensione più alto. Nella filosofia europea vi è un altro modo per espandere il pensiero al di là dell’aut/aut dualistico: la dialettica di Hegel (tesi e antitesi) comprende anche la sintesi che ne deriva. Essa può quindi abituare la ragione a raggiungere un punto di vista al di sopra degli opposti o delle contraddizioni apparenti, aprendosi così ulteriormente alla verità superiore dello Spirito di Dio. Indipendentemente da ciò, il nostro progetto cristiano ha sviluppato un metodo simile in cui, partendo da punti di vista differenti, si possono raggiungere gli elementi comprensibili e compatibili da una prospettiva olistica (superamento delle contraddizioni apparenti).
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Le pagine aggiuntive del progetto internet „Le vie di Cristo" che affrontano altre religioni rappresentano un contributo alla migliore comprensione delle stesse e al dialogo interreligioso. Qui vengono presentate le affinità e le differenze tra le correnti induiste e un Cristianesimo che è (di nuovo) consapevole delle proprie profondità spirituali. A ciò non è legata la pretesa di descrivere la religione indù in maniera completa. Qui verranno piuttosto affrontati degli aspetti cruciali precisi dell‘induismo.
Gesù Cristo.
Nelle dottrine di origine induista il concetto di „avatare" esiste a diversi livelli. Esso indica uomini che non sono sulla terra per il loro progresso personale, ma piuttosto per contribuire volontariamente al progresso di un popolo o dell’intera umanità, come una goccia della „perfezione divina". Le differenze tra questi „avatare" che si susseguono l’uno all’altro e le religioni finiscono tuttavia per sfumarsi in certe interpretazioni, mentre l’interpretazione ebraica e cristiana pone l’accento sul „Dio della storia", sull’aspetto dell’evoluzione e dello sviluppo ulteriore e del ruolo particolare del „Messia". (Passaggio tratto dal capitolo „In principio era il verbo..." del testo principale
* ).Le vie dello Yoga** e il cristianesimo.
In conformità con la parola „Siate dunque perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste" (Matteo 5,48), per noi la cosa più interessante in ogni religione è la questione su dove conducono i sentieri spirituali pratici. Nel caso dell’induismo si tratta delle molteplici vie delle yoga. Queste ultime cercano, attraverso il dominio sulla natura esterna ed interna dell’uomo, di condurre l’anima alla sua „perfezione divina".
Per i cristiani è però decisivo l’atteggiamento spirituale; ciò
significa che gli esercizi vengono visti come una preparazione del proprio
essere all’operare di Dio, o si pensa erroneamente che la perfezione di Dio
possa essere raggiunta con la forza attraverso determinate tecniche (esercizi
fisici e di respirazione, recitazione dei mantra, concentrazione, meditazione e
contemplazione...) ?.
Una ulteriore differenza per i cristiani: se per esempio nello yoga emergono
concetti come „la forza di Cristo", la forza guaritrice di Cristo viene
vista come parte del suo essere, che ha per giunta effetti su tutti gli esseri
umani – o viene vissuta solamente come una forza cosmica isolata? Se qualcuno
non si prepara a Cristo, da dove vuole sapere che ciò che ha vissuto ha davvero
a che fare con Cristo? (passaggio tratto in parte dal capitolo "La
questione dei miracoli" nel testo principale).
**La parola indiana Yoga significa letteralmente "aggiogare", cioè la riunione con l’origine, analogamente al significato della parola di origine latina re-ligione. Metodi di addestramento per il corpo, l’anima e lo spirito di origine induista.
Tipi di mistica di cristiani e indiani.
L’esperienza della crecifissione e cioè della „mezzanotte dell’anima",
della „morte mistica", del passaggio ad un abbandono di tutto ciò al
quale l’uomo potrebbe aggrapparsi, che fu avvertito da parte di tutti i
mistici cristiani conosciuti nell’una o nell’altra forma (per esempio
Meister Ekkehart), ha anche una certa affinità con l’esperienza più alta
dello Yoga, il Nirvikalpa Samadhi o meglio dell’esperienza del vuoto del „nirvana".
La mistica cristiana sostiene per esperienza che in questo vuoto o dietro di
esso ci sia di nuovo „qualcosa", e cioè Cristo o Dio. Aurobindo ha
mostrato che anche nella via indiana è possibile un superamento di questo „nirvana"
in qualcosa che sta dietro di esso. Nel percorso cristiano però questa pienezza
che giace dietro il tutto può essere presente direttamente già dal primo
momento del cammino religioso perché l’essere di Cristo che è passato sulla
terra rappresenta un ponte.
In questo contesto è interessante il fatto che esistono nuovi tentativi che, come nel caso di Cristo nella resurrezione, non condividono più l’accettazione della mortalità inevitabile e naturale del corpo: (...). Per esempio il filosofo indiano e Yogi Aurobindo e la sua compagna spirituale, la „madre" Mira Alfassa cercarono in questa direzione. (...) (passaggi tratti in parte dal capitolo „La resurrezione" del testo principale)
*.Gli insegnamenti relativi al "Karma" e Dio.
Una parte considerevole di quei percorsi cristiani delle opere sociali e
della misericordia in India verrebbe considerata "Karma Yoga" (Yoga
del destino) o "Bhakti Yoga" (Yoga dell’amore), mentre un percorso
orientato alla conoscenza potrebbe venire comparato all‘"Inana.-Yoga".
Valori etici.
È nell’etica che si presentano le maggiori affinità tra le religioni ed è quindi nell’etica che il dialogo è più avanzato. Per esempio all’inizio del classico cammino yogico secondo Patanjali si pone come premessa per il successo lo "Yama": non danneggiare nessun essere vivente con pensieri, parole o opere; non essere avidi, veridicità, purezza sessuale, non accettare semplicemnte regali (essere indipendente). Il secondo livello è il "Niyama": purificazione interiore ed esteriore, sobrietà e modestia, ascetismo, generosità, immolazione, studio e adorazione delle divinità, fervore religioso e fede. Gli yogi insegnano che anche il „campo di battaglia" nel Bhagavadgita va inteso nel senso di un campo di battaglia che serve ad una purificazione interiore. È evidente che qui esistono dei paralleli con i comandamenti e con gli insegnamenti di Gesù. Gli indù, così come i cristiani e molte altre religioni hanno contribuito a portare avanti il progetto dell‘„etica mondiale".
Le sacre scritture.
Le fonti religiose più antiche sono i „Veda" che sono stati ricondotti ai "Rishi" dell’epoca d’oro delle origini. Più tardi si aggiunse per esempio il poema epico Mahabharata, con la narrazione di eventi preistorici che vengono spesso considerati miti, tra i quali le guerre e quindi relativi ad un’epoca non più d’oro. La letteratura dei saggi delle Upanishad si allaccia a questo.
Bhagavad Gita è uno dei testi sacri più importanti dell’induismo, la cui tradizione unisce gli antichi Veda con la filosofia di Upanishad e dello yoga nonché di Mahabharata. Krishna, l’eroe di questo poema didattico, è considerato un avatar, una manifestazione della divinità suprema sotto forma umana.Ritorna all’indice di questa pagina.
Le pagine aggiuntive del progetto internet "Le vie di Cristo" riguardanti le altre religioni sono un contributo per una migliore comprensione e per favorire il dialogo interreligioso. In questa pagina aggiuntiva esaminiamo le concordanze e le differenze tra il taoismo, il confucianesimo e il cristianesimo– un cristianesimo(nuovamente)consapevole della propria profondità spirituale. Con ciò non si desidera descrivere approfonditamente la tradizione e la vita di Lao-Tse o Kon-fu-tse, bensì trattare con precisione i punti essenziali.
Nella tradizionale spiritualità cinese s’incontrano diverse fonti:
1. L’insegnamento originale del massimo principio.
L’insegnamento originale del massimo principio, Tao / Tai-dji, "riguardo
il quale nulla può essere detto", è anche l’unità originale prima
della separazione delle due polarità Yin e Yang*) e quella seguente dei "5
elementi"*. Quest’unità originaria sta dietro le manifestazioni
dell’universo.
Tra i missionari cristiani, ad es. i Gesuiti videro in questo massimo principio
un elemento che corrisponde a Dio, mentre i monaci francescani, i benedettini ma
anche il Papa si opponevano a questa visione. Da un lato il "Tao" non
è in linea con la nuova esperienza di Dio come "Padre" che si può
contattare personalmente, come ci ha insegnato Gesù. Dall’altro può essere
visto come un antico metodo di cercare e sperimentare Dio, com’era possibile
nell’antica Cina.
*) Lo Yin è un principio "femminile" in espansione – ad esempio il nervo simpatico; lo Yang un principio "maschile" restringente – ad es. il nel nervo parasimpatico, entrambi lavorano assieme. I "5 elementi terra, acqua, legno fuoco e metallo" corrispondono ai "4 elementi o caratteristiche di terra, acqua, aria, fuoco = calore" tramandati dall’antica scuola alchimista ed esoterica europea. (Esistevano anche alchimisti cristiani). Il 5° elemento cinese, il cosiddetto "metallo", in Europa era talvolta chiamato "prima Materia" (materia prima) – vedi la moderna teoria fisica delle particelle elementari – mentre antiche fonti teosofiche e antroposofiche indiane la chiamano "etere" e le attribuiscono diversi livelli per un totale di 7 stati aggregati. Oggi non accosteremmo in senso stretto queste antiche idee alla religione. Tuttavia non si trattava semplicemente di una filosofia speculativa; è un antico genere di cosmologia per certi versi avanzata e di carattere scientifico – anche se i metodi di allora differiscono da quelli moderni.
Indipendentemente da ciò, le pratiche degli antichi maestri taoisti cinesi hanno un carattere spirituale. Le antiche intuizioni sul ruolo degli "elementi" e delle forze del corpo sono state riprese poiché difficilmente si può ignorare l’imperfezione fisica sulla via di una perfezione spirituale – in senso olistico. È un tipo di spiritualità che non intende staccarsi dalla terra, come altre tradizioni spirituali orientali. La ricerca della perfezione in quanto tale non è contraria all’insegnamento Cristiano della redenzione. Spesso ci si dimentica che Gesù disse, "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Matteo 5,48). Tuttavia i metodi sono diversi. Gli antichi cristiani sapevano che l’uomo può prepararsi attivamente e aprirsi all’influsso divino, ma allo stesso tempo sapevano che non è possibile forzare la grazia di Dio attraverso queste attività: anche Dio è libero.
Tra il paradiso, il T’ien cinese, la terra e l’uomo – tutti derivanti dalla stessa unità originale – i maestri cinesi avevano visto similitudini (‘corrispondenze’) ovunque. (similmente alle "7 arti libere" delle università europee nel medioevo). Quindi tutto era proteso verso l’armonia della vita umana con il "Paradiso" – indicato come il "potere supremo" – e la terra.Questo indica il carattere religioso di tale tendenza, oltre a quello spirituale. Re-ligione (dal latino) significa riconnessione all’origine del tutto. Ciò nonostante, dal punto di vista cristiano, il Creatore è l’origine e la fine di tutto mentre Gesù Cristo è il legame che ci aiuta a connetterci con Dio.
Nel corso del tempo nell’antica Cina la gente ha venerato svariati "dei": il Paradiso, gli Dei del suolo, gli spiriti e i santi. Tuttavia il termine "politeismo", usato per tali religioni, non è molto significativo in questo caso; questo perché gli "dei" erano originariamente caratteristiche ed emanazioni di un massimo principio, così come si trova in altre religioni. (Un caso particolare è l’adorazione dei santi – pur essendo familiare per alcune chiese cristiane.)
In questo modo, la suddivisione di tutti i fenomeni in ying e yang può ulteriormente trattenere la mente umana all’interno di tali polarità; con degli sforzi appropriati, però, è anche possibile superare la polarità e arrivare a stati mistici della coscienza
2. Taoismo.
Ciò che è stato descritto finora è alla base delle scuole di Lao-tse e
Con-fu-tse (Confucio) – che gli storici credono abbiano vissuto attorno al 500
AC.
Il Taoismo (Lao-Tse: tra gli altri il libro "Tao-te-ching") si
basa sulla legge "dell’agire senza agire" (Wu-Wei). Nulla viene
fatto dalla parte egoista e intellettuale dell’uomo, ma solo dagli istinti
naturali del nucleo buono dell’umanità in armonia con la natura.
Quest’atteggiamento si tradurrebbe in una sorta di etica naturale di altruismo
e modestia.
Questo nucleo buono non è automaticamente identico a Gesù Cristo, che ha preso
forma nell’uomo e vi agisce (Giovanni 15: "…Rimanete in me e io
in voi"). Tuttavia oggi i teologi non possono negare che persone di fede
diversa non abbiamo questo nucleo buono – le simili etiche dei diversi credi
ci mostrano come "il Bene" abbia preso piede ovunque. Perfino lo
Spirito Santo "soffia dove vuole" (Giovanni 3).
I Taoisti erano pratici, non teorici. Il taoismo si avvale dell’ascetismo,
come tutte le religioni. Ma esistono anche pratiche per la sublimazione o
trasformazione della sessualità (ad esempio Mantak Chia, "Tao
Yoga" e "Tao Yoga dell’amore". Gli antichi percorsi
orientali spesso cominciano "dal basso verso l’alto", al contrario
dei percorsi europei/occidentali, che oggi cominciano generalmente
"dall’alto verso il basso", partendo "dalla
consapevolezza").
- Esercizi per il corpo, il respiro e la concentrazione per risvegliare e
dirigere l’energia vitale, o "Chi". L’esistenza di questa energia
vitale è stata scientificamente provata dalle ricerche sull’agopuntura e
sull’elettro-agopuntura, anche se la loro natura non è ancora stata
dimostrata scientificamente. L’esistenza dei "Meridiani"
dell’agopuntura è stata provata, anche a livello istologico (nei tessuti),
come "canali vuoti". Quindi questa forza non è "taoista",
come certi cristiani hanno sempre creduto, ma semplicemente umana. Tra gli
antichi greci e i primi cristiani era chiamata "pneuma", una parola
greca che significa respiro o forza vitale – il respiro della vita, soffiato
nell’uomo da Dio – ed era anche usata per indicare lo Spirito Santo. Ma lo
"Spirito Santo" è strettamente legato a Gesù Cristo; se l’uomo non
entra in sintonia con Gesù Cristo, come può capire che ciò che prova è lo
Spirito Santo come lo ha annunciato Gesù?
- Fra le pratiche taoiste, similmente allo Yoga indiano, vi è la meditazione
sull’origine primaria di ogni cosa per superare la limitatezza della vita.
Anche la ricerca alchimistica dell’immortalità ha avuto un determinato ruolo.
3. Confucianesimo.
Kon-fu-tse (Confucio) raccomandava similmente l’inserimento dell’uomo nella
"legge cosmico-etica". Invece della via piuttosto individuale dei
taoisti, Confucio cercava un sistema educativo morale che abbracciasse tutta la
società. Si trattava di coltivare coscientemente e perfezionare il nucleo buono
dell’uomo attraverso abitudini ed esempi: se in famiglia si imparano l’amore
e il rispetto, il risultato è una società etica.
- Sin da tempi antichi in Cina erano proibiti ad es. l’omicidio, il furto, la prostituzione e il culto delle immagini.
- Come praticamente in tutte le religioni del mondo, Confucio insegnava "l’amore per il prossimo: non fare agli altri ciò che non vorresti venga fatto a te".
- A ciò si associano l’autocontrollo, l’umanità e la bontà, ossia le virtù etiche: benevolenza, giustizia, comportamento appropriato e rispettoso (anche verso gli antenati), magnanimità, saggezza, lealtà.
- Virtù doppie secondo il libro Shudijng: gentile e dignitoso, benevolo e deciso, retto e cortese, amante dell’ordine e rispettoso, abile e audace, sincero e dolce, indulgente e moderato, forte e affidabile, coraggioso e giusto.
- L’obiettivo era un atteggiamento soddisfatto al di là dell’ira, della tristezza e del piacere.
Negli antichi insegnamenti vi sono sia valori senza tempo sia valori condizionati dal tempo e legati all’epoca imperiale.
4. Queste due scuole cinesi avevano dei punti in comune, ma anche alcune contrapposizioni. Tuttavia, sin dall’inizio venivano percepite più come complementari che come opposte. Ciò valeva anche per il buddismo, che arrivò più tardi dall’India con il suo insegnamento tendente al superamento dei dolori terreni.
I templi cinesi di oggi, ad esempio a Hong Kong, danno spesso l’impressione di una semplice ricerca di oracoli o di riti per la fortuna nella vita. Come in quasi tutte le religioni odierne, l’originaria profondità spirituale non si trova ovunque.
Alla tradizione cinese appartengono anche pratiche non strettamente religiose, quali il libro degli oracoli I Ching, gli oroscopi cinesi, la variante cinese della geomanzia ossia il "Feng Shui" e la già citata medicina cinese tradizionale.
Una testimonianza interessante del primo incontro tra cristianesimo e taoismo si trova nel libro di Martin Palmer "Sutra di Gesù", Ansata: una chiesa cristiana in Cina, oggi non più esistente, nell’ottavo secolo ha "tradotto" i contenuti essenziali del cristianesimo per l’ambiente taoista (citando i libri di altri autori non s’intende affermare di sostenerne tutti i contenuti).
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Le pagine supplementari del progetto internet „Le vie di Cristo" relative ad altre religioni vanno intese come contributo ad una migliore comprensione delle stesse ed al dialogo interreligioso. Da parte cristiana verranno poste alla base della discussione ricerche indipendenti che rendono di nuovo accessibili le profondità spirituali del cristianesimo, e la moderna ricerca della coscienza. Per quanto riguarda le religioni naturali non ne verrà fornita un’ampia descrizione, ma solo alcuni aspetti adatti allo scopo.
Anche per es. il culto scintoista
giapponese è originalmente una delle religioni naturali affini a livello
mondiale, più antica rispetto alle altre religioni quali il buddismo e il
cristianesimo.
Le origini delle
religioni naturali risalgono ad un tempo in cui gli uomini avevano una coscienza
profondamente diversa dall’attuale coscienza intellettuale. Jean Gebser,
autore del libro "Ursprung und Gegenwart" (in lingua tedesca) chiamerebbe
questo stato della coscienza "coscienza mitologica". Lo studioso della
coscienza Julian Jaynes, autore di "Der Ursprung des Bewusstseins"
(in lingua tedesca e inglese) la definirebbe una coscienza nella quale i due
emisferi del cervello comunicavano in maniera più diretta rispetto ad oggi*).
Secondo questo autore la parte destra del cervello permetterebbe di percepire
tutti i tipi di fenomeni, per esempio quelli naturali, complessivamente come „entità",
mentre la parte sinistra sarebbe in grado di elaborarle in modo tale che l’uomo
sia in grado di udirne le „voci". Tutto ciò che anche in Europa viene
tramandato a proposito degli esseri elementari, nelle fiabe ecc. deriva da
allora, non è stato inventato. Questo tipo di percezione sparì
complessivamente come fenomeno sociale rilevante nell’antichità europea e
nell’Asia anteriore intorno al 500 a.C. in concomitanza con la crescente
diffusione della scrittura e della lettura a scapito della tradizione orale.
Siccome al tempo mitico venivano adorate numerose entità, avi e divinità a
carattere locale e legate alla stirpe, il mescolarsi delle culture ha
ulteriormente contribuito al fatto che le antiche forme di coscienza abbiano
smesso di funzionare o non abbiano più funzionato correttamente. Gli errori
inoltre rendevano sempre più problematico l’uso di questo tipo di percezione
e accelerarono questo processo. Usare questi passaggi al fine di affermare che
la nuova coscienza razionale è ciò che oggi conta e ha valore e che i prodotti
della vecchia coscienza oggi sono invece privi di valore non sarebbe corretto.
La nuova coscienza portò con sé nuove capacità, ma ne andarono perse altre
che l’intelletto da solo non è in grado di sostituire. È comunque possibile,
pur conservando le conquiste del pensiero analitico, ridare sviluppo alle
antiche facoltà seppellite della sintesi metaforica; per esempio con la
meditazione. In questo modo può nascere una coscienza integrata che aiuti
entrambi gli emisferi del cervello a riappropriarsi dei loro ruoli originari in
un modo del tutto nuovo. La pura coscienza intellettuale è oggi arrivata ai
limiti del suo rendimento. Per esempio è dimostrato che riconoscere in tempo
utile i problemi ecologici nella loro vera complessità e risolverli facendo
ricorso solo a questo tipo di coscienza è impossibile: Dörner parlava
di una „coscienza multifattoriale", che sarebbe necessaria per il
rilevamento dei processi ecologici, ma che i suoi studenti, stando ai dati di
una ricerca appositamente realizzata, praticamente non possedevano. L’umanità
odierna è in grado di farsi sollecitare da vecchie tradizioni tramandate
relative alle percezioni pre-intellettuali – anche senza però essere in grado
di adottare l’antica forma di questa coscienza. Per questi motivi ancora oggi
le fiabe per i bambini sono molto preziose. Esse contribuiscono affinché la
parte destra del cervello non si attrofizzi.
I „doni dello spirito santo" nel cristianesimo originario giocavano un ruolo importante: (v. Giovanni 16; Corinti 12, 7-11; Atti degli apostoli, 17-20). V. anche il nostro capitolo „Pentecoste" nel testo principale della nostra pagina web in lingua inglese e in altre lingue. Lo spirito santo è una forza divina che fa crescere al di là di sé la creatività dell’uomo. Non si tratta di una semplice attività dell’emisfero destro del cervello, ma effettivamente fa uso di questo. Ma lo spirito santo è in relazione con Gesù Cristo. Anche quando Gesù disse ai suoi discepoli: „Lo spirito soffia dove vuole" – come si fa ad essere sicuri che le proprie esperienze odierne derivino dallo spirito santo nel senso di Cristo, se non si è interiormente preparati ad accogliere Cristo?
A differenza di ciò che abbiamo identificato nelle religioni apparentemente politeitische – alla cui origine esisteva un’unica divinità con particolari „attributi", che solo più tardi vennero venerati come divinità separate – per una serie di religioni naturali non è identificabile tale origine omogenea.
Mentre i miti della creazione presso altri popoli cominciano con la creazione del cielo e della terra (e degli inferi), il mito della creazione giapponese parte dal presupposto dell’esistenza di cielo e terra. Gli dèi scaturiscono spontaneamente da questa immagine, e popolano tutti e tre i mondi, mentre la terra è abitata solo dagli uomini e gli inferi anche da molti defunti e da demoni. Anche gli avi degni di venerazione sono annoverati nel pantheon divino. (...)
La venerazione avviene in modi
diversi, con preghiere già prestabilite (ringraziamento e preghiera/richiesta),
o con il sacrificio di prodotti naturali o simboli.
(...)
Mentre nelle religioni naturali gli sciamani – stregoni, dotati di particolari conoscenze e di capacità mediatiche, giocano spesso un ruolo importante, il culto scintoista viene guidato dai sacerdoti.
Dottrine etiche: per esempio nello scintoismo esisteva un registro dei peccati; attraverso il contatto con altre religioni vennero sviluppati dei principi etici uguali a quelli che si trovano in tutte le grandi religioni.
(...)
*) "Bicameral mind" in lingua inglese. Lo stesso Jaynes dà l’impressione che queste funzioni naturali del cervello già da sole possano spiegare le esperienze con le forze divine o naturali; in base alle ricerche da noi effettuate questo è decisamente falso. I risultati delle sue ricerche non dicono assolutamente niente su che cosa siano queste „entità". Né Dio né gli dèi possono essere trovati nel cervello. Si tratta di un livello di realtà particolare, e il cervello è solo in grado di interpretare questo livello in un modo o nell’altro. Proprio il vecchio tipo di percezione descritto non è in grado di produrre artificialmente certe „entità" come immagini di fantasia, così come invece sarebbe in grado di fare la coscienza moderna. In un modo analogo i sogni spirituali o le esperienze fatte durante la meditazione rispecchiano in parte cose differenti rispetto ai semplici processi di elaborazione di esperienze psichiche quotidiane.
**) In Europa per esempio il tempo in cui nacquero i poemi epici omerici apparteneva ancora al tempo mitico, mentre il periodo più tardo della filosofia greca antica apparteneva già all’epoca della cosceinza razionale.
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